Il codice di gestione della pandemia

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di ATTAC-Roma

PREMESSA

ATTAC-Roma ha sentito la necessità di ricomporre, nei suoi tratti essenziali, il quadro della gestione della crisi sanitaria e sociale; le responsabilità, la subordinazione alle logiche del mercato, le conseguenza sulla tenuta democratica del paese. Lo fa con un documento di contro-narrazione aperto ed evolutivo.

Nel pieno del quarto ciclo di pandemia Covid 19, abbiamo appreso dal Presidente del Consiglio Draghi che nel nostro paese “gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dal fatto che ci sono delle persone non vaccinate”.[1]

Prima di tutto, la crisi sanitaria globale denuncia lo scellerato sfruttamento ambientale, umano, animale determinato dal capitalismo fossile e finanziario ed impone necessariamente di avviare il superamento del modello di società fondato sull’economia del profitto.

La pubblica dichiarazione di Draghi indica, invece, uno strumentale “nemico-bersaglio” (non vaccinati-circa 10%popolazione) su cui distogliere l’attenzione pubblica; svela nel contempo l’uso politico della crisi sanitaria per consolidare il paradigma economico neo-liberale, alimentando le consuete  logiche di  divisione del corpo sociale: l’immigrato, il povero… il non vaccinato… fino al dissenziente per qualsivoglia tematica.[2]

1. LA GESTIONE GLOBALE DELLA PANDEMIA

La gestione globale della pandemia risponde alle dinamiche del profitto, costituisce leva di concentrazione economico-finanziaria e di consolidamento delle pratiche di governo neo-liberista. 

Le multinazionali, in particolare i colossi tecnologici, farmaceutici e del commercio online conseguono in pandemia super-profitti[3]: nel corso del 2020, Microsoft e Facebook hanno realizzato un aumento rispettivamente del 44% e del 53%, e Amazon dell’84%, con ricavi che hanno raggiunto i 386 miliardi di dollari.

I giganti farmaceutici realizzano in media un margine di profitto del 21%, con una media di circa 3 miliardi di dollari di profitti extra per ciascuna società.  Le multinazionali hanno inoltre:

  • trasformato l’evasione fiscale in un modello di business; 
  • distribuito ingenti dividendi ai propri azionisti, arricchendo chi è già ricco, a discapito dello sviluppo dei livelli occupazionali e retributivi dei dipendenti e di ogni generale interesse economico-sociale.

Nel nostro Paese le 30 persone più ricche hanno incrementato, durante la pandemia, la propria ricchezza di 46 miliardi di euro, mentre le persone in povertà assoluta sono aumentate di 1 milione.

A distanza di due anni, il sistema capitalistico dimostra la propria impossibilità strutturale e la sua non- volontà politica di fermare gli effetti sindemici del virus, intrinseco ai suoi stessi meccanismi predatori della natura ed al modo di produzione capitalistico.

E’ così anche preconizzato il  permanere nel tempo  di crisi pandemiche cui fare l’abitudine, con il sotteso invito a sviluppare “resilienza” ovvero silenziosa rassegnazione impotente.

2. LA GUERRA DEI VACCINI

Allo stato delle conoscenze e nonostante gli aspetti d’incertezza sulla loro effettiva portata, i vaccini sono uno strumento essenziale, sebbene non l’unico, per contrastare la pandemia in termini di riduzione di casi gravi e mortalità; è ora riconosciuto che non bloccano, invece, la trasmissione dell’infezione.

Mentre i paesi ricchi vedono avviata la somministrazione delle terze dosi, la maggior parte del restante mondo è priva di vaccino: circa l’85% delle vaccinazioni sono state somministrate a Paesi a reddito alto o medio-alto, mentre solo lo 0,3% è giunto ai Paesi a basso reddito.

L’OMS ha segnalato l’insostenibilità di un sistema nel quale 10 nazioni hanno acquistato il 75% delle dosi di vaccino disponibile a livello mondiale, con il risultato che nei Paesi a reddito basso e medio-basso la percentuale delle persone vaccinate varia dal 1,9 al 4%.

