Dopo tre settimane di forti proteste il governo di Laurentino Cortizo ha ceduto e si è seduto al tavolo dei negoziati con le organizzazioni sociali che hanno animato le proteste di queste ultime settimane. La prima tappa del dialogo, che si è tenuto a Penonomé, nella provincia di Coclé, si è conclusa dopo cinque giorni con un primo e importante accordo sulla riduzione e il “congelamento” del prezzo di alcuni prodotti di prima necessità.
La costruzione del tavolo dei negoziati non è stata semplice e ha incontrato diversi ostacoli. Ostacoli creati dal governo che ha cercato in tutti i modi di dividere le diverse organizzazioni in lotta iniziando dei colloqui con la ANADEPO a Santiago de Veraguas ma escludendo tutte le altre realtà. La maturità dei movimenti panamensi è stata in grado di ricucire lo strappo tra le diverse organizzazioni del territorio facendo naufragare questo tentativo parziale di dialogo ed esigendo un tavolo di negoziazione unico, con la presenza di tutte le realtà che sono scese in strada a protestare in queste settimane e con la mediazione dell’Arcidiocesi di Panama nella persona del Monsignor José Domingo Ulloa.
La Alianza Pueblo Unido por la Vida, la ANADEPO e le comunità indigene riunite hanno concordato e proposto al governo un’agenda di otto punti da discutere tra cui la riduzione e il “congelamento” della “canasta basica” (il paniere dei principali prodotti di prima necessità) senza colpire i produttori nazionali; la riduzione e il congelamento del prezzo del carburante; la riduzione e la fornitura di medicinali senza privatizzare il servizio sanitario; la riduzione del costo dell’energia elettrica; l’investimento del 6% del PIL nell’educazione; la risoluzione dei problemi legati alla Cassa Assicurativa e alla corruzione e infine l’instaurazione di un tavolo intersettore per monitorare l’avanzamento delle misure prese del governo.
Dopo quasi una settimana di discussione si è arrivati quindi a un primo e importante accordo che prevede la riduzione e il “congelamento” del prezzo di oltre 70 prodotti di uso quotidiano (non solo alimentari) che, secondo quanto annunciato dal governo, rappresenta un ribasso del 30% del paniere e un risparmio pari a 80 dollari. Un risultato certamente importante che ora dovrà però essere messo in pratica dall’Esecutivo e che rappresenta solo il primo punto dell’agenda proposta dalle organizzazioni sociali.
Nonostante questa prima importante vittoria, il tavolo di mediazione rimane sotto attacco. Diversi esponenti del governo hanno accusato i dirigenti delle organizzazioni presenti al tavolo di fare i propri interessi e di continuare a paralizzare il paese malgrado il dialogo in corso. Accuse che i dirigenti popolari hanno respinto al mittente immediatamente: «il discorso da barricate non serve a niente qui […] voi che siete seduti qui e siete funzionari pubblici siete pagati dal popolo ma state difendendo solo una parte, quella di chi sta sfruttando in forma brutale il popolo panamense» ha risposto Saúl Mendez, portavoce della SUNTRACS e dell’Alianza Pueblo Unido por la Vida.
Anche i blocchi stradali che le organizzazioni sociali stanno mantenendo nei territori per continuare a mettere pressione al governo hanno subito pesanti attacchi in questi ultimi giorni: il primo evento è avvenuto a dialogo appena iniziato quando alcuni esponenti dei partiti politici tradizionali hanno fatto fallire il corridoio umanitario aperto dai manifestanti per far passare i camion con i rifornimenti per la capitale, con l’obiettivo di dividere e criminalizzare la protesta.
Successivamente un altro grave attacco ai blocchi stradali è avvenuto a Horconcitos dove un manifestante è stato investito dagli autotrasportatori che hanno forzato un blocco. Qualche giorno dopo il terzo grave atto repressivo è avvenuto al Puente Pacora dove la polizia, coadiuvata da esponenti del Partido Revolucionario Democrático (il partito del presidente Cortizo), ha sgomberato con la forza il blocco stradale.
Come se non bastasse, il presidente Cortizo ha costantemente disertato il tavolo ma ha trovato il tempo per incontrarsi con il Consejo Nacional de la Empresa Privada e con altre organizzazioni padronali dimostrando come proprio queste categorie siano alleate e complici delle politiche economiche neoliberiste emanate dal governo. Sul dialogo infatti c’è anche la pressione di queste categorie che chiedono da diversi giorni di poter entrare nella negoziazione, avvalendosi anche di una stampa mainstream che collabora a dipingere un quadro manipolato della realtà dove proprio chi ha ridotto alla fame il popolo panamense attraverso la speculazione dei prezzi e la corruzione, ora sarebbe la vittima di pericolosi sovversivi che stanno bloccando le attività economiche e vogliono instaurare un “regime socialista”. Sempre a proposito della stampa, al termine di questa prima tappa il governo ha imposto a SerTv Noticias la chiusura della diretta streaming del dialogo venendo meno all’accordo sulla metodologia del dialogo stesso. Proprio per questi continui tentativi di far affossare il dialogo, la protesta, le manifestazioni, i presidi e i blocchi continuano in tutto il paese: a inizio settimana si sono tenuti due importanti concentramenti davanti alla Camera di Commercio e al Sindacato degli Imprenditori con l’obiettivo di denunciare al paese l’alleanza strategica tra questi settori e il governo e per non permettere interferenze nel dialogo.
La strategia del governo appare chiara: obbligato dalle forti proteste al dialogo, al tempo stesso non ha nessuna intenzione di mettere in discussione il modello economico che ha scatenato la crisi e prodotto le profonde disuguaglianze nel paese. L’economista Maribel Gordón lo ha detto chiaro: «dal 1979 e indipendentemente dal governo in carica nel paese si è instaurato il modello economico neoliberista […] e la struttura di commercializzazione in questo paese è di carattere profondamente oligopolista e in un mercato oligopolistico i prezzi sono più alti».
Al centro della contesa infatti non ci sono solo gli otto punti dell’agenda di lotta ma il sistema neoliberista stesso, con la corruzione e i profitti altissimi delle élite che hanno generato le profonde disuguaglianze e che vengono difesi a spada tratta dal governo: «Il dibattito ha dimostrato che gli interessi dei privilegiati, dei multimilionari, dei padroni del paese sono sopra agli interessi della maggioranza del popolo panamense […]. Dobbiamo continuare ad organizzarci, prendere coscienza, lottare non solo per rivendicare i punti dell’agenda ma anche per prendere il potere e per avanzare verso una società più giusta, equa, che permetta una vita dignitosa e dove ci sia giustizia sociale per tutti», sono le parole di Saúl Mendez a chiusura di questa prima tappa del dialogo. La lucha sigue…