Nuova minaccia alla vita: l’Internet delle cose sottomarine

Tessa Lena – 12 febbraio 2022

Questa storia riguarda un progetto folle e pericoloso che viene portato avanti dietro le quinte – con un potenziale impatto su tutta la vita sulla Terra. Il mostro si chiama Internet of Underwater Things, e l’obiettivo dell’iniziativa è quello di invadere completamente e sconvolgere gli oceani in nome di, che altro, un lucrativo “sviluppo sostenibile,” più guadagni militari.

In un documento del 2012, l’Internet of Underwater Things è definito come una “rete mondiale di oggetti subacquei intelligenti interconnessi che permette di monitorare vaste aree acquatiche inesplorate”.

Questo progetto è un facile candidato per i Darwin Awards. Include idee ovviamente cattive come l’introduzione di dispositivi subacquei che comunicano a lunga distanza attraverso onde acustiche impattanti – assordando la vita marina – così come l’installazione di nodi e dispositivi sul fondo dell’oceano, il posizionamento di numerosi veicoli e robot subacquei in tutti gli oceani, la creazione di interferenze elettromagnetiche, e molto altro.

Personalmente, sono sbalordita dalla crudeltà e dall’innegabile stupidità di questa impresa. Mi chiedo se il concetto avrebbe ricevuto anche solo un voto in più se gli scienziati (o gli investitori) avessero dovuto prima provarlo su se stessi installando altoparlanti nelle loro case che avrebbero sparato suoni assordanti a ore casuali, accompagnati da droni dotati di telecamera che volavano (rumorosamente) dentro e fuori, mentre gli scienziati cercavano di vivere la loro vita privata.

La mia teoria è che dopo un mese o due di tale vita, gli scienziati avrebbero gridato per chiamare la mamma e si sarebbero lamentati con il cielo dell’ingiustizia. Ma in qualche modo, un assalto alla vita marina su una scala senza precedenti va benissimo – è persino prestigioso! Ahimè, agli scienziati non viene insegnato il rispetto per la vita.

Ricerca precoce nell’UE

Ecco una piccola e precisa introduzione del 2014 dal progetto Sunrise, una prima imitazione dell’UE dedicata all’IoUT:

Sotto l’acqua, dobbiamo usare lo stesso metodo di comunicazione usato dalle creature marine, cioè i suoni, o comunicazioni acustiche“, dice la Prof Chiara Petrioli, coordinatrice del progetto Sunrise, Università di Roma. (Il sistema di cui parlano nel video si chiama opportunamente “LOON” – “tipo strano”).

Questo articolo del 2018 sul sito International Defense, Security and Technology, parla del progetto SUNRISE in dettaglio:

“L’obiettivo dell’iniziativa europea SUNRISE è quello di fornire gli strumenti mancanti per un monitoraggio ed esplorazione senza precedenti degli ambienti marini, estendendo il concetto di Internet of Things agli ambienti marini. IoUT promette l’esplorazione di petrolio e gas [parlando di sostenibilità], il monitoraggio dei corsi d’acqua e degli ambienti marini, la produzione di energia rinnovabile attraverso le turbine eoliche offshore e l’uso sostenibile delle risorse dell’oceano.

Analogamente all’IoT, si prevede di sviluppare l’Internet militare delle cose (MIOT) che comprende una moltitudine di piattaforme, che vanno dalle navi agli aerei ai veicoli di terra ai sistemi d’arma. L’esercito è anche interessato a costruire l’Internet militare delle cose subacquee (IoUT) per comunicare con veicoli subacquei, navi e sottomarini.

Un sistema di sorveglianza sottomarina non cablato, distribuito e collegato in rete è stato a lungo ricercato e suscita estremo interesse. La Defense Advanced Research Projects Agency [DARPA] ha insistentemente richiesto di identificare i progressi tecnologici che consentiranno sistemi sottomarini completamente integrati e in rete”.

“L’Oceano delle cose” della DARPA

Secondo Forbes DARPA ha “ottenuto un contratto per la prossima fase di sviluppo del suo Ocean of Things (OoT), un progetto per seminare i mari con migliaia di sensori galleggianti, monitorando tutto ciò che passa dagli aerei ai sottomarini“.

Nelle loro stesse parole, “il programma Oceans of Things di DARPA cerca di ottenere il quadro costante della situazione marittima su grandi aree oceaniche distribuendo migliaia di piccoli galleggianti a basso costo che formano una rete distribuita di sensori.

