Studenti e studentesse dell’Università di Padova protestano sotto al Rettorato per il diritto alla casa. In una situazione di “ripresa” forsennata post Covid a Padova si è creata una vera e propria emergenza abitativa, determinata dal fatto che il boom delle iscrizioni (si parla di quasi il 15% di immatricolazioni in più rispetto alla fase pre-pandemica) si è intrecciato con una grande operazione di speculazione sugli affitti e con la carenza di alloggi per la popolazione universitaria.
Davanti a Palazzo Bo vengono montate le tende: un gesto non solo simbolico perché nelle tende ci sono persone, soprattutto internazionali, che ci abitano davvero, a sottolineare la gravità di questa emergenza. Tra l’altro, a molte persone non europee vengono letteralmente chiuse le porte in faccia per questioni razziali. Il microfono è aperto ed emerge un mosaico di problemi di cui le istituzioni universitarie e l’amministrazione cittadina sembrano non volersi far carico. Dice Francesca, una studentessa del Collettivo Spina: «Oggi siamo davanti a Palazzo Bo perché la situazione abitativa è insostenibile: il prezzo degli affitti è aumentato del 40%, i posti nelle residenze sono troppo pochi, molte persone sono costrette a pagare centinaia di euro per hotel ed Airbnb. Non possiamo dormire per strada, vogliamo che l’Università si assuma le sue responsabilità e ci ascolti. Il diritto ad abitare è anche diritto allo studio, non possiamo studiare se non abbiamo una casa».
La protesta non è estemporanea, ma è stata costruita dopo svariate assemblee e momenti d’incontro in cui studenti e studentesse si sono confrontati e hanno elaborato insieme delle possibili soluzioni a questa situazione critica. L’Università deve muoversi, insieme al Comune e all’Esu (l’agenzia per il diritto allo studio) per trovare posti letto a prezzi accessibili e fare da intermediaria con i proprietari di casa per calmierare il prezzo degli affitti, eliminando anche la clausola dei dieci mesi minimi di contratto. Inoltre viene chiesta la proroga della scadenza del 25 ottobre per le borse di studio.
La protesta suscita talmente scalpore che, dopo alcune ore, il Sindaco Sergio Giordani e la Prorettrice alla didattica decidono di venire al presidio e iniziare un dialogo, garantendo un incontro formale in cui sarà presente anche la Rettrice Daniela Mapelli. «Questo per noi è un primo passo, ma le parole e le promesse non sono abbastanza. L’incontro deve avvenire entro una settimana altrimenti torneremo in piazza e continueremo a protestare in modo più incisivo» dice uno studente nell’assemblea che conclude la giornata di protesta. Oggi è prevista una nuova assemblea alle 17 a Psicologia.