La banalizzazione della Decrescita

Un articolo di Gianfranco Di Caro, MDF Verona

Ho avuto la possibilità (e la fortuna) di partecipare, dal 7 al 9 settembre, alla conferenza di Venezia Decrescita: se non ora quando?

Uno snodo nel percorso avviato con le precedenti conferenze, che ha messo a confronto le componenti del pensiero della Decrescita nazionali (o vicine ad essa), con un lavoro di preparazione di diversi gruppi tematici.

Non è mancato il contributo di pensatrici/ori e attivisti affini all’orizzonte internazionale decrescente, quali ad esempio: Helena Norberg-Hodge, Amaia Perez Orozoco, Jason Hichel, Serge Latouche e Vandana Shiva.

Si è fatto il punto sulla situazione e sulle molteplici crisi multi sistemiche in atto.

Con una comune veduta de-crescente, si è fatta una riflessione sui percorsi intrapresi e da percorrere, premettendo diversi altri “de”: de-carbonizzazione, de-patriarcalizzazione, de-colonizzazione, de-capitalizzazione, de-specistizzazione.

Non si è parlato solo di questo, ma anche di argomenti come: fare comunità, transizione eco sociale, società della cura, spiritualità, smilitarizzazione della società e delle coscienze, politica attiva, educazione alla saggezza, agricoltura ed economia rigenerativa, salute, ecologia integrale, e ancora altre. Tematiche e pratiche tutte egualmente importanti e collegate, per provare a proseguire dignitosamente il viaggio su questa astronave che chiamiamo Terra (Madre) e di cui rappresentiamo una piccolissima (ma gravosa) parte dell’equipaggio.

Legami sistemici affrontati con assemblee plenarie e su diversi tavoli, in convivialità, ascolto e partecipazione. Nessun pianto o lamento al buio.

Ammetto, però, che non abbiamo parlato di come cucinare la pasta, di quante docce farsi, come usare le candele, la lavatrice e altri elettrodomestici.

Tali argomenti, in questi giorni, sono appannaggio e oggetto di attenzioni narrative di alcuni personaggi pubblici e di una stampa che da sempre “banalizza” e distorce il significato della Decrescita , presentata esclusivamente come quella di chi auspica il ritorno alle….caverne e alle candele.

Ora però il mainstream, “cade dal pero” e comincia ad essere alle prese con quei picchi/trappola prodotti dal modello economico sociale crescentista, da cui è difficile scendere senza ruzzolare in modo incontrollato nel dirupo.

Picchi/trappola, frutti avvelenati anche di quelle dinamiche tanto nobilitate dal neo-liberismo imperante, come: globalizzazione, competitività, produttività, economia di mercato, profitto e finanza. Oppure indotti da uno stravolgimento climatico, deliberatamente ignorato per decenni e mediaticamente depotenziato dall’appello al “pragmatismo” sulla necessità di produrre per “salvaguardare” posti di lavoro.

Allora ecco apparire d’incanto, davanti alle “emergenze” (??) conseguenti, la retorica e patriottica “chiamata alle armi”, oggi per ridurre i consumi energetici (individuali), ieri per la siccità e gli incendi e l’altro giorno per la pandemia.

In fondo una chiamata anche un poco decrescente (ma suvvia…turiamoci il naso). Si punta però a salvaguardare consumi e proporre fanta-soluzioni energetiche, sempre funzionali al mantenimento dell’apparato produttivo di merci, a sostegno del profitto e del PIL. E alla malora tutto il resto.

E noi di-rompenti, arriviamo a Venezia invece con una Decrescita proattiva, di r-esistenza, sinonimo non di rinuncia, ma di liberazione. Generosa nella esplorazione di strumenti di comunità e democrazia partecipata, necessari anche per affrontare le conseguenze (molte purtroppo irreversibili) portate in dote dall’ottusità del modello della crescita illimitata. Crescita impossibile per le leggi della fisica e della termodinamica, sulla quale da almeno cinquanta anni eravamo stati ampiamente messi in guardia.

Ecco perché a Venezia ci si è confrontati sui tanti i temi che ho descritto sopra, e non su pentole, docce e candele, che banalizzano il concetto di una Decrescita consapevole, indirizzata alla “qualità”e non alla “quantità”.

Una Decrescita perfetta quindi, granitica e priva di diversificazioni al suo interno ?!? Assolutamente no. Anzi. Ma il fiume che scorre va tutto nella stessa direzione.

Io guardo con aspettativa ai Movimenti riuniti nell’ambito del (quasi) contemporaneo Venice Climate Camp, che dall’iniziale esclusivo allarme per il cambiamento climatico, stanno passando alla messa in discussione del modello della società della crescita, chiedendo ora Giustizia climatica, ambientale e sociale.

Amo la nostra “Decrescita”, anche nella parola, ruvida perché energica e trasformatrice, che giunge pienamente al significato, si presta poco o nulla ad adulterazioni narrative come è stato fatto con “sostenibile” “ verde” “ resiliente” “ecologico” “ carbon neutral” ecc. .

Cito dal film “V per Vendetta”:

“…mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all’affermazione della verità”.

E quindi??…..buona “Decrescita” (Felice) a tutte e tutti.

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