Pratiche di mutualismo e cura dei territori

Il report completo del tavolo di lavoro “pratiche di mutualismo e cura dei territori”, tenutosi al Venice Climate Meeting di Rise Up 4 Climate Justice.

Punto di partenza della discussione del tavolo “pratiche di mutualismo e cura dei territori” è stato l’assunto che la crisi climatica ha degli effetti diretti sui nostri territori che possiamo toccare con mano quotidianamente. Eventi atmosferici che vengono presentati come “eccezionali”, sono in realtà sempre più in crescita e conseguenza diretta di politiche estrattiviste e neo liberiste. Particolarmente interessante può essere l’esempio dell’acqua alta che colpisce Venezia: la retorica dell’adattamento al fenomeno è sempre più frequente e ha portato a classificare la città lagunare come spazio anfibio. I cittadini devono sapersi adattare a una città sempre più sommersa dall’acqua (200 giorni l’anno), in una sperimentazione quasi avanguardistica di connivenza con gli effetti della crisi climatica al fine di preservare l’attuale sistema economico e sociale. In generale il consumo di suolo, l’inquinamento dell’aria e dei terreni, frane e alluvioni sono anch’essi altri esempi che dimostrano come nei nostri territori la crisi climatica sia già fortemente presente, qui e ora. Da qui nasce un interrogativo più che mai necessario: come si riorganizzano le comunità? Come lo hanno fatto e come lo potrebbero fare in futuro? In che modo si possono innestare pratiche di mutualismo all’interno di tale riorganizzazione?

Rispetto alla sfida costituita dall’essere esposti a rischi climatici sempre più alti le nostre comunità hanno infatti saputo attivarsi mettendo in campo azioni diverse di mutualismo. La pratica del mutualismo è qualcosa che abbiamo imparato a conoscere meglio durante il lockdown e in molti casi nasce come diretta conseguenza della crisi pandemica che stiamo tuttora vivendo. Con il passare dei mesi abbiamo imparato a coniugare il mutualismo con il lavoro dal basso, di inchiesta ma anche di conflitto dei comitati territoriali. La necessità di unire il lavoro mutualistico a quello politico è senz’altro legato alla riorganizzazione della comunità e interroga sull’autonomia dei territori, grazie al coinvolgimento diretto de* cittadin* che in prima persona vivono sulla propria pelle gli effetti delle scelte istituzionali. Il contributo dei comitati territoriali a tali esperienze può essere quello di tracciare un superamento del rischio di un mero assistenzialismo per mettere in campo saperi vasti e duraturi da un lato, dall’altro per porre nuovamente al centro della pratica anche forme di conflitto, funzionali alle rivendicazioni. Mutualismo come principio di presa di coscienza della crisi climatica e dei suoi effetti dunque, una presa di coscienza che porta le comunità a mettersi in moto per salvaguardare i propri territori. Su questo modello mutualistico che di fatto parla di cura del territorio è possibile agire, come comitati ambientali, per inserire tale presa di coscienza dello stato di cose presente in un percorso che porti alla necessità di agire, anche in maniera radicale, contro la crisi climatica e i suoi effetti.

A questo proposito il tavolo ha indagato il nesso tra capitalismo e deterritorializzazione, pratica nella quale capitalismo e green economy fondano lo sfruttamento dei territori stessi e l’avanzare di politiche estrattiviste. Il territorio diventa, quindi, una risorsa sacrificabile in nome del profitto. Occorre dunque ri-territorializzare, cioè dare nuovamente al territorio il suo significato; ciò va fatto opponendoci con forza alla presunta sostenibilità dalla governance istituzionale, che abbiamo visto in quasi due anni di pandemia mettere in campo solamente soluzioni palliative. Serve un nuovo protagonismo delle comunità che si prendono cura del luogo in cui vivono. Ritornare a una coscienza di luogo vuol dire necessariamente da un lato dotarsi di strumenti e conoscenze fondamentali (che spesso non vengono forniti dagli organi competenti), dall’altro attivare lotte ambientali, ma non solo, mirate a salvaguardare città e territori, oltre che le comunità.

Gli interventi che si sono susseguiti hanno evidenziato come le esperienze territoriali si intrecciano fra di loro unendo locale e globale. Edoardo Crescini e l’esperienza del gruppo di ricerca GIS in Ecuador, Amazzonia e a Padova hanno dimostrato che una prospettiva dal basso e comunitaria è centrale nelle indagini sui territori. Che sia la voce de* cittadin* padovan* stanch* della continua cementificazione o delle comunità indigene amazzoniche che si ribellano a progetti europei e coloniali, il punto di vista di coloro che subiscono sulla propria pelle politiche predatorie e devastatrici appare centrale nelle analisi e nella raccolta di dati. A conferma di ciò, la ricerca presentata da Crescini ha rilevato che le inchieste dal basso e autonome sono più accurate rispetto ai dati ufficiali. Emerge dunque la necessità di collettivizzare dati di ricerche indipendenti, ma non solo: attraverso il monitoraggio urge restituire in termini sociali, ambientali e territoriali le informazioni per ridare vita ai territori stessi.

Un’altra riflessone centrale del tavolo è stata quella del mutualismo come pratica che deve superare l’ottica assistenzialista. Questo tema è stato affrontato grazie al contributo dell’esperienza vicentina della Caracol Olol Jackson e del COVESAP (Coordinamento Veneto Sanità Pubblica). Portando come  esempio  il  campo  della  sanità  pubblica  e  della  salute  (vista  in  un’ottica  complessiva  e  non semplicemente come assenza di malattia), la riflessione ha messo in luce la necessità di costruire ragionamenti complessivi e piattaforme di rilancio oltre che di ambulatori popolari che forniscono servizi gratuiti a chi viene lasciato indietro dal sistema sanitario nazionale. Il mutualismo è quindi importante soprattutto se capace di portare a rivendicazioni e costruzione del conflitto sociale.

È interessante che sia emerso l’intreccio di tante tematiche a partire dai territori e dalla cura. Dai mercati alimentari all’istruzione, dalle grandi opere alla salute, fino ad arrivare alla questione della ridistribuzione della ricchezza (ovviamente riferita al Pnrr) sono emersi vari aspetti che hanno a che fare con la cura dei territori. Evidentemente le pratiche di mutualismo sono un elemento fondamentale che contraddistingue la cura del territorio, se visto come potenzialità per ripensare e riorganizzare il territorio.

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