Viene così favorita l’evoluzione di nuove varianti, rendendo incerta la copertura fornita dai vaccini attualmente disponibili. E’ infatti evidente che ogni parziale strategia vaccinale, per quanto rapida ed estesa, sarebbe comunque vanificata da miliardi di persone non immunizzate nei paesi poveri, da cui il mondo globalizzato non consente separatezza.

Ancora quante varianti e quanti rinnovati cicli epidemici in attesa che l’Organizzazione mondiale del commercio decida sulla sospensione dei brevetti dei vaccini?[4]

Sulla questione sono in campo enormi interessi economici, commerciali e finanziari che vedono la Commissione europea, il nostro e gli altri governi, acquiescenti agli interessi di Big Pharma e  corresponsabili del “apartheid vaccinale”.

Stessi interessi e connivenze che hanno sottratto trasparenza alla trattativa sui vaccini; nei pochi contratti resi pubblici sono rimaste coperte informazioni rilevanti come il prezzo, il programma di consegna e i dettagli delle clausole di responsabilità contrattuali.[5] 

Mentre i vaccini sono stati resi possibili grazie all’investimento di miliardi di euro di denaro pubblico, i brevetti rimangono a tutt’oggi proprietà esclusiva di Big Pharma che, con la gestione rispondente ai propri interessi di mercato, accumula profitti.

Con il loro monopolio le imprese farmaceutiche hanno fatto pagare agli Stati fino a 24 volte il costo di produzione che varia da 1,18 a 2,85 dollari a dose.

La sospensione dei brevetti non sembra sciogliersi, ma stanno emergendo nuove opportunità che ATTAC Italia e la Società della Cura potrebbero assumere come propria lotta: “UN VACCINO PER IL MONDO, LIBERO DA BREVETTI, EFFICACE, A BASSO COSTO:

….c’è una scienziata che ha creato un nuovo vaccino, che ha liberato da ogni brevetto, e che ha già ottenuto una prima approvazione emergenziale in India. Si tratta della microbiologa honduregna María Elena Bottazzi, nata a Genova e che ha anche passaporto italiano nonché statunitense, vivendo negli Usa da anni dove co-dirige il Vaccine Development Center presso il Texas Children’s Hospital e la Baylor School of Medicine, due istituzioni private senza scopo di lucro a Houston. La scienziata 56enne afferma che il suo è “un vaccino per il mondo”, e spera che dopo l’India venga presto approvato anche in altri Paesi, come Indonesia, Bangladesh e Botswana.”  https://europa.today.it/attualita/italiana-vaccino-senza-brevetto.html

3. SOLO DOSI NESSUN INVESTIMENTO

Nonostante il lungo tempo trascorso, a due anni dall’impatto della pandemia, i governi non hanno finanziato aspetti essenziali per il contrasto al Covid, né il potenziamento del servizio sanitario pubblico in rapporto alle complessive esigenze di salute; nessun investimento per:

  • tracciamento della catena di trasmissione del virus;
  • disponibilità gratuita di tamponi e mascherine;
  • terapie efficaci e tempestiva assistenza domiciliare oltre “la vigile attesa”;[6]
  • sorveglianza attiva, protratta nel tempo, sugli effetti avversi dei vaccini: la trasparente disponibilità di dati completi è la premessa indispensabile per la più larga condivisione della strategia nonché per l’orientamento delle singole persone investite da gravi incertezze;
  • interventi nel sistema scolastico per eliminare il sovraffollamento delle classi (c.d classi pollaio) e potenziare l’organico con assunzioni stabili, risanare gli edifici scolastici e dotare le strutture di sistemi di areazione e sanificazione delle aule;
  • potenziamento e messa in sicurezza sanitaria del trasporto pubblico urbano ed interurbano;
  • piani sanitari e di generale sicurezza dei luoghi di lavoro pubblici e privati, rafforzamento dei controlli ispettivi ; oltre la tutela dal contagio covid è preminente anche la recrudescenza dei morti sul lavoro connessa alla riapertura generalizzata delle attività con più intenso sfruttamento del lavoro (nel 2021 oltre 1000 morti, più 15%)
  • filiera sanitaria-assistenziale integrata fra aree di prevenzione, assistenza nel territorio, ospedali: ogni risposta di cura tardiva concorre alla crisi del già carente sistema ospedaliero; stabilizzazioni ed assunzioni del personale sanitario.

