Poveri italiani, come siamo messi male

Ieri doveva essere il d-day, con la convergenza su Roma di decine di migliaia di italiani, che grazie alla loro presenza in piazza avrebbero dato la spallata finale alle restrizioni rappresentate dal greenpass.

Invece si sono viste si e no duecento persone che si guardavano intorno, infreddolite, domandandosi se per caso avessero sbagliato indirizzo. Oppure se avessero sbagliato giorno.

Invece l’indirizzo e il giorno erano giusti: hanno solo sbagliato nazione. Nel senso che evidentemente erano convinte di far parte di un popolo che sa riconoscere i problemi collettivi, e capisce quando è il momento di darsi una mossa tutti insieme, prima che questi problemi diventino permanenti. Faceva male vedere due pensionati del nord, che dicevano “abbiamo fatto mille chilometri per venire fin qui, ma non c’è nessuno”.

In fondo abbiamo appena avuto l’esempio dei camionisti canadesi . E’ bastato qualche centinaio di camion che convergessero sulla capitale, Ottawa, e ora in Canada stanno lentamente togliendo restrizioni su tutto il territorio.

Ma da noi le cose sono sempre state diverse: da noi lo spirito di popolo non è mai esistito, e prevale per abitudine il tornaconto personale. In fondo se “io” non ho problemi – dice l’Italicus Medius – problemi veri non ce ne sono.

Il sospetto è che ormai siano talmente tante le persone che hanno ottenuto il greenpass – per vaccinazione o per guarigione – che ciascuno pensa di essersi messo alle spalle i suoi problemi. E a quelli degli altri – pensa sempre il nostro Italicus – ci penserà qualcun altro.

Chi ha gestito questa operazione di psicosi di massa è stato geniale: sapeva benissimo che, da sola, la campagna vaccinale non avrebbe mai avuto successo. Ma nel creare due categorie di cittadini, e nel metterle l’una contro l’altra, hanno comunque raggiunto lo scopo prefisso, utilizzando la maggioranza proprio per schiacciare e isolare la minoranza più riottosa.

Agli altri, a noi, a quei pochi che ancora riescono a vedere un metro oltre l’orizzonte, resterà solo l’amara e sicuramente inutile soddisfazione di dire un giorno “noi l’avevamo detto”. Sai che roba, a questo punto.

Massimo Mazzucco

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