L’appello di Minds for One Health: «Dal governo occorre risposta diversa a emergenza energetica»

Riportiamo l’appello diffuso dagli scienziati del gruppo Minds for One Health.

«Il gruppo Minds for One Health (M4OH) riunisce attualmente oltre quaranta esperti di diverse discipline accomunate dalle finalità di protezione degli ecosistemi, dell’ambiente in cui viviamo, della salute umana e degli organismi viventi.

Alla luce di quanto sta avvenendo a livello internazionale, gli esperti del gruppo hanno deciso di promuovere un documento che indica al Governo italiano una strada diversa da percorrere per far fronte all’emergenza energetica globale.

Premesso che:

– Gli attuali eventi bellici hanno generato un aumento dei costi dell’energia che rischiano di mettere in ginocchio il sistema economico Italiano che dipende pesantemente dalle importazioni di combustibili fossili.

– Il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico si alimentano a vicenda e comportano effetti insostenibili su sistemi ecologici e salute umana. L’esposizione a inquinamento e sostanze chimiche tossiche causa ogni anno almeno nove milioni di morti premature, il doppio del numero causato dalla pandemia di Covid-19 durante i suoi primi 18 mesi. [1]   Gli sforzi per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 ºC sono insufficienti ad attenuare gli effetti del cambiamento climatico che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo; è riconosciuto che superando questo livello di riscaldamento si determineranno ulteriori gravi impatti, alcuni dei quali saranno irreversibili (IPCC: Cambiamento climatico 2022).[2]

Considerato che:

Questo bilancio pesantissimo in termini di danni per la salute umana, il lavoro, l’economia e la stabilità della vita sulla terra che si sovrappone a quello della guerra reale in corso in Ucraina che con le cause dell’inquinamento e del cambiamento climatico ha strettissimi collegamenti (vedi approvvigionamento di fonti fossili).

Riteniamo che:

La risposta complessiva non possa che passare da misure straordinarie che riducano da subito la dipendenza dell’Italia dalle importazioni e dall’uso dei combustibili fossili, come pure riducano l’inquinamento e i fenomeni meteorologici estremi che colpiscono il nostro paese.

Indichiamo tre soluzioni da percorrere immediatamente:

–    Accelerare il passaggio verso le energie alternative (in particolare solare, eolico, mini-eolico, geotermico a bassa entalpia, mini idroelettrico etc.) favorendo il decentramento, l’autosufficienza energetica delle città e le comunità energetiche, con l’obiettivo realistico di raggiungere il 100% di produzione pulita ben prima del 2050. Per questo vanno definiti e omogeneizzati prioritariamente criteri e procedure per l’installazione di pannelli solari e aerogeneratori (pale eoliche) rispettando il paesaggio, non iniziando dalle installazioni a terra che sottraggono suolo alla produzione di cibo e supportando le amministrazioni locali nel reperimento di tetti e superfici impermeabili/artificiali adatte.

–    Adottare un Piano emergenziale straordinario di misure per il risparmio energetico.  Il concetto di sufficienza (sobrietè) è stato inserito nei Piani di transizione ecologica di diversi Paesi su un piano di parità con l’efficienza energetica.  Queste misure, di cui l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha valutato l’effetto sull’uso dell’energia tra il 2020 e il 2030, sono ritenuti capaci di ridurre l’uso dell’energia in quantità pari a quella offerta dall’efficienza tecnologica. In generale si stima che la domanda di energia finale si possa ridurre del 40% rispetto all’uso attuale. La stessa Agenzia IEA documenta esperienze (per es. Giappone Fukushima dopo l’incidente) che mostrano come in una situazione di emergenza si possa fare un piano straordinario di riduzione dei consumi, la prima fondamentale fonte energetica che abbiamo a disposizione da subito.

–    Accelerare il passaggio a forme di mobilità urbana a zero domanda di energia (ciclabilità e pedonalità nelle città). Le città italiane continuano a non investire nella transizione del traffico interno da automobilistico a ciclabile/pedonale lasciando così elevata la dipendenza energetica interna in un settore dove si può ottenere un ampio margine di miglioramento. La ripartizione modale sulla componente mobilità attiva (bicicletta, piedi, micro mobilità) rimane eccessivamente bassa da oltre 20 anni (3-4%; ISFORT, 2021) ed è addirittura peggiorata dal 2018 (-8,8%) a favore dell’auto (+7,1%). Un andamento opposto a quello di molte altre città europee.

Questo Piano deve coinvolge tutti – i governi, il settore privato, la società civile – lavorando congiuntamente per dare priorità alla riduzione del rischio, oltre che all’equità.

Alla luce delle conoscenze disponibili e degli impegni presi riteniamo antiscientifico e molto pericoloso riproporre misure (carbone, petrolio, gas o biomasse su larga scala) che vanno nella direzione di un ulteriore aumento del carico di malattia e di peggioramento della crisi climatica.

