Buttate fuori dalla porta – quella del bacino di San Marco -, le Grandi Navi sono rientrate dalla finestra – quella dei cinque approdi “provvisori” di Marghera e terraferma. Ma, sempre e comunque, dentro una laguna che non è fatta per il gigantismo navale rimangono. I due decreti legislativi e le sentenze della magistratura hanno sottolineato l’incompatibilità di queste enormi “villaggi turistici galleggianti” con il delicato sistema idrogeologico della Laguna, sposando le tesi sostenute dagli ambientalisti in oltre un decennio di lotte.
Come se non bastasse, i recenti incidenti avvenuti alle navi da crociera dirette a Marghera – incidenti più che prevedibili in quanto il canale dei Petroli non ha la larghezza sufficiente a governare lo scarroccio della nave in caso di vento sostenuto – dovrebbe aver dimostrato ancora una volta che il gigantismo navale ha chiuso con la laguna. Sembra che se ne siano resi conto le stesse compagnie di navigazione i cui amministratori hanno dichiarato in un articolo del Sole24ore che sono intenzionati ad escludere Venezia dagli itinerari delle loro crociere. Non è certo una presa posizione, la loro, dettata da motivazioni di tutela ambientale, quanto dalla semplice constatazione che un conto è accogliere i turisti alla Stazione Marittima di Venezia e fargli far passerella davanti a San Marco, ed un altro dirottarli a Marghera lungo il canale dei Petroli col serio rischio di finire in secca al primo sventolare di scirocco!
Eppure, la battaglia non è ancora vinta perché la strada delle “soluzioni provvisorie” ha stimolato gli interessi speculativi su queste aree di attracco ed hanno messo in moto finanziamenti da milioni di euro. E così, invece di pensare ad alternative praticabili che vagano le navi fuori della laguna ecco che nel dibattito politico appaiono soluzioni che sono peggiori del male: scavare altri canali, allargare quelli esistenti, realizzare grande strutture di attracco in aree che da decenni attendono, a contrario, progetti di bonifica.
Proprio per questo il comitato Grandi Navi ha indetto una “due giorni” di mobilitazione ed ha annunciato un esposto alla Procura contro queste soluzioni “provvisorie “ che minacciano di diventare definitive e di trasformare la laguna in un “porto diffuso”. Venerdì pomeriggio, in mezzo al campo San Tomà (non c’è da pensare che il Comune conceda una sala ai No Navi) si è svolta una partecipata assemblea cittadina in cui è stato ribadito che la soluzione al problema delle Grandi Navi, oggi come dieci anni fa, è sempre la stessa: devono starsene fuori dalla laguna.
Oggi, il comitato ha organizzato una “barcheggiata” verso l’approdo “provvisorio” (continuiamo a scrivere il termine virgolettato) di Fusina.
“Questa soluzione dovrebbe essere temporanea – hanno dichiarato gli ambientalisti -, ma a guardare quanti soldi si stanno investendo per sistemare tali aree e banchine sembrerebbe il contrario, nonostante nei giorni scorsi abbiamo visto quanti disagi e problematiche implica attraccare a Porto Marghera. Ma anche Marghera è Laguna e noi le navi le vogliamo fuori da tutta la Laguna”.