Il Passante «green». Una civica e coraggiosa colata d’asfalto.

«Non giocarti la testa col diavolo…»

Cinque anni fa, insieme a Wolf Bukowski, abbiamo condotto un’inchiesta in sette puntate sul «Passante di Bologna», ovvero l’allargamento a 16/18 corsie del nastro autostradale che attraversa la periferia del capoluogo emiliano, a poco più di tre chilometri dalle Due Torri.

I primi tre articoli vennero pubblicati sul sito di Internazionale, con le foto di Michele Lapini, nel dicembre 2016. Gli altri quattro qui su Giap, tra gennaio e marzo 2017.
Non si trattò di un lavoro fatto solo sulle carte: assistemmo agli incontri del farlocchissimo «percorso partecipativo», ci intrufolammo alle cerimonie di presentazione del progetto, incontrammo le persone che abitano a ridosso dell’opera, organizzammo iniziative e camminate a tema.

Una sera di gennaio

L’11 gennaio 2017 illustrammo la prima parte della nostra ricerca al centro sociale Làbas, nell’ex-caserma Masini, tra le altre cose un luogo di memoria, dove furono rinchiusi e torturati diversi partigiani.

Non eravamo habitués di quello spazio e per la prima volta contribuivamo a riempirlo, per dare un segnale in un momento critico. Fioccavano le minacce di sgombero, di svendita dell’immobile da parte della proprietà – Cassa Depositi e Prestiti – e di speculazione edilizia in tandem con l’amministrazione. Non passava giorno senza che sulla stampa si leggesse di future, mirabili «riqualificazioni». L’allora sindaco Merola parlava di un albergo di lusso e di nuovi parcheggi. Fermare quei progetti e fermare il Passante per noi erano la stessa lotta, contro il partito dell’asfalto e del cemento-e-tondino.

Nella sala gremita, con grande piacere, riconoscemmo volti già visti a San Donnino, all’Arcoveggio, alla Croce del Biacco e a Borgo Panigale. Abitanti della cosiddetta «città della Tangenziale», costretti a vivere tra svincoli e barriere antirumore. Qualcuno di loro, a fine serata, ci disse di non aver mai messo piede, prima di allora, in un centro sociale occupato. Lo considerammo un risultato interessante: la lotta contro un’opera dannosa, inutile e imposta rendeva possibile un nuovo vicinato tra soggetti altrimenti ignari gli uni degli altri.

A distanza di cinque anni da allora, ci tocca ammettere che quell’impressione era sbagliata e domandiamo scusa a quanti vennero a Làbas, da quelle periferie, per ascoltarci parlare.

Il 28 dicembre scorso, all’una di notte, 24 consiglieri della maggioranza che governa Bologna – cioè tutti, tranne Davide Celli di Europa Verde – hanno approvato la delibera sulla conformità urbanistica del Passante, che per la terza volta ha cambiato nome: un tempo era «di Mezzo», poi «di Bologna», mentre oggi viene definito «di Nuova Generazione», e in alcune sintesi addirittura «Green», per via delle mitigazioni concesse da Autostrade per l’Italia (ASPI): nuove coperture con elettrofiltri per il particolato, ricarica «dinamica» e fast per i veicoli elettrici, vernici fotocatalitiche e pannelli fotovoltaici.

Insomma, nella “città più progressista d’Italia” (Matteo Lepore dixit) si può anche definire “verde” l’allargamento di un’autostrada. E si riesce a battezzare “di nuova generazione” un’opera che pare concepita sessant’anni fa, per costruirla in un futuro già invecchiato.

Tra i 24 consiglieri che hanno dato il loro assenso a questo progetto scellerato sul piano sociale, ambientale, trasportistico, economico e partecipativo, ci sono anche i tre di Coalizione Civica, dei quali uno “in quota” Làbas.

Coalizione Civica è una formazione “a sinistra” del PD, espressione di una parte di “società civile”, del mondo dell’associazionismo, di spazi come TPO e Làbas. Fino a pochi mesi fa sedeva nei banchi dell’opposizione al sindaco Merola, poi si è presentata in coalizione col PD per Lepore sindaco, ora fa parte della giunta, ha espresso la vicesindaca e scommette di trasformare “da dentro” il centrosinistra (yawn).

Centrosinistra che, va ricordato, a Bologna governa con appena il 31,6% dei voti reali. Detta altrimenti: a Bologna, tra coloro che hanno diritto al voto, quasi sette su dieci non hanno votato Lepore. Alle ultime comunali l’astensionismo ha toccato il 48,82%. Nella città reale – non quella che si racconta il neosindaco – domina, come altrove, il rigetto per l’attuale offerta politica, operazioni «civiche» comprese. Il ceto politico simula una rappresentatività che non ha.