4. OBBLIGO VACCINALE E GREEN PASS

Nel corpo sociale la gestione pandemica è oggi essenzialmente affidata agli strumenti della vaccinazione obbligatoria – solo per alcune categorie di lavoratori e per tutta la popolazione over 50 – nonché della certificazione verde nei suoi diversi livelli: green pass base (tampone negativo), super green pass (vaccinati o guariti), super green pass booster (vaccinati con booster). Ad ogni livello corrisponde la minore o maggiore estensione delle attività sociali ed economiche consentite, secondo una dettagliata elencazione di luoghi accessibili. Ogni certificazione è soggetta a scadenze diversificate, rinnovi, revoche, ripristini, a seconda delle temporanee situazioni soggettive, in forza di procedimenti burocratizzati non esenti da rilevanti criticità nei rapporti con il cittadino. Sono subordinate alle certificazioni autorizzative anche le attività lavorative nel pubblico e nel privato, l’accesso ai mezzi di trasporto pubblico è ora consentito solo a fronte di super green pass.

 Un imponente e farraginoso corpo normativo e dispositivo, soggetto a continue modifiche e contraddizioni frutto di mediazioni politiche, incide forzatamente sui molteplici aspetti della vita delle persone,  con paventati sviluppi sanzionatori nei casi di trasgressione.

Il sistema green pass non muove tanto da ragioni di prevenzione del contagio, quanto dall’intenzione dichiarata di persuadere indirettamente alla vaccinazione, in assenza di obbligo generalizzato. Infatti, sotto il profilo strettamente sanitario ne resta opaca la portata, poiché la trasmissibilità del virus concerne anche i soggetti vaccinati.[7]

Il provvedimento della “certificazione sanitaria” poggia sul vuoto di attività dei governi in settori determinanti per la prevenzione e cura del contagio, come già precisato, sul piano del sistema sanitario, scolastico, della mobilità, della sicurezza sui luoghi di lavoro. Lo strumento riveste quindi prevalente aspetto politico soprattutto per gli effetti di disciplinamento sociale.

Di  portata regressiva le norme che demandano ai datori di lavoro (ovvero utilizzatori per i lavoratori in somministrazione) la verifica del rispetto delle prescrizioni di legge in ambito lavorativo privato, come ai dirigenti scolastici e dirigenti pubblici; nei casi di mancanza del  green pass conseguono sospensioni dal lavoro a titolo di “assenza ingiustificata” e della retribuzione, nonché sanzioni amministrative da euro 600 a 1.500 nel caso di accesso nel luogo di lavoro senza certificazione.

L’impianto iper-burocratico e sanzionatorio del sistema di autorizzazione:

  • realizza una scorciatoia per non investire sulla sanità pubblica e su tutte le misure di prevenzione e cura, comprese le altre patologie in grave difficoltà di accesso alle terapie;
  • apporta un’ulteriore divisione nel corpo sociale, con conseguenze politiche e ricadute generali in termini di disciplinamento del conflitto;
  • opera una divisione mirata nel corpo dei lavoratori dipendenti, procurando ulteriore frammentazione del mondo del lavoro e nuova condizionalità/negazione del diritto al lavoro; l’obbligo connesso con la sospensione dal lavoro e l’azzeramento del reddito (fino al licenziamento per le categorie precarie) apre contraddizioni gravi con i diritti dei lavoratori e con le norme in materia di sicurezza sul lavoro (il green pass non garantisce la sicurezza dei luoghi di lavoro);
  • scarica in via generale sulle singole persone il costo della “ripresa”, lasciate sole nel vortice pandemico in assenza di un sistema di assistenza e cura rispondente alle necessità della vita ;
  • contrasta con il Regolamento UE 953/2021, che stabilisce : “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate per diversi motivi o che hanno scelto di non essere vaccinate

5. QUALE DEMOCRAZIA

Per il profilo istituzionale e politico –sociale, il perdurante shock pandemico stabilizza e rafforza lo stato di democrazia emergenziale, connotato dai processi di personalizzazione della politica, decretazione di urgenza ed ordinanze/decreti extra-ordinem, strumenti di assicurata speditezza decisionale ad alto impatto mediatico.