Ogni galleggiante intelligente contiene una serie di sensori disponibili in commercio per raccogliere dati ambientali – come la temperatura della superficie del mare, lo stato del mare e la posizione – così come i dati di attività su navi commerciali, aerei e persino il numero di mammiferi marini che si muovono attraverso l’area. I galleggianti trasmettono periodicamente i dati via satellite a una rete cloud per l’archiviazione e l’analisi in tempo reale”.

Progetto SEANet

Un po’ prima, nel 2018, era stato presentato al pubblico negli Stati Uniti il progetto SEANet, finanziato dalla US National Science foundation, per “sviluppare una piattaforma aperta per la sperimentazione flessibile con sistemi subacquei in rete “.

6G

L’Internet delle cose subacquee è dotato di specifiche tecniche avanzate. Nel 2020, un documento intitolato “Underwater Internet of Things in Smart Ocean: System Architecture and Open Issues” ha descritto lo sviluppo di “oceani intelligenti” come un progetto che richiede “i più recenti sviluppi nei veicoli subacquei autonomi, sensori intelligenti, tecnologie di comunicazione subacquea e protocolli di routing subacqueo.”

Nel 2021, un altro documento, dal titolo elaborato, “Federated Meta Learning Enhanced Acoustic Radio Cooperative Framework for Ocean of Things Underwater Acoustic Communications”, affermava quanto segue:

“La comunicazione wireless di sesta generazione (6G) sarà un’architettura integrata di ‘spazio, aria, terra e mare’. Una delle parti più difficili di questa architettura è l’acquisizione di informazioni subacquee che devono essere trasmess attraverso l’interfaccia tra acqua e aria.

In questo scenario, l’oceano delle cose (OoT) giocherà un ruolo importante, perché può servire come un hub che collega Internet delle cose (IoT) e Internet delle cose subacquee (IoUT). Il dispositivo OoT non solo può raccogliere dati attraverso metodi subacquei, ma può anche utilizzare le frequenze radio via etere.

Per le comunicazioni subacquee, le comunicazioni acustiche subacquee (UWA COMMs) sono il modo più efficace per i dispositivi OoT di scambiare informazioni, ma è sempre afflitto da problemi di spostamento doppler ed errori di sincronizzazione”.

Dati gli effetti noti delle radiazioni wireless, questo è devastante.

Un terribile avvertimento dall’autore di “Arcobaleno invisibile”.

Arthur Firstenberg, il pioneristico autore di “Arcobaleno invisibile“, ha pubblicato un’allarmante e imperdibile panoramica sull’Internet delle cose sommerse.

Egli ritiene che “il singolo e più pressante assalto, che sta distruggendo il pianeta più velocemente, è la tecnologia senza fili. È la più distruttiva in sé, e accelera e coordina tutti gli altri assalti“. Quali sono i tipi di dispositivi necessari per l’Internet of Underwater Things?

sensori e antenne (“nodi”) sul fondo dell’oceano nodi a diverse profondità
nodi in superficie antenne relè a diverse profondità per trasmettere dati verticalmente dal fondo dell’oceano alla superficie dell’oceano, e orizzontalmente tra i nodi
veicoli subacquei autonomi (AUV) veicoli autonomi di superficie (ASV)
robot subacquei boe di superficie senza fili
barche e navi intelligenti sottomarini intelligenti
rive intelligenti

Secondo Arthur Firstenberg, “alcuni dei modem acustici subacquei che vengono commercializzati sono in grado di produrre suoni fino a 202 decibel. Questo equivale a 139 decibel in aria. È come il rumore di un motore di un jet ad una distanza di 100 piedi (30 m.), ed è al di sopra della soglia del dolore negli esseri umani.

Questi modem emettono un suono modulato a frequenze che vanno da 7 a 170 kHz, comprendendo quasi l’intera gamma dell’udito dei delfini, che usano il suono per cacciare e spostarsi“. Egli cita anche un documento sull’impatto dell’inquinamento acustico sulla vita oceanica:

“La maggior parte dei pesci e degli invertebrati usa il suono per le funzioni vitali… Gli impatti del rumore sullo sviluppo includono malformazioni del corpo, maggiore mortalità delle uova o degli immaturi, ritardi nello sviluppo, ritardi nella metamorfosi e nell’insediamento, e tassi di crescita più lenti. Lo zooplancton ha subito un’alta mortalità in presenza di rumore.

