È possibile intendere la lotta climatica nel quadro complessivo della lotta di classe? Se guardiamo alla crisi climatica come sintomo di crisi preesistenti, si palesa anche il fatto che lo scarico dei costi principali siano sulle classi subalterne.
Negli ultimi anni la questione ambientale e la lotta contro il cambiamento climatico hanno conquistato un grande spazio nel dibattito pubblico, soprattutto nei Paesi occidentali. Allo stesso tempo c’è stato un tentativo di pacificazione e di assorbimento dei movimenti stessi da parte della politica istituzionale.
Al contempo, però, il movimento per la giustizia climatica tende a prendere “il popolo” come protagonista globale piuttosto che come soggetto nazionale, prendendo spunto non dall’accezione populista del termine spesso fatta dalle sinistre occidentali, quanto dalla concezione della sinistra latinoamericana di “el pueblo”, che fa riferimento con quel termine ad un potere popolare costituente che supera quello dello Stato.
Le politiche neoliberali di privatizzazione e deregolamentazione hanno eroso la garanzia di un salario vivibile, di un’assistenza sanitaria accessibile, di un’istruzione dignitosa, di aria respirabile e di acqua pulita.
La crisi climatica è una conseguenza delle attuali strutture di potere politico radicate in un sistema economico che cerca la crescita infinita, nel quale si crea un sempre maggiore accumulazione di ricchezza e potere nelle mani di pochi mentre aumentano le disuguaglianze.
Se finalmente c’è chi mette in discussione questo modello egemonico e riconosce che è il capitalismo la causa del problema, allora questa diventa l’occasione di cambiare il mondo piuttosto che salvarlo. La lotta contro la crisi climatica è soprattutto una lotta contro l’ingiustizia, contro lo sfruttamento del lavoro e della natura, contro le disuguaglianze. Contemporaneamente a questo c’è la necessità di unire una serie di mobilitazioni che convergano nella lotta contro il cambiamento climatico e che combattano le disuguaglianze di classe, il sessismo, il razzismo e il colonialismo. Tutto ciò fa parte della lotta contro il sistema capitalista, che è appunto la causa del cambiamento climatico.
Un’altra sfida importante è la costruzione di coalizioni che includano i poveri e il mondo del lavoro, ridefinendo un concetto di decrescita che spieghi che questa non significa meno per tutti, ma meno per gli ultra-ricchi; significa cioè più redistribuzione.
Inoltre, il divario Nord-Sud è destinato a crescere ulteriormente: la pandemia e la guerra in Ucraina stanno incidendo in questo senso. Per evitare che l’attuale crisi aumenti le diseguaglianze sotto tutti i punti di vista – tra persone, tra generazioni, tra territori -, oltre alle più tradizionali forme di redistribuzione della ricchezza e di contrasto alla povertà, bisogna immaginare strategie dal basso per ridurre il gap tra Nord e Sud del mondo.
Esattamente come succede per la democrazia, solo una coscienza e un’azione ecologica vigorose ed anti-capitaliste possono affrontare con successo la voragine scavata dal capitalismo estrattivista. All’“ecologismo dei ricchi” è necessario contrapporre l’“ecologismo dei poveri”, basato su un’economia politica non più dominata dal feticismo della crescita infinita e del consumismo individualista, ma fondata sull’idea della reciprocità, della solidarietà e complementarietà, vigente tanto nelle relazioni tra essere umani quanto tra noi e l’habitat naturale.
Da martedì a ieri si è costruito un momento molto importante di incontro dopo due anni di pandemia: un enorme risultato, ma che rappresenta solo l’inizio verso la costruzione di un percorso politico contro il climate change.
Il Climate Social Camp e il Meeting Europeo Fridays for Future, i due eventi ambientalisti in programma a Torino tra il parco della Colletta e il Campus Luigi Einaudi, hanno aperto un dialogo e un confronto non rinchiuso nei soliti confini, ma che ha provato a dare un ampio respiro globale. Dibattiti, workshop, conferenze, a cui hanno partecipato, centinaia di attivisti da 55 paesi, per confrontarsi su rivendicazioni e pratiche del movimento e trovare nuove idee per combattere la crisi climatica.
A tutto questo fa da chiusura la plenaria finale per ridefinire l’agenda politica estiva e per fissare dei punti cardine su cui ripartire nel prossimo autunno.
Che la lotta debba essere internazionale e internazionalista è un assunto ormai interiorizzato da diversi soggetti, che serva individuare sempre più controparti definite per valorizzare tutte le lotte che vengono portate avanti in Italia, in Europa e nel resto del mondo è un orizzonte a cui si deve guardare.
Costruire legami sociali è un atto politico e rivoluzionario, attraverso cui superare un appiattimento delle nostre lotte nella forma di richieste al nostro governo e proteste in forma simbolica.
Allo stesso tempo viene ricordato come la lotta alla guerra e alla devastazione ambientale sono imprescindibili. Se parliamo di privilegio e differenza di classe è fondamentale che si riesca realmente a ripartire dai territori, dai bisogni e dalla vita e che si esprima potenza con nuove pratiche. Allo stesso tempo è necessario ripartire dalle scuole, implementando quel percorso di occupazioni nato l’ scorso anno, che si è rivelata essere una strategia efficace. Hanno permesso di responsabilizzare i singoli e di riprendersi i luoghi che viviamo ogni giorno ed è importante continuare a farlo partendo dalla campagna di End Fossil.
Tra i prossimi appuntamenti viene rilanciato il Venice Climate Camp, che si terrà al Lido di Venezia dal 7 all’11 settembre.
«C’è una grande energia tra di noi, per questo vi aspettiamo a Venezia per costruire insieme la lotta e riprenderci il red carpet, spazzando via la narrazione di emergenza continua che cancella continuamente le ingiustizie che vengono fatte sulla nostra pelle. C’è bisogno di esprimere la nostra rabbia: riprendiamoci la Mostra del cinema, combattiamo contro la Coca Cola, Eni e tutti quelli che fabbricano morte», interviene così Andrea Berta, di Rise Up 4 Climate Justice, lanciando l’appuntamento lagunare, ben accolto e rilanciato da altre realtà.
** Pic Credit: Giacomo Longo