Il consumo di bevande contenenti caffeina commercializzate per aumentare l’energia, ridurre la stanchezza e migliorare la concentrazione (mi riferisco, ad esempio, a un noto marchio che “ti mette le ali”, ma non solo) è sempre più diffuso tra adolescenti e bambini. Non di rado i giovani vi ricorrono anche per accrescere le prestazioni sportive.
Considerato che una bevanda energetica media da 250 ml contiene una quantità di caffeina simile a un espresso da 60 ml – oltre a ulteriori ingredienti potenzialmente attivi, come guaranà e taurina, e più zucchero rispetto ad altre bevande analcoliche – si può facilmente comprendere come organismi delicati in fase di sviluppo possano essere più a rischio di effetti negativi rispetto agli adulti.
La conferma arriva anche da un recente studio pubblicato sul British Medical Journal secondo il quale, se bevute regolarmente, tali bibite sono in grado di provocare disturbi della salute e del comportamento.
Le conseguenze maggiormente riscontrabili possono essere fisiche (es. mal di testa, aumento della pressione sanguigna, palpitazioni cardiache, dolori di stomaco, problemi di sonno, vertigini), psicologiche (es. ansia, depressione, irritabilità, rabbia, aumento dell’iperattività e della disattenzione) e comportamentali (ricerca di sensazioni forti, comportamenti autolesionistici o suicidi, consumo di alcol, fumo).
Nel Regno Unito, le avvertenze, rivolte ai bambini e alle donne in gravidanza, sono obbligatorie sulla confezione per le bevande che contengono oltre 150 mg/L di caffeina e alcune organizzazioni professionali hanno suggerito di vietare del tutto le vendite ai minori.
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VB