Finché non ci libereremo dalle fonti fossili non risolveremo mai il problema e “saranno una condanna che ci infliggiamo da soli” come ha di recente scritto il Prof. Armaroli del CNR.

Chiunque non valuti le conseguenze di queste scelte dovrà rispondere degli eccessi di mortalità e carico di malattie che ne deriveranno e dell’innesco di effetti climatici irreversibili. Riteniamo che la risposta complessiva non possa che passare da misure straordinarie, le quali riducano da subito la dipendenza dell’Italia dalle importazioni e dall’uso dei combustibili fossili, come pure riducano l’inquinamento e i fenomeni meteorologici estremi che colpiscono il nostro paese.

La transizione basata su fonti fossili, che abbiamo criticato in fase di stesura del PNRR, si rivela oggi ancora più fallace e la dipendenza energetica foriera di conflitti, come mostra l’inaccettabile invasione russa dell’Ucraina.

Pertanto, dobbiamo accentuare la strategia alternativa più dolce e rispettosa degli equilibri ecologici, partendo da misure di risparmio, efficientamento ed uso di rinnovabili, già immediatamente fattibili.

I firmatari del documento:

Simona Agger (architetto, SIAIS e HCWH)
Carla Ancona (epidemiologa, Dip.Epidemiologia SSR Lazio)
Ugo Bardi (docente, Università di Firenze)
Giulio Betti (meteorologo, LAMMA-IBE/CNR)
Paolo Barberi (agronomo, Scuola Superiore Sant’Anna)
Fabrizio Bianchi (epidemiologo, CNR)
Annibale Biggeri (biostatistico, Università di Padova)  
Lucia Bisceglia (epidemiologa, presidente Associazione Italiana Epidemiologia)
Antonio Bonaldi (medico, Slow Medicine)
Mario Carmelo Cirillo (ingegnere, già ISPRA)
Liliana Cori (comunicatrice, CNR)
Paolo Crosignani (epidemiologo dei tumori, ISDE)
Daniela D’Alessandro (medico, La Sapienza UNI Roma)
Gianluigi De Gennaro (chimico, UNI Bari)
Aldo Di Benedetto (medico, già Ministero Salute)
Agostino Di Ciaula (medico, presidente comitato scientifico ISDE)
Francesco Forastiere (epidemiologo, CNR)
Andrea Gardini (medico, Slow Medicine)
Claudio Gianotti (medico, ISDE Giovani)
Paolo Lauriola (medico, RIMSA-ISDE-FNOMCEO)
Carmine Ciro Lombardi (chimico e tecnologo farmacologo, UNI Tor Vergata Roma)
Antonio Manto (Pontificia Università Lateranense)
Alberto Mantovani (tossicologo, ISS)
Luca Mercalli (meteorologo, presidente Società Meteorologica Italiana)
Lucia Miligi (epidemiologa, ISPRO FI)
Eduardo Missoni (medico, docente di salute globale)
Luigi Montano (medico, EcoFoodFertility)
Vitalia Murgia (medico, CESPER e ISDE)
Francesca Pacchierotti (biologa, già ENEA)
Lorenzo Pagliano (docente, Politecnico di Milano)
Daniela Pedrini (ingegnere, Presidente SIAIS e Presidente IFHE)
Maria Grazia Petronio (medico di sanità pubblica, UNI Pisa) – coordinatrice del gruppo M4OH
Pietro Paris (ingegnere, ISPRA)
Antonio Pileggi (avvocato, docente UNI Tor Vergata Roma)
Paolo Pileri (docente, Politecnico Milano)
Francesco Romizi (giornalista, ISDE)
Roberto Romizi (medico, Presidente ISDE)
Marco Talluri (giornalista scientifico, già ARPA Toscana)
Gianni Tamino (biologo, già UNI Padova)
Mauro Valiani (medico del lavoro)
Sandra Vernero (medico, Presidente Slow Medicine)
Giovanni Viegi (pneumologo ed epidemiologo, CNR)
Maria Angela Vigotti (Epidemiologa, già presidente AIE)
Paolo Vineis (epidemiologo, Imperial College London)
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Letture utili

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«Puntare sulla tutela e sul ripristino ambientale, sul recupero delle risorse, sul risparmio energetico e idrico, sull’efficienza energetica e sull’uso di energie rinnovabili è già di per sé un preciso e chiaro piano di intervento politico, sociale, occupazionale ed economico – si legge nell’introduzione – Lavorare in questa direzione garantisce vantaggi e ritorni da ogni punto di vista e coinvolgendo tutti i cittadini si possono avere risultati estremamente positivi, fino all’azzeramento delle emissioni climalteranti in un tempo breve. Gli elementi fondamentali di un’azione del genere sono tutti presenti: economia, lavoro e ambiente, quindi di conseguenza tutela della salute, e devono essere veicolati all’interno di valori che guardano anche alle future generazioni per la costruzione di un autentico benessere».

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