Foglianti

Vediamole nel dettaglio, le fantomatiche “migliorie” – in realtà tutte foglie di fico – rivendicate da questi ex-oppositori come uno «straordinario risultato» che farebbe del Passante «un’opera simbolo della transizione ecologica».

Prima foglia (per la fumosissima «Fase 2» dei lavori): nuove coperture con elettrofiltri.

A dirla tutta, l’unica copertura davvero nuova, nei piani di Autostrade per l’Italia, sarebbe quella di via Zanardi. Le altre due sono solo ampliamenti di coperture già previste dal progetto definitivo del 2018 (San Donnino e Croce del Biacco). In totale: 3 chilometri su 13.

Quanto agli elettrofiltri, nelle sue FAQ sul Passante Coalizione Civica sostiene che «permettono di abbattere le emissioni dell’85-95% sul tratto considerato».  Ma non cita né linka alcuna fonte. Tocca quindi constatare che ASPI ha fatto meglio i compiti, riportando uno studio dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR che ridimensiona l’efficacia di queste stazioni di filtraggio, oltre ad evidenziare che consumano suolo ed energia, producono rumore e hanno un considerevole impatto visivo.

L’entusiasmo “green” per la loro installazione dovrebbe quantomeno basarsi su studi alternativi, se è vero che in Norvegia gli elettrofiltri sono stati accesi in 8 tunnel e già disattivati «a causa di incerte prestazioni e costi operativi elevati». In Giappone, li si attiva solo se il particolato supera i livelli massimi, per poche ore al mese. A Madrid, dove gli elettrofiltri avrebbero un’efficenza pari a quella citata da Coalizione Civica (84% di abbattimento in media), gli impianti funzionano poche ore alla settimana. Ma un conto sono i dati forniti dal costruttore, in condizioni ottimali, e un altro sono le prestazioni ottenute nei casi specifici. Vicino a Sydney, in Australia, dopo un anno di test, la stazione di filtraggio sul tunnel della M5 East è stata disattivata perché i costi superavano i benefici (riduzione media dell’11% degli inquinanti e meno di 6 ore di funzionamento al giorno).

Seconda foglia: 50mila mq di vernici fotocatalitiche per l’abbattimento degli inquinanti.

Coalizione Civica sostiene che questo intervento permetterebbe di ridurre gli inquinanti, in particolare l’ossido di azoto, di «3-6 tonnellate» (un intervallo piuttosto largo: come se uno dicesse al fruttivendolo che vuole 3-6 chili di mele).

Secondo uno studio realizzato in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, queste vernici avrebbero invece impatti poco significativi, anche perché «è fisicamente impossibile per un volume d’aria sufficientemente grande entrare in contatto con la superficie verniciata e quindi questo metodo non rimuoverebbe abbastanza molecole di NO2 per avere un impatto significativo sulle concentrazioni nell’ambiente».

Terza foglia: Installazione di pannelli fotovoltaici per complessivi 50 MW.

È da notare che soltanto una piccola parte di questi pannelli verrebbero collocati sul Passante (ovvero sopra le gallerie o sulle barriere fonoassorbenti). Per il resto, ASPI chiede di individuare almeno 10 terreni, con superficie compresa tra 7,5 e 12,5 ettari. Il che potrebbe comportare ulteriore consumo di suolo. E comunque un intervento slegato dal Passante, che si potrebbe realizzare a prescindere.

Quarta foglia: Sistemi di ricarica dinamica per veicoli elettrici.

Si tratterebbe di un sistema di ricarica wireless per le auto e a pantografo per i mezzi pesanti. Autostrade concede che nella Fase 1 dei lavori si potrà realizzare… un chilometro sperimentale con queste tecnologie, dato che esse sono ancora in fase embrionale e non esistono veicoli capaci di sfruttarle.

Quinta foglia: Certificazione Envision.

Si tratta di un sistema di valutazione per realizzare infrastrutture sostenibili. Una procedura che avrebbe senso attivare prima di realizzare un progetto, per recepirne le indicazioni, e non dopo. Non sarà il punteggio Envision a rendere il Passante più salubre o più ecologico.

Sesta foglia: Rafforzamento della comunicazione

E quindi, bambini e bambine, ripetete con noi: Il Passante è bello, il Passante è green, il Passante è bello, Il Passante… Insomma, diventa anche tu verde con l’ipnosi.

