Dal libro “ONU: gioco al massacro” di Franco AdessaApril 22, 2022
Nel 1965, il presidente degli USA, Lyndon Baines Johnson, dichiarava che 5 dollari investiti nel controllo della popolazione valevano quanto 100 dollari investiti nello sviluppo economico.
Nixon il 18 luglio 1969 in un messaggio al Congresso sulla popolazione, sottolineava: «Crediamo che le Nazioni Unite (…) dovranno prendere l’iniziativa di reagire contro la crescita della popolazione mondiale. Gli Stati Uniti collaboreranno interamente ai loro programmi in questo senso. Sono fortemente impressionato dalla forza del recente rapporto, prodotto dal gruppo di specialisti dell’Associazione delle Nazioni Unite, di cui John Davidson Rockefeller III è il presidente».
Nel 1970, l’Amministrazione Nixon emise una direttiva che chiedeva una serie di studi per la diminuzione della popolazione mondiale.
Il 24 aprile 1974, venne pubblicato, con la firma di Henry Kissinger, il NSSM-200: “National Security Study Memorandum 200” (Implications of Worldwide Population Growth for US Security and Overseas Interests) che venne indirizzato, tra l’altro, al presidente americano Gerald Ford, ai Ministeri della Difesa, dell’Agricoltura, al Direttore della CIA e agli amministratori della AID (Agency for International Development). Il “Memorandum” è «(…) uno studio sull’impatto della crescita della popolazione mondiale sugli interessi strategici esteri americani. (…) (e) mette a fuoco le implicazioni politiche ed economiche internazionali della crescita della popolazione, più che (i relativi) aspetti ecologici, sociologici o di altra natura»(1).
Il 16 ottobre 1975, il Memorandum viene inviato al Presidente Ford, insieme a raccomandazioni confidenziali di Henry Kissinger, che incoraggiavano il Presidente a prendere una decisione sulla necessità «della leadership degli Stati Uniti sulle questioni concernenti la popolazione mondiale».
Questo cinico documento, che apertamente riconosce la relazione esistente tra la potenza politico-economico-militare di una nazione e il suo incremento demografico, in piena malafede, propone lo spopolamento di intere nazioni come unica soluzione in grado di mantenere i privilegi americani nel commercio di materiali strategici per il settore industriale e di conservare la supremazia militare americana. La crescita demografica di questi paesi viene additata come il peggior nemico da combattere con determinazione e con ogni mezzo! Lo studio sottolinea il pericolo, rappresentato dal crescente ruolo politico e strategico, sulla scena mondiale, delle nazioni più popolose del pianeta, e fornisce un elenco di questi paesi ai quali gli Stati Uniti devono dedicare una particolare attenzione; essi sono: India, Bangladesh, Pakistan, Nigeria, Messico, Indonesia, Brasile, Filippine, Thailandia, Egitto, Turchia, Etiopia, Colombia.
Agli elevati costi in aiuti economici, indispensabili per aumentare la produzione agricola dei paesi popolosi, viene fornita questa alternativa: «una serie di disastri nei raccolti potrebbe trasformare alcune di queste nazioni (in via di sviluppo) in casi di malthusianesimo classico, con carestie che potrebbero coinvolgere milioni di persone».
Il Rapporto, pur riconoscendo storicamente che le nazioni in fase di industrializzazione sono accompagnate da un desiderabile incremento demografico: «...la loro popolazione, generalmente, subisce una fase di rapida crescita demografica…dovuta alla relativa facilità nell’applicazione di politiche sanitarie che determinano un declino della mortalità, mentre il tasso delle nascite rimane alto», insiste sulla politica di spopolamento, giustificandola con queste parole: «dal punto di vista degli interessi americani, la riduzione delle richieste di cibo dei paesi in via di sviluppo (dovuta alla limitazione della crescita demografica) è vantaggiosa (perché questo) riduce solo le loro richieste di aiuti economici, mentre non intacca lo scambio commerciale»(2)
Il Memorandum riporta il “problema della resistenza delle Nazioni in via di sviluppo” ai piani di riduzione della popolazione, contenuti nel “World Population Conference Plan Action“, presentato alla Conferenza Mondiale sulla Popolazione di Bucarest, nell’agosto del 1974, lamentando i cinque tremendi attacchi dell’Algeria, con l’appoggio di diversi paesi africani; dell’Argentina, sostenuta dall’Uruguay, Brasile, Perù e, più limitatamente, da altri paesi latino-americani; del gruppo dell’Europa dell’Est (meno la Romania); della Repubblica Popolare Cinese e della Santa Sede.
Il Memorandum sottolinea la necessità di applicare pressioni sui governi stranieri e sui loro leaders, in modo sottile ed efficace, al fine di erodere queste opinioni e queste resistenze, offrendo anche la collaborazione del Governo americano alle Organizzazioni dell’ONU, quali: OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), UNFPA (Fondo per le Attività sulla Popolazione delle Nazioni Unite), Banca Mondiale e UNICEF, in altre attività che includono anche la pianificazione familiare.
