“Ni Macron, ni Le Pen” è uno degli slogan gridati alle manifestazioni organizzate a Parigi da vari movimenti nei giorni che precedono il secondo turno delle presidenziali francesi.
A dare il via a queste proteste è stata l’occupazione della Sorbona da parte di centinaia di studentesse e studenti. Dopo il 1968 e il 2006 questa è la terza volta che il prestigioso ateneo viene occupato ed emerge una posizione chiara e forte contro il panorama politico istituzionale francese. La protesta è iniziata mercoledì 13 aprile per denunciare l’assenza nei programmi dei due candidati all’Eliseo di temi ambientali e sociali, e in generale di questioni che toccano il mondo giovanile. «Sono anni che protestiamo, non siamo ascoltati, non ci riconosciamo in quello che le istituzioni ci propongono. Bloccare l’università è il nostro unico mezzo di pressione» si legge in uno dei comunicati che danno inizio all’occupazione.
Dopo vari confronti e assemblee pubbliche gli studenti sono stati obbligati dalle forze dell’ordine ad evacuare l’edificio. Giovedì la polizia ha circondato la Sorbona e blindato le strade limitrofe. La protesta si è spostata fuori e in serata è arrivata la decisione di lasciare l’università, avvenuta solo successivamente ad un’ulteriore consultazione nella quale è stato messo ai voti come continuare la lotta in altri modi.
Appena lasciata la sede universitaria alcuni manifestanti sono stati fermati mentre altri subivano cariche da parte dei poliziotti. Ha fatto molto scalpore il video girato da 40 studenti – tra cui alcuni minorenni – che per diverse ore sono stati letteralmente sequestrati dalla polizia all’interno dell’università. “L’occupazione è finita ma la lotta non si fermerà”: così gli studenti hanno scritto nel comunicato pubblicato dopo aver lasciato l’università.
Le proteste infatti sono proseguite sabato 16 aprile. Un corteo che ha mobilitato migliaia di persone è partito da Place de la Nation ed è terminato in Place della République. Anche in questa occasione sono mancati gli scontri con la polizia con quest’ultima che ha trasformato la piazza in un palcoscenico di violenza, ma ha dovuto assistere ad una resistenza strada per strada, che ci riporta indietro alle manifestazioni dei gilets jaunes di alcuni anni fa. Purtroppo si sono contati numerosi feriti e arresti tra i manifestanti.
Da Parigi a Nancy la grande partecipazione ai cortei di sabato scorso manda un segnale chiaro: oltre ai due candidati alle presidenziali nel Paese esiste un’altra opzione politica, che questa volta viene dai movimenti giovanili e studenteschi. Il rifiuto della “vecchia politica” e la forte volontà di voler cambiare il futuro, ormai più che prossimo, sono tra i punti cardine di questa nuova generazione. Una generazione che in gran parte non ha vissuto direttamente gli ultimi grandi cicli di movimentazione sociale in Francia, ma che vive nella consapevolezza di un presente e un futuro non ancora scritti.