I confini tra democrazia e autoritarismo sono incerti, in una logica  sempre alimentata, nel corso del tempo fino ad oggi, da rinnovati e successivi allarmi emergenziali (terrorismo, immigrazione, crisi del debito-spread…..fino al covid)  che rimuovono la “normalità democratica”, in particolare l’obbligo dello Stato di garantire i diritti sociali ed economici, quali il diritto alla salute attraverso la sanità pubblica, il diritto ad un lavoro dignitoso, il diritto alla casa, al welfare sociale.

Nella ormai lunga storia emergenziale del paese la pandemia Covid segna un passo più marcato, strutturato e pervasivo nell’alterazione dell’assetto democratico; l’emergenza sanitaria conduce all’emergenza democratica, al distanziamento della democrazia sociale e partecipata. Situazione tanto più erosiva dell’ordinamento, proprio in considerazione che la Costituzione italiana non prevede lo “stato di emergenza” e quindi la temporanea sospensione – regolamentata – delle normali procedure.

Da due anni il sistema democratico è di conseguenza strutturalmente sbilanciato verso l’autorità esecutiva che, oltre lo specifico ambito della pandemia, permea ogni contesto istituzionale, derubrica le ordinarie procedure legislative e politiche.

Assume prevalente rilievo nel discorso pubblico la competenza tecnica schermata dalla politica, che non risponderebbe alle esigenze del Paese. I processi di erosione democratica sono modellizzati ed introitati nei rapporti tra Stato e cittadini.

Resta peraltro inesplorato il confine fra stato di emergenza (ulteriormente prorogato fino al 31 marzo 2022, che non può assumere carattere permanente) e stato di prevenzione, per il quale l’ordinamento dispone di strumenti “ordinariamente” precauzionali.

La nascita del governo dei “competenti” poggia, in ultima analisi, sulla sovrapposizione tra crisi istituzionale ormai lunga venti anni, crisi sociale ed economica almeno dal 2008, crisi pandemica in corso, con l’obiettivo – ormai evidente – di riavviare e stabilizzare il sistema secondo i canoni del pensiero unico neoliberista, conseguendo speditezza decisionale, negazione del conflitto, potere esecutivo concentrato.

6. IL PRIMA e IL DOPO

La dogmatica neoliberista ha mostrato la propria insensatezza: il mito dell’autosufficienza del mercato, della flessibilità del lavoro, dell’interventismo pubblico come fattore residuale o di servizio, dell’autonoma capacità di fare fronte ad ogni  «shock», del regime di austerità per ridurre il debito.

Tuttavia la gestione della crisi pandemica è improntata alle linee guida della “ripresa” incentrate sulla “difesa del PIL” quale unica ragione sociale, contando sui percorsi sempre più speditivi del crepuscolo democratico. Già sono di nuovo all’opera in Europa i sacerdoti dell’austerità, dello spread, del gas e del nucleare da includere nella tassonomia verde.

Pertanto, anche nel contesto politico-economico di lungo corso del paese, nessuna soluzione di continuità fra il  prima e il dopo pandemia. Come prima più di prima:

  • nel prima, il Servizio Sanitario Nazionale è stato travolto dalla pandemia per le responsabilità delle politiche governative dell’ultimo ventennio[8]: riduzione degli investimenti a favore della sanità pubblica, chiusura degli ospedali e riduzione di posti letto e personale, finanziamenti e convenzioni con il privato, smantellamento della medicina territoriale, assenza del Piano Pandemico; il regime di austerità con la riduzione degli investimenti pubblici ha prodotto povertà e precarietà, crescita insostenibile delle diseguaglianze economiche e sociali;
  • nel dopo, l’impiego delle risorse ora stanziate nella legge di Bilancio 2022 (30 miliardi) continua a non dare risposte alla questione sociale ed anzi aumenta le diseguaglianze: l’ulteriore “deforma” fiscale trascura i redditi più bassi per premiare quelli più alti; sono introdotti elementi regressivi e punitivi per il reddito di cittadinanza e la riduzione dell’indennità alle persone con disabilità; nessun dispositivo è introdotto per arginare la precarietà e strutturare un sistema universalistico di ammortizzatori sociali;

Nonostante persista la pandemia, per la sanità l’aumento previsto in bilancio (2 miliardi) è appena del 1,6% rispetto all’anno precedente (123 miliardi), mentre la spesa militare lievita alla cifra record di 26 miliardi: saranno comprate nuove armi per ben 8 miliardi.