Settima foglia (già prevista): Digitalizzazione dell’opera.

ASPI aveva già identificato il tratto dell’A14/A1 Bo San Lazzaro – Casalecchio per un progetto pilota sul «dialogo» digitale tra veicoli e infrastruttura, con monitoraggio del traffico, informazioni sui pannelli, ecc.

Ottava foglia (già prevista): Punti di ricarica fast per veicoli elettrici.

Quelli che verranno installati si trovano nelle aree di servizio La Pioppa e Sillaro, ovvero fuori dal tracciato del Passante «di Nuova Generazione».

Già che ci siamo, facciamo notare che tutta quest’insistenza sulle autovetture elettriche è già di per sé una forma di greenwashing, perché distoglie l’attenzione dalla necessità di potenziare il trasporto pubblico collettivo, titilla un immaginario che resta incentrato sul trasporto privato, e dulcis in fundo maschera l’enorme impatto ambientale e neocoloniale di quest’industria. Non solo la richiesta di litio per le batterie porta a devastare i territori che hanno la sventura di esserne ricchi, ma il processo richiede un grande dispendio di energia e risorse: per ottenere un chilogrammo di litio servono duemila litri d’acqua. Per non dire di un altro grosso problema, quello dello smaltimento delle batterie.

Nona foglia (già prevista): Piantumazione di alberi.

Sulla logica compensativa di piantare alberi per mitigare le emissioni di Co2 di un’infrastruttura, abbiamo già scritto nella terza puntata della nostra inchiesta del 2016. Definire «ecologica» una soluzione del genere è come dire che sarebbe «salutare» rompere una gamba a una persona e poi dargli un antidolorifico.

Decima foglia (parzialmente prevista): Osservatorio ambientale.

L’Osservatorio ambientale è già previsto dalla legge, per le opere sottoposte a Valutazione d’Impatto Ambientale. Ce n’era uno anche per l’Alta Velocità Bologna – Firenze: domandate in Mugello com’è andata a finire. Il Comune di Bologna ha chiesto di avviarlo già prima dell’apertura dei cantieri (richiesta respinta) e di finanziarlo con un fondo ad hoc di 300mila euro, affinché rimanga attivo per 8 anni, monitorando la qualità dell’aria e sospendendo l’opera in caso di sforamenti dei parametri (richiesta accolta, almeno sulla carta).

Undicesima foglia (respinta): Individuare ulteriori aree da «desigillare»…

…ovvero da «ripristinare a verde», per compensare il consumo di suolo dell’opera. Tra quelle già previste, abbiamo raccontato il caso dell’area ex-Michelino, due ettari e mezzo cementati in seguito ai lavori del 2008 per la terza corsia “dinamica” sull’A14, che verranno gentilmente “desigillati”, grazie al Passante di Nuova Generazione, dagli stessi che li hanno “sigillati”, cioè ASPI. Prima asfalti, poi asfalti ancora di più, ma se togli un pezzettino dell’asfalto precedente, voilà, sei ecosostenibile!

Dodicesima foglia (respinta): reimpiego dei fondi di compensazione delle alberature abbattute nei quartieri attraversati dal tracciato.

L’opzione «ormai»

Come si legge su Bologna Today, i consiglieri di Coalizione Civica dichiarano di aver «contestato il progetto del Passante con ogni mezzo necessario» ma di aver «ricevuto un mandato preciso: portare a termine la negoziazione per evitare che il Passante venisse votato senza alcuna mitigazione […] Alle condizioni date, dopo 20 anni di discussioni su un’opera che mai avremmo promosso, questo è il massimo che potevamo ottenere.»

Viene però da chiedersi come facciano a saperlo. «Il massimo che si può ottenere» da una lotta contro un’opera nociva non è determinabile in anticipo, ma è piuttosto il risultato che si raggiunge impiegando le massime energie nel rifiutare quell’opera.

Il movimento No Tav, in Val Susa, tiene botta da più di trent’anni, blocca i cantieri e costringe i proponenti a rivedere i loro progetti proprio perché non si è mai spostato di un millimetro dall’opzione zero: l’opera non s’ha da fare, e tocca a chi la sostiene proporre migliorie, mitigazioni e modifiche che la rendano accettabile.

Se invece, al contrario, si accetta l’opera per ottenere le migliorie, e si acconsente a svolgere il lavoro della controparte, si finisce per ottenere molto poco cedendo su quasi tutto, e con ben poche certezze.

