La rassegnazione infinita di un pessimista cosmico

di Walter Catalano

Eugene Thacker, Rassegnazione infinita, Nero Edizioni, pp. 340, euro 30 stampa.

Non c’è dubbio che le opere più significative di Eugene Thacker, siano quelle scritte tra il 2011 e il 2015 e pubblicate dalla londinese Zero Books, casa editrice interamente dedicata al pensiero critico d’avanguardia. La benemerita collana Not della Nero Edizioni aveva già tradotto nel 2019, Tra le ceneri di questo pianeta (In the Dust of this Planet), il primo volume della trilogia composta anche da Starry Speculative Corpse e Tentacles Longer Than Night. Una silloge da leggere collettivamente, che esplora la relazione tra filosofia (specialmente nelle sue connessioni inaspettate con la demonologia, l’occultismo e la mistica apofatica) e l’orrore (inteso come esperienza del soprannaturale ma anche come letteratura del soprannaturale). Thacker in questo suo originale percorso  si pone a ridosso delle più recenti correnti filosofiche definite realismo speculativo, i cui esponenti più rappresentativi sono Ray Brassier  (con il suo testo principale Nihil Unbound e il suo nihilismo trascendentale) e Quentin Meillassoux (con il cosiddetto materialismo speculativo): la personale elaborazione di Eugene Thacker è stata chiamata da qualcuno – non da lui – materialismo trascendentale, quasi fosse solo una sintesi del pensiero degli altri due autori.  In realtà Thacker partecipa ad uno scenario piuttosto elaborato che, sebbene egli sia americano con sede a New York, guarda spesso con attenzione all’esperienza britannica del Cybernetic Culture Research Unit (CCRU) dell’Università di Warwick: il pensiero asistematico degli accelerazionisti di sinistra – come Sadie Plant o il Mark Fisher del Realismo capitalista – e di destra come Nick Land e il suo Dark Enlightenment neoreazionario, inscritto nelle logiche della cosiddetta alt-right; al critico musicale post-punk Simon Reynolds, con le sue teorie socio-filosofiche rock sulla Retromania o al filosofo sudafricano David Benatar con il suo antinatalismo, che si protende fino al Thomas Ligotti de La cospirazione contro la razza umana: testo che ellitticamente ci riporta alla narrativa horror e weird.

Un pensiero radicale che vorrebbe trovare in quest’opera appena tradotta da Nero, Infinite Resignation del 2018, una delle sue configurazioni più estreme. Il percorso all’interno del pessimismo cosmico delineato da Thacker segue in realtà rotte più familiari al lettore di argomenti filosofici: se la trilogia dell’orrore, nel suo farsi quasi grimoire, chiave salomonica ad una filosofia divenuta ars goetia, nei suoi riferimenti spuri alla cultura alta e popolare insieme – da Nishitani, Kant, Schopenhauer, Yohji Yamamoto, a Robert Fludd, Dario Argento, Georges Bataille, Dante, Lovecraft e Lautramont –  rompeva drasticamente con la tradizione filosofica corrente, con la saggistica accademica o con le categorie riconosciute della riflessione speculativa, il libro successivo si mantiene invece, sia nei contenuti che nella forma, entro binari assai più convenzionali.

Rassegnazione infinita è diviso in due parti: Sul pessimismo e I Santi patroni del pessimismo. La prima parte, espressione di un problema più personale e privato, sceglie la forma classica dell’aforisma; la seconda, inventario più generale e saggistico del pensiero pessimista, raccoglie invece una serie di aneddoti bio-bibliografici sulle figure, secondo Thacker, principali fra i pessimisti storici: nell’ordine alfabetico di presentazione scelto dall’autore, Chamfort, Cioran, Joubert, Kierkegaard, Leopardi, Lichtenberg, Mainländer, Montaigne, Nietzsche, Pascal, Schopenhauer, Unamuno.

Non si può dire che certi aforismi della prima parte non funzionino ma, complessivamente, niente colpisce particolarmente e l’impressione complessiva è quella di una silloge – in parte efficace – di sentenze, idee e riflessioni già dette, già sentite, già scritte. Spesso Thacker riporta citazioni di altri, Cioran o Nietzsche in particolare, e si fa quindi semplice veicolo delle illuminazioni altrui: quelle personali non sempre hanno un impatto altrettanto fulminante. Se cerchiamo aforismi perfetti tra i contemporanei è forse meglio leggere direttamente Cioran. Anche la seconda parte contiene un certo numero di osservazioni e considerazioni acute ma, trattandosi in larga misura dell’enunciazione di episodi biografici e storici su testi, tipi e personaggi, non c’è in fondo quasi niente di più di quanto non si possa già trovare in un buon manuale di storia della filosofia.

Sebbene sia un libro autentico e intenso, per certi versi anche sconvolgente sul piano soprattutto psicologico, resta comunque molto meno dirompente, dal punto di vista speculativo e teorico, delle precedenti opere dell’autore.  Ma in fondo è probabile che l’insuccesso – in realtà solo parziale – fosse previsto e premeditato fin da principio, che la deriva facesse parte dell’intento. Come scrive Thacker stesso nella prefazione al volume: ” Per un libro come questo non vi può essere per definizione, alcuna speranza – la sua stessa esistenza è equivoca. Se tutto è vano e futile, perché prendersi la briga di scriverlo da qualche parte? Eccoci catturati in un circolo vizioso, intrappolati nelle assurde trame logiche di una maldestra autocoscienza. […] il silenzio è la miglior forma di espressione”.

 

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