Mauro Bottarelli pubblica un articolo per il Sussidiario nel quale mette in chiaro che il nostro presidente del consiglio non sia in realtà mai stato il nostro presidente del consiglio, ma un inviato dell’alta finanza, messo a garanzia che le cose vadano per il verso voluto, e a qualunque costo.
Mario Draghi non è mai stato il presidente del Consiglio di questo Paese, ne è stato solo il garante. E magari lo resterà, seppur da anatra zoppa e con le truppe – questi sì, altro che l’esercito russo – in modalità di ammutinamento e diserzione da campagna elettorale permanente.
Continua spiegando come l’ipocrisia dietro le goffe mosse politiche interne al parlamento italiano e le politiche estere e finanziarie del suicidio, siano da intendersi come la prova che gli interessi siano altri ed altrove, nulla a che fare con il bene del Paese. Anche la leggerezza con cui si è passati dal trimestre di disinformazione massiva e fuorviante sulla guerra in Ucraina, a quella sulla guerra alla nostra salute, con le prime avvisaglie della nuova stagione invernale, che ormai sembra essere mutata in stagione sanitaria, o addirittura stagione vaccinale, è sintomo di strumentalizzazione ed intrattenimento. Si evince piuttosto un certo disinteresse nei confronti dei problemi che stanno piegando il Paese, ed allora
Di cosa, quindi, si ha paura?
Primo, del venire meno del parafulmine di palazzo Chigi. Secondo, del fatto che la gente ora si fermi a riflettere e si renda conto del vuoto pneumatico in cui si è in realtà sostanziata l’azione politica dell’ultimo anno e mezzo, panzana del Pnrr in testa. Terzo, il terrore che i medesimi cittadini/elettori prendano atto che, persino senza Mario Draghi al comando, il sole sorgerà e tramonterà lo stesso. Perché signori, l’Europa è a pezzi.
E questo in nome di una guerra tutta americana, l’ennesima, della quale una centrale strategia è quella di indebolire proprio l’Europa. I risultati sono evidenti:
Boris Johnson a casa, Mario Draghi vittima di iconoclastia politica e non più Re Mida, Olaf Scholz talmente nei guai da essere tentato dall’opzione Canossa verso Mosca, Emmanuel Macron azzoppato, Pedro Sanchez costretto a pagare il treno per tre mesi ai cittadini per evitare rivolte e il voto anticipato e Mark Rutte con il Paese paralizzato da contadini inferociti: non doveva essere Vladimir Putin quello in difficoltà?
La prossima potrebbe rivelarsi anche come la stagione glaciale, visto quanto comunicato da Gazprom in merito al funzionamento del Nordstream che non è in grado di garantire dal 22 Luglio in poi.
Perché LNG statunitense e gas algerino serviranno giusto per accendere la fiamma e fare il caffè, parola di Nomisma Energia ed Enea.
Chiaro come gli USA salvano il salvabile dei loro deliri di onnipotenza?
Colpa dei Cinque Stelle? Una situazione che ricorda la profezia di Francesco Cossiga, per chi ha la memoria abbastanza lunga e il minimo sindacale di dignità politica. Nel frattempo, l’esercito russo è talmente in rotta che se volesse in tre giorni sarebbe a Danzica. Ne è valsa la pena, alla luce dell’incubo in cui stiamo precipitando? Anzi, in cui stiamo già vivendo. E volete l’ennesima riprova di quanto vi dico da sempre e che oggi sta dipanandosi davanti ai vostri occhi, sotto forma di cronaca e non più di previsione? Guardate questa immagine, ci mostra come a togliere l’euro dalle secche della parità con il dollaro potrebbe pensarci la Cina, quantomeno stando alla correlazione fra crescita reale della massa monetaria M1 del Dragone e PMI manifatturiero dell’eurozona, ovvero un indicatore di crescita economica.
Verdiana Siddi