Infatti, quel «massimo che potevamo ottenere» è tutto affidato a generici «impegni», a garanzie «politiche» e a un ordine del giorno, collegato alla delibera sul Passante e approvato dalla maggioranza. Ovvero: dal sindaco Lepore, visto il potere e la legittimità che l’elezione diretta conferisce al primo cittadino.

Un sindaco che per 10 anni è stato uomo-immagine della giunta di Virginio Merola: quella del People Mover, dei milioni di visitatori sbandierati per FICO, dello Student Hotel al posto di una grande occupazione abitativa, degli sgomberi definitivi di Crash, Atlantide, Bartleby e XM24. Quella della svendita da parte di Cassa Depositi e Prestiti delle ex-caserme Sani, Mazzoni e Masini (proprio quella da cui venne cacciato Làbas, quattro anni fa, e a tutt’oggi ancora abbandonata). In quanto assessore al «Marketing Urbano», al Turismo e alla Cultura, Matteo Lepore è stato il protagonista della «svolta turistica» di Bologna, fatta di AirBnB, taglieri di salumi, decoro urbano, Daspo per i senza tetto, patrimonio Unesco e studenti universitari spinti fuori dal centro. Un curriculum che dà la misura di quanto possano valere le sue promesse e un patto d’acciaio che lo vincoli a mantenerle.

Tale patto impegna appunto il sindaco, e la sua giunta, «a sottoscrivere un accordo integrativo con ASPI», dove si precisino i tempi e i contenuti della fase 2 dei lavori, prima di avviare la fase 1.

A proposito della Fase 2, e delle cosiddette «mitigazioni», nell’ordine del giorno della maggioranza si dichiara che «appare necessario un significativo ampliamento e potenziamento degli interventi»: più gallerie, più elettrofiltri, ricarica dinamica su tutto il tracciato, più superfici verniciate fotocatalitiche, più pannelli fotovoltaici.

Ci si rende conto, evidentemente, che le condizioni “strappate” ad Autostrade e messe nero su bianco sono briciole, e si spera di rimediare alla brutta figura chiedendone di più, di più, di più. Oppure, rispetto ai 20mila nuovi alberi in carico ad Autostrade, si specifica che dovranno essere di «livello qualitativo paragonabile a quello della dotazione verde in carico all’amministrazione comunale» e con «un sistema gestionale analogo a quello del Comune di Bologna». Sai che bazza!, come diciamo da queste parti.

Oltre all’impegno ad impegnarsi con Autostrade – sempre che Autostrade sia d’accordo – l’ordine del giorno stabilisce altri due compiti per Sindaco e Giunta: «farsi parte attiva» per l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale previsto per legge e per il «potenziamento del Servizio Ferroviario Metropolitano» – anch’esso già previsto.

È un vecchio trucco ormai sgamato quello di vincolare opere necessarie, da lungo attese, alla realizzazione di opere inutili e imposte. È la stessa logica delle cosiddette «compensazioni»: tu mi lasci devastare il tuo territorio e io in cambio ti costruisco la nuova scuola elementare, così questa diventa un pro con cui bilanciare la lista dei contro.

A Bologna sono quindici anni che si parla di completare il SFM, ma guarda caso, sarà proprio grazie al Passante che ci si riuscirà, e soprattutto, grazie a un OdG, firmato nella notte, come contentino per gli ex-oppositori dell’opera.

Se i lavori sulla ferrovia non procederanno di pari passo con quelli sul Passante, che succederà? Coalizione Civica fermerà i cantieri di quest’ultimo? Abbandonerà la maggioranza? Ci permettiamo di dubitarne.

Tra l’altro, se il SFM funzionasse davvero, la tangenziale di Bologna risulterebbe meno congestionata dalle auto private, e verrebbe a mancare una delle principali ragioni del suo «potenziamento in sede». Il fatto che invece si persegua quest’ultimo con tanta caparbietà, dà la misura di quanto davvero si crede al rafforzamento del trasporto pubblico cittadino.

Quanto all’Osservatorio ambientale, è significativa l’esultanza, da parte di Coalizione Civica, per aver ottenuto che ne faccia parte «un esperto indipendente», indicato dai comitati: peccato che nelle sue FAQ sul Passante la stessa Coalizione Civica non dia proprio un grande esempio di indipendenza, visto che la stima sul calo delle emissioni che  viene proposta è quella calcolata… da Autostrade per l’Italia («meno 1.342 ton/anno»), mentre per gli altri dati non c’è nessuna fonte. Uno studio alternativo, con la consulenza scientifica di nove esperti del settore, è stato invece proposto dai comitati che si oppongono al Passante, con percentuali e cifre molto diverse. Chi appoggia l’opera dovrebbe confutare quei valori, non promettere di monitorarli con un Osservatorio, dopo averla approvata.

