Le recenti elezioni presidenziali in Brasile hanno mostrato la fotografia di un paese spaccato a metà, differente da quello prospettato da pressoché tutti i sondaggi. Preoccupati dalle voci di un possibile colpo di stato dei militari, non ci si è resi conto che la vera minaccia era rappresentata dal radicamento nel territorio del bolsonarismo. Infatti, pur vincendo, Lula non ha sfondato mancando l’elezione al primo turno per poco. Bolsonaro, d’altro canto, è riuscito a far convergere su di sé tutto il variegato mondo della destra, militare e capitalista, del paese.
Nell’ottica di approfondire “desde abajo” le motivazioni che hanno dato luogo a questi risultati elettorali e i possibili scenari futuri verso l’appuntamento del ballottaggio del 30 ottobre, Global Project propone due interviste ad altrettanti attivisti militanti dei movimenti sociali brasiliani che spaziano da una posizione più autonoma e di movimento a una posizione pro Lula. Dopo aver intervistato Fabio di CSP-Conlutas, proponiamo l’intervista a Moises, attivista del MAB (Movimento dos Atingidos por Barragens – Movimento delle Vittime delle Dighe) che ci espone il punto di vista di una delle tante organizzazioni che ha deciso di accompagnare attivamente la campagna elettorale di Lula.
I risultati elettorali hanno mostrato una grande tenuta di Bolsonaro e un paese spaccato a metà. Quali sono secondo te le ragioni di questo risultato? Vi aspettavate che il presidente ottenesse così tante preferenze considerato quanto ha fatto durante il suo mandato?
Il governo Bolsonaro ha dimostrato molta resilienza per alcuni fattori: il primo è che ha un’organizzazione militare dietro al governo e alla campagna elettorale, con generali, intelligence, molte strutture militari disponibili per la campagna; secondo è che la macchina del governo ha utilizzato il suo potere per fare la campagna elettorale, utilizzando funzionari e denaro pubblico; terzo, la compravendita di voti: è stato scoperto un versamento segreto dove il governo federale ha passato denaro pubblico ai deputati e questi deputati possono farne ciò che vogliono, senza rendicontare le spese. Secondo noi del MAB questo denaro è stato fondamentale nella crescita dei consensi per Bolsonaro nelle ultime settimane. Crediamo quindi che ci sia anche questo aspetto di corruzione sul risultato del voto.
In queste settimane anche qui in Italia sono giunte voci di un possibile colpo di stato militare qualora avesse vinto Lula. Pensate persista ancora il rischio se dovesse vincere Lula al secondo turno?
La nostra analisi è che il governo Bolsonaro con i militari (una buona parte stanno con lui), potrebbe mettere in pratica questa minaccia. Non sappiamo si concretizzerà o meno ma c’è comunque una grande preoccupazione sia nel campo delle sinistre sia in quello democratico e per questo è stata molto importante la partecipazione degli osservatori internazionali in questo primo turno per dare legittimità al processo elettorale. C’è comunque una grande preoccupazione che possa ancora succedere.
Nelle dichiarazioni post voto Lula si è dimostrato fiducioso e ottimista rispetto a una possibile vittoria. Tu cosa ne pensi?
Penso di si, noi stiamo facendo un processo di riorganizzazione della campagna per convincere a votare Lula chi ha votato altri candidati al primo turno. Credo che le possibilità siano grandi, abbiamo vinto al primo turno, abbiamo la maggioranza dei voti e ora dobbiamo consolidare questa maggioranza di voti che abbiamo e allargare il vantaggio su Bolsonaro. Credo che anche Lula abbia questa prospettiva e con la mobilitazione nelle strade possiamo vincere anche al secondo turno e mandare via questo fascista dal governo.
Le politiche anti ambientali di Bolsonaro sono note a tutti. Dovesse vincere Lula quali prospettive ci sono per difendere l’ambiente e i diritti delle popolazioni, in particolare quelle indigene?
Lula ha già dimostrato nei suoi governi che la deforestazione è stata minore rispetto a qualsiasi altro governo dal ritorno alla democrazia e ha investito molto per monitorare questo aspetto; ha fatto grandi azioni contro i garimpeiros illegali e le invasioni di terre per l’agrobusiness quindi c’è una prospettiva positiva; allo stesso modo nei confronti dei popoli indigeni Lula ha annunciato che instituirà un ministero dei popoli originari e tradizionali. Credo sia una cosa molto importante, è un nuovo paradigma per il Brasile. Crediamo che sarà un’opportunità per la preservazione della natura, dell’Amazzonia e di fatto per ristabilire la democrazia in Brasile.
Foto di copertina: MAB