Un’altra direttiva del “Memorandum” richiede che gli Stati Uniti si occupino di programmi di familiarizzazione di questi obiettivi di contenimento e di riduzione della popolazione dei paesi in via di sviluppo, da tenere presso la sede centrale delle Nazioni Unite a New York, e indirizzati a ministri, ad alti incaricati governativi, a responsabili politici ed altri leaders privati che abbiano una certa influenza sull’opinione pubblica.
Nello studio, viene previsto anche il ruolo della Banca Mondiale che, con le sue risorse e con la sua stretta collaborazione con agenzie dell’ONU, quali la AID (Agency for Intemational Development) e la UNFPA (Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite), potrebbe promuovere, con efficacia, l’accettazione di queste politiche anti-demografiche presso i responsabili dei paesi in via di sviluppo.
Dopo aver individuato il pericolo di determinati paesi popolosi e ricchi di materie prime, perché, in futuro, “capaci di sostenere un’espansione demografica”, il “Memorandum” indica le linee d’azione per indurre queste popolazioni ad accettare un cambiamento radicale di mentalità e imporre il modello della famiglia ridotta e quello di società a basso tasso di natalità.
Il documento espone al Presidente degli Stati Uniti e al Segretario di Stato il problema della crescita della popolazione come una questione di estrema importanza, raccomandando loro l’obiettivo strategico di ridurre drasticamente i tassi di fertilità nel terzo mondo.
Nulla viene escluso per ottenere i risultati desiderati: viene raccomandato il trasferimento della “tecnologia contraccettiva”, la sterilizzazione, l’aborto, il condizionamento della popolazione e dei leaders politici; viene persino consigliato l’uso di propaganda da trasmettere nel mondo, via satellite. Tutto questo – viene suggerito – dovrà essere fatto in modo sottile senza rischiare di suscitare reazioni ed opposizioni, scegliendo la strada del propagandare più i benefici della riduzione della popolazione, quali la libertà di scelta individuale, l’assistenza sanitaria e lo sviluppo economico dei paesi più poveri, che i lati negativi.
Se tutto questo non bastasse, si prospetta anche che gli aiuti economici e il cibo dovranno essere condizionati all’impegno, dimostrato dal paese richiedente, sul fronte della riduzione del tasso di fertilità interno!
Il documento include, infine, una breve analisi sugli aspetti razziali, etnici, culturali e religiosi che possono portare a conflitti e a rivoluzioni politiche. In modo particolare, dove la densità demografica non sia rilevante, viene esaminata la capacità di destabilizzazione del diverso tasso di crescita demografica dei diversi gruppi etnici: «Pertanto, differenze nel tasso di crescita di queste popolazioni possono esercitare un ruolo determinante nel causare cambiamenti politici e conflitti, laddove la densità demografica, la “sovrappopolazione” di cui si parla, sia molto meno importante» 99.
Il 26 novembre 1975, le raccomandazioni politiche del “Memorandum 200”, insieme ai suggerimenti proposti da Kissinger, vennero accolti dall’Amministrazione americana. Lo spopolamento di intere nazioni della terra entrava, così, a far parte della politica estera degli Stati Uniti! A firmare e a ufficializzare questo atto era stato il Direttore del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, e intimo di Kissinger, Brent Scowcroft. Subito dopo, Kissinger creava lo “Office of Population Affairs”, presso il Dipartimento di Stato, e lo “Ad Hoc Group on Population Policy”, presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale, per la messa in atto delle politiche genocide proposte dal “Memorandum 200”.
Quattro decenni dopo, NSSM-200 rimane un documento fondamentale sul controllo della popolazione emesso e attuato dal governo degli Stati Uniti. Continua quindi a rappresentare la politica ufficiale degli Stati Uniti sul controllo della popolazione.
Nel 1996 le “nazioni sviluppate” del mondo hanno donato 2,2 miliardi di dollari per attività di controllo della popolazione. Quel numero è più che quadruplicato a 10,1 miliardi di dollari nel 2013, per un totale di 102,2 miliardi di dollari nel periodo 1996-2013. Quasi la metà di questi soldi, pari a 50 miliardi di dollari, è stata “donata” dagli Stati Uniti.
Il 63% di questo denaro va nella denatalità e nel controllo la popolazione dell’Africa, il continente – guarda caso – con le maggiori risorse minerarie del globo.
Tale somma NON ha migliorato il tenore di vita delle persone, anzi. Questi 100 miliardi di dollari hanno trasformato le grandi famiglie povere in piccole famiglie povere, se invece fosse stato riversato in un vero sviluppo economico (strade, sanità, acqua, scuole, elettrificazione e attrezzature per l’agricoltura) avrebbe veramente potuto migliorare le condizioni di vita.
Ma ovviamente lo scopo era ed è un altro!
NSSM 200 non è mai stato abrogato. Rappresenta ancora la posizione formale del governo degli Stati Uniti sulle questioni demografiche.
Note:
(1) Summary of National Security Study Memorandum 200
(2) Idem