di Antonio De Lellis, Cadtm Italia*
*articolo pubblicato su il manifesto del 14 maggio 2022 per la rubrica Nuova finanza pubblica
É di tutta evidenza che la guerra, già disseminata in varie parti del mondo, è solo un modo particolare di promuovere i conflitti in un sistema di dominio come quello neoliberista. Ma le guerre ci sono state sempre anche al di fuori del sistema economico attuale. Quindi cos’è che genera la guerra? Ad esempio la sete di potere, l’espansione degli imperi, il metodo della sopraffazione come strumento di regolazione dei conflitti. A ben guardare nel nostro sistema dominante esiste una multiconflittualità a livelli di sopraffazione e annientamento, ad esempio, verso i migranti, i profughi, i poveri, le donne. Se guardiamo attentamente l’epilogo dei principali conflitti armati, essi si estinguono o per vittoria sul campo, o per stanchezza o per esaurimento di risorse economiche da destinare ai medesimi. Una combinazione degli stessi è quasi sempre presente.
Alimentare un conflitto come quello che si svolge in Ucraina è senza dubbio possibile se continuiamo a credere che qualcuno vincerà, a finanziare Putin con l’acquisto dei suoi idrocarburi e se diamo armi all’esercito ucraino. Che è il triplo prezzo che noi tutti paghiamo. In termini di riarmo diretto, con il 2% del Pil, indiretto, armando l’Ucraina, e finanziando anche il riarmo della Federazione Russa attraverso le ingenti risorse che trasferiamo per acquisto di gas e petrolio. Ogni guerra però ha il suo retroterra finanziario. Se il sistema finanziario ci guadagna la guerra continuerà.
Volete un esempio? Secondo le ultime stime della FAO, emesse l’8 aprile, cioè dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il rapporto tra stock e utilizzo di cereali diminuirà solo marginalmente nel 2021-2022. La produzione mondiale di cereali, infatti, aumenterà da 2,78 miliardi di tonnellate nel 2020-2021 a 2,8 miliardi di tonnellate nel 2021-2022. Anche la produzione stimata di grano per il 2021-2022 è diminuita solo marginalmente da 776,6 milioni di tonnellate nel 2020-2021 a 776,5 milioni di tonnellate. Quindi, proprio come nel 2008, l’entità dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari non può essere spiegata da carenze nell’offerta di cibo, ma dalla speculazione finanziaria.
La situazione della sicurezza alimentare questa volta è peggiore di quella del 2008. Perché insieme all’aumento dei prezzi del cibo, nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo si verificano crolli dei mezzi di sussistenza e dei salari. Persone con redditi monetari più bassi che devono affrontare prezzi ancora più alti. A peggiorare le cose, i picchi dei prezzi alimentari stanno arrivando in un momento in cui l’economia globale ha sofferto negli ultimi due anni. Dopo la crisi del 2008 c’è stato il sostegno pubblico e politico alla riforma dei mercati delle materie prime. Sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea, i legislatori hanno approvato leggi che miravano a combattere la speculazione eccessiva. Ma su entrambe le sponde dell’Atlantico, le autorità di regolamentazione non sono riuscite a emanare le regole di cui erano state incaricate.
Negli Stati Uniti, il Dodd Frank Act ha introdotto “limiti di posizione” sui contratti che potrebbero essere detenuti da singoli trader e classi di trader, come gli speculatori di indici. Ma l’International Swaps and Derivatives Association (ISDA), un gruppo di lobby i cui membri includevano Goldman Sachs, Bank of America e Deutsche Bank, ha intentato una causa con successo contro la commissione che le ha impedito di introdurre i limiti previsti. E’ stato provato che l’ISDA ha fatto pressioni sull’autorità di regolamentazione europea ESMA per indebolire regole simili in fase di elaborazione nell’UE.
Finché la guerra arricchirà i fondi finanziari, continuerà, anche se si scommette sulla distruzione, sull’annientamento fisico, sull’ulteriore alterazione del clima e soprattutto sulla fame che a breve incendierà gran parte delle aree che affacciano sul Mediterraneo. L’Italia ha una strategia di uscita da una guerra ben più ampia di quella in Ucraina?