Sono oltre 40 le città italiane dove studenti e studentesse stanno scendendo in piazza, in una mobilitazione nazionale che segue mesi di occupazioni, proteste e manifestazioni, talvolta sfociate in scontri con la polizia.
La data di oggi è anche il frutto di una convergenza pianificata, discussa all’interno dell’assemblea nazionale tenutasi a Roma il 5 e 6 febbraio, che dopo svariati anni ha visto confrontarsi esperienze territoriali studentesche provenienti da ogni angolo dello “stivale”.
Il claim della giornata non lascia scampo a equivoci: “contro il vostro modello di scuola”. Sancisce un solco netto tra chi in questi ultimi anni – in special modo gli ultimi due – ha compiuto scelte politiche che vanno sempre più verso uno schema formativo neoliberale, e quel corpo giovanile che rivendica spazi, protagonismo e una didattica pienamente inclusiva.
Tra i punti che fanno parte della piattaforma rivendicativa unitaria, emerge con forza l’abolizione del PCTO (ex Alternanza Scuola Lavoro), che nelle ultime settimane è costata la vita a due studenti. Ma si parla anche di diritto alla salute mentale, di investimenti nell’edilizia scolastica, di un ripensamento complessivo della scuola anche come spazio di socialità e del ritiro immediato della direttiva Lamorgese che restringe il diritto a manifestare.ù
A Venezia gli studenti e le studentesse hanno risposto all’appello della manifestazione ritrovandosi in Piazzale Cialdini a Mestre. Il presidio si è mosso in corteo per raggiungere l’ufficio scolastico regionale. La sede dell’ex provveditorato è diventata il bersaglio della rabbia di una generazione che ha visto morire di PCTO due ragazzi a distanza di poche settimane.
Uova, fumogeni e torce hanno sanzionato il luogo simbolo di un sistema formativo al collasso, non in grado di provvedere all’istruzione, alla salute e al benessere di milioni di giovani.
A Treviso, la manifestazione è stata arricchita da due iniziative, una contro la repressione con l’attacchinaggio delle foto delle piazze in cui la celere ha cercato in maniera violenta di fermare i cortei. La seconda un flash mob con le rivendicazioni per attuare un altro modello di scuola. Il corpo studentesco chiede l’abolizione del PCTO, la revisione della maturità, lo psicologo gratuito, l’introduzione di una educazione sessuale e ambientale degna di tali nomi.
Gli studenti e le studentesse si sono poi diretti verso il centro sociale per discutere di come continuare le mobilitazioni verso l’otto e lo sciopero climatico globale del 25 marzo.
Un centinaio di studenti e studentesse anche a Schio (VI), dove la manifestazione ha attraversato tutto il centro storico ed è terminata con una partecipata assemblea pubblica in vista delle prossime scadenze.
A Trento circa 200 persone hanno manifestato in centro storico, dopo aver fatto picchetti in numerose scuole. Dopo alcuni momenti di tensione con le forze dell’ordine, la manifestazione è arrivata fin sotto la Provincia, dove in tante e tanti hanno preso in mano il microfono per raccontare la loro esperienza: molti interventi contro la Dad e contro il PCTO, ricordando Lorenzo e Giuseppe. Anche le questioni della salute mentale e del transfemminismo sono state trattate. «Continueremo a scendere in piazza e a mobilitarci per una scuola sicura e un’educazione che ci prepari veramente ad affrontare questo sistema malato».
A Vicenza la manifestazione è partita dalla piazza antistante la sede di Confindustria, dove è stato attaccato uno striscione contro il sistema di scuola-azienda. Prima del corteo c’è stata un’assemblea dove sono emerse le seguenti questioni: «le scuole di Vicenza hanno problemi strutturali e igienici, ci sentiamo oppresse/i dal sistema scolastico, la nostra situazione psicologica è sul lastrico».
Imponente il corteo a Roma: oltre duemila persone si sono ritrovate in Piazza Vittorio e hanno attraversato le vie del centro, chiedendo a gran voce le dimissioni del Ministro Bianchi. La manifestazione si è diretta verso gli uffici del Distretto Scolastico, dove la polizia è intervenuta bloccando sia la testa che la coda.
In migliaia a Milano, che da Largo Cairoli si sono diretti verso Piazza Fontana. La manifestazione ha avuto come tema anche quello della guerra, con lo striscione “make school, not war”. Lungo il percorso lanci di uova e vernice contro le sedi di JP Morgan e della Banca Popolare di Lodi.
Tensioni a Torino davanti alla sede di Confindustria, dove la polizia ha respinto a manganellate il tentativo di studenti e studentesse di avvicinarsi all’ingresso.
A Napoli duemila persone in corteo: mani sporche di vernice rossa hanno imbrattato la sede dell’Ufficio Scolastico Regionale e quella del Pd.
In centinaia anche a Cosenza, dove la manifestazione ha avuto come tema lo “stop alle molestie a scuola”, ed è stata promossa dal Liceo Valentini-Majorana di Castrolibero (provincia di Cosenza), occupato la scorsa settimana da centinaia di studenti e studentesse che protestavano contro una serie di molestie sessuali che sarebbero avvenute dentro la scuola. Il tutto dopo la denuncia fatta pubblicamente da una ex studentessa (ora 21enne) alla fine di gennaio, che ha raccontato a vari quotidiani e sui social network di essere stata vittima di molestie da parte di un insegnante quando era al primo anno di liceo.
Corteo pomeridiano a Padova nel centro storico, partito dalla Prefettura e passato da Piazza delle Erbe e dal “Liston”. Dal Palazzo della Regione è stato calato un gigantesco striscione con su scritto claim della giornata, mentre sotto Palazzo Moroni, sede del Comune, è stato inscenato un cacerolazo: «un minuto di silenzio non ci basta più, facciamo un minuto di rumore per ricordare Lorenzo e Giuseppe!».