Secondo una descrizione classica (Wikipedia) “Le caratteristiche peculiari del teatro dell’assurdo sono il deliberato abbandono di un costrutto drammaturgico razionale e il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale. La struttura tradizionale (trama di eventi, concatenazione, scioglimento) viene pertanto rigettata e sostituita da una successione di eventi priva di logica apparente, legati fra loro da una labile ed effimera traccia (uno stato d’animo o un’emozione), apparentemente senza alcun significato. Il teatro dell’assurdo si caratterizza per dialoghi volutamente senza senso, ripetitivi e serrati, capaci di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi.”
E’ esattamente quello che prova il cittadino italiano, di fronte alla pietosa messinscena della cosiddetta “crisi di governo” attualmente in atto.
Con una sola differenza: gli attori di teatro mettono intenzionalmente in scena la piece teatrale, per mostrare la incoerenza di alcuni costrutti sociali che noi diamo per scontati.
I politici invece mettono in scena il loro psicodramma per motivi esclusivamente personali, che non hanno nulla a che vedere con il “costrutto sociale”, ma solo con la propria esigenza di sopravvivere politicamente.
E poi c’è un’altra differenza importante: il prezzo del bigliettto a teatro lo paghiamo noi volontariamente, mentre le conseguenze economiche negative, che derivano dall’essere governati da una banda di pagliacci, le dobbiamo pagare noi, che piaccia o non piaccia.
E poi torniamo pure a votarli.
Massimo Mazzucco