C’è da chiedersi quali altri risultati otterrà Coalizione Civica in cambio della sua repentina conversione al tantoramaismo, cioè la logica con cui, in tutt’Italia, si fanno passare le peggiori devastazioni a base di asfalto e cemento: tanto oramai la scelta era fatta, tanto oramai il territorio è antropizzato, tanto oramai i cantieri sono aperti, tanto oramai non si può tornare indietro, si pagherebbero le penali, resteremmo fuori dall’Europa, non si può fermare il progresso.

Sia come sia, il voto del 28 dicembre è la pietra tombale sulle ultime illusioni che la sinistra cittadina – e non solo – possa rappresentare, o anche solo capire, le istanze di chi si batte nei movimenti per la giustizia ambientale, per la tutela degli ecosistemi, per invertire la rotta del riscaldamento globale, per la salute degli esseri viventi. Ovvero: per alcuni dei temi su cui s’impernia, oggi, l’opposizione al capitalismo e il tentativo di costruire altri mondi possibili.

Col risultato che l’opposizione al Passante, in consiglio comunale, viene oggi interpretata da Lega e Fratelli d’Italia, in maniera del tutto strumentale, visto l’entusiasmo con cui queste formazioni appoggiano, in altre occasioni, il partito trasversale delle Grandi Opere. E quindi complimenti per un’altra battaglia di civiltà lasciata in mano alle destre. Avanti così, di cedimento in cedimento, fino alla vittoria finale!

Scoraggiosa

Il panorama non cambia, anzi peggiora, se ci si sposta a livello regionale, e si prende in considerazione il progetto della nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo, sul Corno alle Scale, sostenutissimo dal governatore Bonaccini e dall’assessore al Turismo Corsini, nel silenzio totale della vice-presidente Elly Schlein e dei consiglieri di «Emilia Romagna Coraggiosa» – sedicente formazione “ecologista”, che non ha nulla da obiettare sull’ampliamento di un comprensorio sciistico a meno di duemila metri d’altezza, ma di certo ha molto a cuore i ghiacciai dell’Antartide.

Coraggiosa è un altro progetto politico tipicamente «un po’ più a sinistra del PD» che permette al PD di pescare tra chi altrimenti non lo voterebbe. Sostenuto da Articolo 1 e Sinistra Italiana, nel 2020 ha appoggiato la candidatura a governatore di Stefano Bonaccini, sotto la minaccia che l’Emilia-Romagna potesse passare alla destra. Nel suo programma, come di prammatica, si propone di reagire «all’emergenza climatica e sociale».

Una settimana prima del voto sul Passante, il 21 dicembre, Il TAR dell’Emilia Romagna si è espresso nel merito del ricorso, presentato dal comitato «Un altro Appennino è possibile», contro la decisione della Regione di approvare la costruzione della nuova seggiovia senza una Valutazione d’Impatto Ambientale.

Come avevamo già raccontato qui su Giap, in una prima udienza il TAR ha respinto le richieste del comitato, che però sono state riconosciute valide dal Consiglio di Stato. Così, nell’udienza del 21 dicembre, il tribunale amministrativo regionale ha disposto una «verificazione» del progetto, affidandola al Direttore del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Ferrara. L’esperto dovrà valutare se il nuovo impianto comporterà l’occupazione di nuove aree, se implicherà un maggiore sviluppo in altitudine e se i terreni impattati siano già fortemente antropizzati oppure ancora incontaminati.

Il tutto verrà poi nuovamente discusso in una terza udienza, fissata per il 15 giugno.
Di fatto, il progetto è sospeso per sei mesi, come richiesto dal comitato con il suo ricorso.
E tuttavia, il Comune di Lizzano in Belvedere convoca lo stesso la Conferenza di servizi e procede, come se niente fosse, con l’iter dei lavori.

Così, tra sei mesi, anche i coraggiosi e le coraggiose potranno dire che «tanto oramai…»” e spacciare come uno straordinario risultato “green” la piantumazione di Carlina acaulis sotto i piloni della nuova seggiovia.

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N.B. I commenti a questa inchiesta saranno aperti qui sotto tra 72 ore, per dare il tempo di leggere con calma e stimolare risposte meditate e, soprattutto, pertinenti.

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