In piazza contro chi fa la guerra, chi la prepara, chi la desidera

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Foto: Rete Italiana Pace e disarmo

Sabato 5 marzo la Rete Italiana Pace e Disarmo chiama tutte e tutti a una manifestazione nazionale a Roma contro la guerra. Dobbiamo esserci tutte e tutti, dobbiamo riempire le piazze della città con i nostri corpi, i nostri cuori e le voci di chi è da sempre contro la guerra senza se e senza ma.

“Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi…per gli interessi di persone che si conoscono ma che non si uccidono” diceva Pablo Neruda. E’ ciò a cui assistiamo anche oggi in Ucraina, con l’ennesimo carico di morti, feriti, terrore e distruzione e le centinaia di migliaia di persone che fuggono disperatamente dal loro Paese.

Dobbiamo esserci contro chi fa la guerra. L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo e del governo di Putin è totalmente inaccettabile. Va fermata subito, le truppe russe devono rientrare immediatamente nei propri confini. Su questo non ci possono essere ambiguità e chi pensa ancora che “il nemico del mio nemico è mio amico”, arrampicandosi sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile, continua a non capire nulla della storia e del presente.

Dobbiamo esserci contro chi ha preparato la guerra. Nonostante ripetute dichiarazioni pubbliche e documenti ufficiali desecretati che dichiaravano l’impegno dei leader dei paesi occidentali a non estendere la NATO verso est “nemmeno di un pollice” (dichiarazione nel 1990 del Segretario di Stato Usa, Joseph Baker, all’allora Presidente sovietico Gorbaciov), tra il 2004 e il 2020 l’alleanza militare atlantica è passata da 16 a 30 Paesi membri, schierando armamenti offensivi in Romania, Polonia e nei Paesi Baltici, ai confini con la Russia. Anche su questo, non possono esserci ambiguità e i governi che oggi parlano di pace e democrazia contrapposte all’autoritarismo e all’oligarchia dovrebbero avere il coraggio di guardarsi allo specchio.

Dobbiamo esserci contro chi la guerra la desidera. Come leggere altrimenti il decreto approvato ieri dal governo Draghi, che stabilisce un nuovo stato di emergenza sino al 31 dicembre 2022, si appresta ad inviare armi e mezzi militari all’Ucraina, spazza via qualsiasi transizione ecologica riaprendo centrali a carbone e a olio combustibile? Sarebbe questo il fondamentale apporto del nostro Paese al ripristino della pace e della diplomazia?

Dobbiamo esserci per stare a fianco dei popoli ucraino e russo che non vogliono nessuna guerra, ma solo una vita dignitosa, e avendo nel cuore le pacifiste e i pacifisti russi, arrestati a migliaia, che continuano a scendere in piazza contro il loro governo.

Dobbiamo esserci per disertare la cultura della guerra, trasversale all’arco parlamentare, che ci vorrebbe arruolare per poterci silenziare, per abituarci a vivere nel pensiero unico del mercato e del dominio, per farci considerare normale che esistano vite degne e vite da scarto.

Dobbiamo esserci per dire a gran voce che un modello sociale capace solo di generare crisi eco-climatica, diseguaglianza sociale, pandemia e guerra va dichiarato insostenibile e radicalmente trasformato per garantire vita, dignità e futuro agli abitanti del pianeta.

É tempo di cura, non di profitti e di guerra.

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