Un contributo a cura del Gruppo Economia (*)
La questione abitativa è un tema centrale nell’agenda di ogni istituzione chiamata a governare i fenomeni sociali. La qualità della vita di ogni persona dipende in misura importante dalle condizioni del proprio alloggio. La casa ha un altissimo valore simbolico, materiale e spirituale per ciascun essere umano e rappresenta uno dei diritti umani fondamentali. L’acquisto o l’affitto della casa assorbe una quota centrale del bilancio di molte famiglie, e il settore immobiliare rappresenta una delle principali forme di investimento finanziario e, ahimè, anche di speculazione. Ragionando in termini collettivi, il discorso sulla casa coinvolge questioni legate all’urbanistica e all’organizzazione spaziale della popolazione sul territorio, nonché questioni di carattere ambientale, come il consumo di suolo, di acqua e di energia. Quali riflessioni si possono e si debbono fare intorno alla questione abitativa nell’ottica di un percorso di decrescita felice?
1 . DIRITTO ALLA CASA
La decrescita è “felice” quando garantisce ai tutti il benessere e quando persegue la giustizia sociale. L’organizzazione della società decrescente deve dunque essere in grado di garantire a ciascuno uno spazio abitativo dignitoso, confortevole e intimo. E’ compito dunque della collettività operare affinchè queste condizioni siano garantite a tutti, nessuno escluso. Nel caso in cui qualcuno non avesse i mezzi per provvedere autonomamente, la comunità deve farsene carico.
2 . FISCALITA’
Essendo la casa un diritto fondamentale, non dovrebbe essere tassata la prima casa. Tuttavia ci sono molte tipologie diverse di prima casa: ci sono tuguri e ci sono castelli. In un’ottica decrescente bisogna considerare l’impatto ambientale e territoriale di una casa, e quanto essa vada a incidere sul benessere collettivo. Per questo, vanno individuate soglie massime al di sopra delle quali scatta la tassazione. Queste soglie riguardano la superficie di suolo occupata, la posizione geografica della casa (se molto vicina al centro urbano, se molto vicina a elementi di importanza naturalistica o estetica, ecc), l’impatto ambientale complessivo della casa (relativamente a consumi idrici, energetici, ai materiali di costruzione ecc…), il valore della casa dal punto di vista artistico o architettonico. Ogni ulteriore abitazione di proprietà, successiva alla prima casa, dev’essere tassata in modo importante e progressivo, e in generale dev’essere fortemente disincentivata la proprietà di più di una casa. Altrettanto soggette a tassazione dovranno essere eredità e donazioni.
3 . MERCATO IMMOBILIARE
Dev’essere assolutamente interrotta la pratica della speculazione edilizia. Troppo suolo agricolo è stato sacrificato per essere lottizzato a favore di meri affaristi del mercato immobiliare, spesso abusivi, e di giunte comunali compiacenti e colluse, e troppo denaro è stato drenato dalle tasche delle famiglie alle casse di banche e imprese senza scrupoli. In una società decrescente le persone acquistano immobili solo per abitarli, li vendono solo dopo averli abitati, e il “mattone” non rappresenta una forma di investimento o di speculazione finanziaria. La speculazione immobiliare purtroppo coinvolge gran parte dei cittadini che, oltre ad essere (piccoli) proprietari della casa di abitazione, possono investire in seconde o terze case. Oppure, se così non fosse, sono sicuramente parenti e cointeressati di piccoli, medi, grandi, proprietari immobiliari. La diffusione e la complessità di questo “mercato” della casa chiedono di elaborare “policies” (politiche attive) e regolamenti normativi adeguati. Tali da proporre in modo organico la partecipazione attiva dei cittadini e delle loro libere associazioni come proprietari, usufruttuari e lavoratori/progettisti nel campo della abitazione e della urbanistica. Tali policies potrebbero andare felicemente oltre gli attuali tradizionali strumenti di fiscalità o di legislazione repressiva.
4 . EDILIZIA
Se si concepisce la casa essenzialmente come un bene primario, ecco che il settore delle costruzioni (e ristrutturazioni) rientra fra quelle attività “socialmente utili” che possono essere coperte mediante il lavoro civico, cioè un lavoro cooperativo volontario organizzato dalle amministrazioni comunali e da associazioni di cittadini in cambio di un mix di beni essenziali e reddito di base.
5 . RISTRUTTURAZIONI
Un altro imperativo, dal punto di vista ambientale, è lo stop al consumo di suolo. Ecco perché si dovrà preferire la ristrutturazione o comunque l’utilizzo di spazi già edificati. Ove possibile, si cercherà di conservare gli elementi architettonici che rappresentino un valore artistico e/o un patrimonio della tradizione.
6 . IMPATTO AMBIENTALE
Le abitazioni dovranno essere ripensate in modo da ridurre il più possibile i consumi energetici (che dovranno provenire da fonti rinnovabili) ed idrici. La comunità, sempre attraverso il lavoro civico, si dovrà fare carico della “messa a norma” delle abitazioni già in uso.
