Dove arrivano le ombre, di Daniele Picciuti

Nero Press edizioni, Roma 2021, pagg 278 € 14,25

di Paola Rambaldi

«Nina allungò la mano, con le dita sfiorò il rozzo contenitore del suo sacco amniotico.
– È disgustoso – disse, carezzando il vetro incastrato in una gabbia d’argento.
– Sì – convenne sua zia – lo so. Ma ti proteggerà .
Con riluttanza si legò la catenina al collo.
– Sembra tutto così assurdo. Una specie di film dell’orrore.
– Tesoro, sono così dispiaciuta – il velo sui suoi occhi era pregno di lacrime non ancora piante.
– Perché non ne ho mai sentito parlare?
– Sai, i Benandanti appartengono alla tradizione friulana più che a quella lombarda. Ma durante la persecuzione della chiesa, nel sedicesimo secolo, molte famiglie migrarono altrove. Quella da cui noi discendiamo fu una tra queste. Se tu fossi cresciuta in Friuli o in Veneto ne avresti sentito parlare». (Pag. 66)

Nina lavora come infermiera presso il vecchio Dionigi, un anziano in sedia a rotelle che passa le sue tristi giornate alla finestra, e anche lei ha ben poco di che essere allegra. Si è trasferita a Roma dopo un’infanzia terribile e ha sposato Iulian, illudendosi che la vita le riservasse ancora qualcosa di buono. Ma il marito è un uomo violento che picchia e umilia, e nel tempo il suo sadismo è degenerato arrivando a livelli intollerabili.

“Fatti dare una botta” dice ogni volta che rincasa. E lei lo asseconda terrorizzata.
Si sono conosciuti in discoteca quando Nina faceva la ballerina di Lap dance e Iulian lavorava come buttafuori. È stato lui a farle piantare tutto per averla solo per sé. Da allora Nina incassa botte senza parlarne a nessuno. Solo un’amica ha cercato di aiutarla. È stata lei a procurarle il lavoro da Dionigi e ogni volta le consiglia di fuggire. Ma Iulian la tiene in pugno, si fa consegnare tutto quel che guadagna ed è l’unico ad accedere al conto in banca. Nina non ce la fa più.

Di notte ha terribili incubi che la mettono in guardia da un pericolo imminente e sogna anche zia Gerda, l’ultima parente rimasta, che la invita a tornare a Bormio.

All’ennesima aggressione Nina accoltella a morte Iulian ed è costretta a fuggire per davvero. I pochi soldi che ha in tasca bastano a malapena per arrivare a Milano in treno, e da lì in poi è costretta a proseguire in autostop. Ma fuggendo è davvero convinta di essersi liberata del marito?

Il primo tizio che le dà un passaggio verrà ucciso proprio dallo spettro di Iulian.
E man mano verranno uccisi tutti quelli che l’avvicinano. Una volta a Bormio scoprirà che Iulian non è tornato a caso, e sarà zia Gerda a spiegare il senso dei suoi incubi. Nina non sa che il suo passato affonda in una stirpe di streghe fatta di Ombre, Confinati e Benandanti.

Nina è una Benandante e scopre di avere sensibilità per tutto ciò che non appare.
I Benandanti sono i nati con la camicia, quelli che nascono avvolti nel sacco amniotico. I privilegiati. Gli eletti. Un culto basato sulla fertilità diffuso in Friuli tra il XVI-XVII secolo. Le madri dopo il parto conservavano una parte del sacco amniotico in un sacchetto da appendere al collo del neonato come amuleto protettivo. Le donne benandanti proteggevano villaggi e raccolto dalle streghe, curavano le persone colpite dal malocchio e avevano il potere di vedere i morti. Nina si troverà a combattere contro un destino che non offre vie di scampo.

Una storia sorprendente che mi ha riportato alla mente i colpi di scena di Drag me to Hell di Sam Raimi del 2009; e se nel film lo spettatore si ritrova catapultato da un prestito negato in banca in una storia di sortilegi e malocchi, qui il lettore non fa in tempo a gioire della vendetta di Nina sul marito che la ritrova a combattere con spettri e streghe.

E per scoprire cosa ha in serbo il destino per Nina bisogna arrivare fino all’ultima pagina.

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