Gli impatti anatomici del rumore comportano massicce lesioni interne, danni cellulari a statocisti (organi dell’equilibrio tipici degli invertebrati acquatici, N.d.T.) e neuroni, che causano disorientamento e persino la morte, e perdita dell’udito.

Gli impatti dello stress da rumore non sono rari, tra cui livelli più elevati di ormoni dello stress, maggiore tasso metabolico, assorbimento di ossigeno, output cardiaco, parassiti, irritazione, angoscia e tasso di mortalità, a volte a causa di malattie e cannibalismo; e peggiori condizioni del corpo, minore crescita, peso, consumo di cibo, risposta immunitaria e tassi di riproduzione. Anche l’integrità del DNA era compromessa, così come la fisiologia generale”.

Dov’è la PETA in tutto ciò?

Il ruolo del Forum Economico Mondiale

Ora, vediamo. Data la natura ambiziosa dell’iniziativa distruttiva, il Forum economico mondiale è in agguato sullo sfondo? Certo che lo è! Vi presento il C4IR (“Center for the Fourth Industrial Revolution”) Ocean.

Secondo loro, sono “il primo e unico centro affiliato al C4IR con un mandato globale sull’oceano [ci risiamo con i mandati], un’iniziativa congiunta di Aker Group e del World Economic Forum … Queste sfide su larga scala e sfaccettate richiedono che tutti gli aventi causa nell’oceano lavorino insieme“. E qual è la loro “piattaforma”?

“L’Ocean Data Platform è lo strumento centrale negli sforzi di C4IR Ocean per sbloccare il potere dei dati oceanici. È progettata come un ecosistema digitale globale, open-source e integrato di dati, costruito per pilotare e sostenere nuovi strumenti guidati dai dati per consentire la salute e la produttività dell’oceano.”

Produttività! Produttività! Vedono il bellissimo oceano, la culla della vita, come un trasportatore inanimato da cui estrarre profitti! Ma è ovvio.

A lato, ecco un dettaglio sul gruppo Aker, da Reuters. “La norvegese Aker ASA creerà più valore dall’informatica e dalle attività energetiche a basse emissioni di carbonio nel prossimo decennio che dalle sue tradizionali operazioni di petrolio e gas, ha detto l’investitore miliardario Kjell Inge Roekke.” È tutta una questione di sostenibilità!

Il “Comitato dell’Oceano”

Già che ci siamo, vi presento anche il potente Ocean Panel, “un’iniziativa unica di 14 leader mondiali che stanno lavorando con il governo, le imprese, le istituzioni finanziarie, la comunità scientifica e la società civile per catalizzare e scalare soluzioni audaci e pragmatiche attraverso la politica, la governance, la tecnologia e la finanza per sviluppare infine un programma d’azione per la transizione verso un’economia oceanica sostenibile“. Cosa dicono di se stessi? Naturalmente, si vantano di essere i buoni:

“Migliorando il rapporto dell’umanità con l’oceano, coniugando la salute e la ricchezza dell’oceano, lavorando con diverse parti interessate e sfruttando le ultime conoscenze, l’Ocean Panel mira ad agevolare un futuro migliore e più resiliente per le persone e il pianeta.

Istituito nel settembre 2018, l’Ocean Panel … è l’unico organismo di politica oceanica composto da leader mondiali in servizio con l’autorità necessaria per innescare, amplificare e accelerare l’azione a livello mondiale per le priorità oceaniche.”

Chiamatemi ingenua – ma alle mie orecchie, l’uso ripetuto di un linguaggio confuso, accompagnato da foto toccanti di persone indigene, è un po’ odioso. È stato dimostrato più volte che progetti “sostenibili” come questo tendono a spostare le popolazioni indigene e non servono ad altro che a portare nuovi profitti ai vecchi profittatori.

E a proposito, per concludere, ecco come appare per loro il trattamento “sostenibile” degli oceani, secondo il loro stesso rapporto. Turbine ruggenti. Solo per motivi acustici, direi, fact-check: falso.

Link: https://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2022/02/12/internet-of-underwater-things.aspx?ui=59ed2e7639939da92ff0e3fd8a4becd1e38e467e8312fec7760fac1ab9753aaf&sd=20210422&cid_source=dnl&cid_medium=email&cid_content=art2ReadMore&cid=20220212&mid=DM1112670&rid=1406087929

(Nota del traduttore: come al solito i file sul sito del Dr. Mercola, costantemente soggetto ad attacchi e censura, hanno una permanenza di 48 ore. Come al solito provvediamo a salvarli su disco)

Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

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