7 . URBANISTICA
Ridurre l’impatto ambientale significa anche ottimizzare la viabilità e ridurre il più possibile la concentrazione degli agenti inquinanti. Questo aspetto si lega a quelli funzionali: in un’ottica di decrescita, il lavoro dovrà essere organizzato in modo da evitare l’eccessivo pendolarismo, e tutti i quartieri dovranno essere dotati di servizi fondamentali (scuole, farmacie, uffici postali, ecc.) raggiungibili senza mezzi motorizzati. Maggiore attenzione dovrà essere riservata alle categorie deboli dei bambini e degli anziani: per i bambini dovranno essere garantite ampie aree verdi attrezzate (che hanno anche il vantaggio di assorbire CO2 e di migliorare la termoregolazione dell’atmosfera), per gli anziani dovranno essere previsti servizi di trasporto pubblico capillari.
8 . DENSITA’ ABITATIVA
Il benessere sociale si raggiunge anche attraverso una armoniosa distribuzione della popolazione sul territorio, che dovrà rispettare adeguati parametri di densità abitativa alle varie scale. Alla scala urbana, si dovranno evitare quartieri sovrappopolati e quartieri dormitorio, che rappresentano un problema dal punto di vista logistico (carenza di servizi), sociale (meno relazioni umane) e ambientale (concentrazione di agenti inquinanti). Per quanto riguarda i rapporti fra città e campagna, una società decrescente basata su un’economia di prossimità favorirà il recupero e il ripopolamento di una serie di borghi e località rurali che sono state abbandonate durante il ‘900. Questo permetterà una distribuzione più omogenea della popolazione e un migliore presidio del territorio. La mobilità residenziale sarà favorita da una serie di incentivi destinati a chi si trasferisce verso luoghi a più bassa densità. Gli immobili liberati nei quartieri sovrappopolati potranno essere poi acquisiti dalla comunità e utilizzati come spazi collettivi.
9 . RELAZIONI SOCIALI
La società della decrescita promuove la condivisione in tutte le sue forme. Dal punto di vista abitativo assume grande importanza la pratica del co-housing, nell’ottica della diminuzione del consumo di suolo, dell’ottimizzazione dell’uso delle risorse e anche della valorizzazione delle relazioni sociali, che comprendono la famiglia, il vicinato, il mutuo soccorso intergenerazionale, i rapporti con le istituzioni. Per quanto riguarda la famiglia, vanno favorite le riaggregazioni familiari e parentali attraverso l’avvicinamento dei nuclei di famiglie estese (genitori, figli, nipoti) superando gli scogli di proprietà e di costi economici e burocratici per il riavvicinamento. Va inoltre incentivato il mutualismo nell’ambito del vicinato, anche con il supporto del lavoro civico in riferimento ai servizi per la persona e alle attività di care-giving. Le ristrutturazioni immobiliari possono orientarsi verso le esigenze delle varie fasce di età, in modo da garantire strutture condominiali nelle quali sia più funzionale e sinergico il mutuo soccorso: ad esempio, miniappartamenti per anziani soli o ancora in coppia con parti in comune e verde che diano loro la sicurezza sanitaria ma allo stesso tempo gli lascino indipendenza, socialità e dignità. La stessa esigenza abitativa di case piccole con servizi comuni potrebbe soddisfare anche gli ormai tanti single e coppie di giovani, evitando la ghettizzazione degli anziani e permettendo loro di essere utili ai single e alle giovani coppie (con i bambini, facendo loro piccole commissioni ) in un interscambio vitale che renderebbe migliore la vita di tutti loro. Altrettanto da evitare è la ghettizzazione su base sociale: Mischiare il più possibile le varie classi sociali all’interno dei quartieri eviterebbe l’isolamento delle classi più deboli in banlieues abbandonate, come purtroppo avviene in molte grandi città, e potrebbe anche ostacolare la penetrazione della malavita.
10 . RICETTIVITA’
Secondo un principio di mutualismo, ogni centro abitato dovrà prendersi cura delle esigenze di chi compie spostamenti temporanei o definitivi del proprio domicilio. Un domicilio temporaneo potrebbe rendersi necessario per le persone che dovessero spostarsi qualche giorno per motivi legati al lavoro civico o per esigenze familiari, oppure per persone che si trovano temporaneamente impossibilitate a utilizzare la propria abitazione. Per queste esigenze sarebbe utile che in ogni città ci fossero strutture ricettive gratuite gestite dalla comunità destinate a questo scopo. La comunità potrebbe farsi carico anche della ricettività turistica, che però in questo caso non sarebbe gratuita per gli utenti. Per quanto riguarda le migrazioni permanenti, le comunità dovranno valutare le proprie capacità di carico e allestire delle reti inter-territoriali che sappiano indirizzare al meglio le persone migranti e apolidi sulla base delle loro esigenze e anche in funzione di una adeguata distribuzione della popolazione sul territorio. A tutti dovrà comunque essere garantita la prima accoglienza nella forma più dignitosa possibile (vedi punto 1).
11 . NOMADI
Ogni persona, ogni nucleo famigliare, ogni gruppo ha comunque sempre il diritto di scegliere una vita non sedentaria. A questa categoria di persone, come a tutti gli altri cittadini, le comunità mettono a disposizione i propri spazi e le proprie strutture ricettive. Una società decresciuta e felice cerca di coinvolgere le persone che si trovino in questa condizione nelle proprie attività lavorative, culturali e ricreative nel periodo della loro permanenza sul territorio, consapevole dell’altissimo valore dell’accoglienza, dell’amicizia e dello scambio culturale.
(*) Gruppo Economia & Decrescita MDF
Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).
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