A seguire, il Governo Draghi prevede una riduzione di fatto della spesa sanitaria dal 7,5% del Pil del 2020 al 6,1% nel 2024, ad un livello addirittura inferiore al 2019 (6,5 %): un livello fra i più bassi tra i paesi OCSE, sotto la soglia che l’OMS considera appena sufficiente per il funzionamento di un sistema sanitario. Da ultimo, la legge delega di riforma fiscale prevede la soppressione dell’IRAP,  principale tributo di finanziamento delle spesa sanitaria;

  • nel contempo, il ddl concorrenza 2021 rimuove ulteriormente gli ostacoli all’apertura dei mercati… con un inquietante salto di qualità: la privatizzazione dei servizi pubblici locali e lo snaturamento del ruolo dei comuni;
  • la partita dell’autonomia differenziata, blindata al confronto pubblico, è in fase di silenziosa realizzazione, quale disegno di legge collegato al NADEF: materie essenziali – scuola, salute, istruzione, ambiente e lavoro – rischiano di essere completamente sottratte alla potestà legislativa statale con prevalenza della sola legislazione regionale, aumentando esponenzialmente le diseguaglianze.

7. CONCLUSIONI EVOLUTIVE

Sono questi “gran parte dei problemi” che abbiamo oggi: ancora più armi e sempre  meno sanità, scuola, lavoro,  reddito… meno democrazia. Diciamolo al paese tutto, questo è il problema.

RIFERIMENTI 

A seguire alcuni link di interventi sui temi trattati:

Alessandra Algostino

https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2022/01/03/dietro-le-proteste-no-green-pass/

Guido Viale

https://comune-info.net/sottrarre-alle-destre-la-protesta-contro-il-gp/

https://comune-info.net/quelle-manifestazioni-no-vax/

Paolo Cacciari

https://comune-info.net/non-in-mio-nome/

Marco Bersani

https://www.attac-italia.org/draghi-allassalto-della-democrazia/

Salvatore Cannavo’

https://jacobinitalia.it/il-buio-oltre-il-vaccino/

NOTE

[1] Conferenza stampa 10 gennaio 2022

[2] cfr Ministro degli Interni 10 novembre 2021 “Direttiva recante indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie in atto” che stabilisce “ ….le presenti indicazioni, per la loro valenza generale, potranno trovare applicazione per manifestazioni pubbliche scaturenti da ogni altra tematica “

[3] Oxfam: Potere, profitti, pandemia

[4] https://noprofitonpandemic.eu/it/ per rendere i vaccini e le cure anti-pandemiche un bene pubblico globale, accessibile gratuitamente a tutti e tutte.

[5] Cfr contratti secretati –  intervento della deputata del Parlamento europeo Manon Aubry https://www.la7.it/omnibus/video/vaccini-il-duro-attacco-delleuroparlamentare-manon-aubry-ad-ursula-von-der-leyen-05-03-2021-368495

[6] La sentenza della sezione terza del  Tar Lazio n. 419  pubblicata  il 15/01/2022 ha annullato la Circolare del Ministero della Salute che dispone la vigile attesa poiché contrasta con” la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professione, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia COVI 19 come avviene per ogni attività terapeutica; l’intervenuta sospensiva del Consiglio di Stato in data 19/01/2022 attesta comunque che “ non emerge  alcun vincolo circa l’esercizio del diritto-dovere del medico di scegliere in scienza e coscienza la terapia migliore….

[7] Cfr appello del British Medical Journal  – “Vaccini e trattamenti Covid-19: bisogna avere dati grezzi, ora”   https://www.bmj.com/content/376/bmj.o102  e “Sui vaccini servono dati pubblici” https://ilmanifesto.it/sui-vaccini-servono-dati-pubblici/

[8] Negli ultimi dieci anni tagliati 200 ospedali, 45 mila letti, 10 mila medici, 11 mila infermieri; 37 miliardi di tagli

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 48 di Gennaio-febbraio 2022: “Cosa bolle in pentola?

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