Lei la chiameremo M. e fa parte del gruppo afghano più importante per la difesa dei diritti delle donne. RAWA, nacque come movimento femminile di resistenza all’occupazione sovietica, e da sempre lavora in clandestinità. Secondo l’associazione di donne afghane Rawa, l’occupazione statunitense ha reso l’Afghanistan un Paese più corrotto, più insicuro e più pericoloso. E il ritorno dei talebani era assolutamente prevedibile. Loro però non si arrendono e continuano la loro lotta per la libertà e i diritti delle donne. M. è venuta in Italia all’inizio dell’autunno, in un viaggio che non è stato facile né privo di rischi. È venuta qui per essere la voce delle donne precipitate nel silenzio dei Talebani, per guardare in faccia l’Europa che quel caos in cui è sprofondato il suo paese ha contribuito a costruirlo. Per mostrare a tutti noi che in Afghanistan, dimenticato dai media in pochissimo tempo, le donne vivono una condizione infernale ma ognuna di loro combatte per mantenere viva la propria dignità. Ringraziamo le attiviste di Cisda – Coordinamento italiano sostegno donne afghane – per la collaborazione.
Domanda: Qual è il ruolo dei media nel raccontare Afghanistan? Credi che la narrazione sia corretta o è viziata? Cosa si potrebbe fare di meglio?
Risposta: Sfortunatamente, se parliamo di media mainstream e del ruolo che le agenzie di stampa assumono, non solo in Afghanistan ma in generale, è evidente come queste facciano da amplificatori per i governi occidentali, gli Stati più potenti. Ciò accade perché questi governi finanziano ampiamente, e stanziano molte risorse per i media. Ovviamente, i media mainstream occupano la mente, le opinioni e i pensieri delle persone. Hanno la possibilità di mostrare quello che vogliono, a seconda dei benefici che questi Paesi imperialisti con governi potenti vogliono trarne, rispetto alle loro politiche. Per questo motivo, l’immagine dell’Afghanistan che trasmettono non può corrispondere alla realtà. Questo perché, come abbiamo visto negli ultimi quarant’anni di storia dell’Afghanistan, i governi occidentali, in particolare quello statunitense, e la CIA stessa, sono stati a favore del fondamentalismo, sono stati i creatori del fondamentalismo, del terrorismo, e dell’estremismo religioso nel nostro Paese. Tutt’oggi, continuano a riportare immagini dell’Afghanistan a seconda dei loro bisogni e dei loro interessi. RAWA è stata la prima associazione femminile e femminista che, oltre ad organizzare manifestazioni, a scrivere documenti, è riuscita a portare immagini e video fuori dall’Afghanistan, in particolare durante il primo periodo in cui i talebani sono stati al potere nel paese, dal 1996 al 2001. È stata la prima a denunciare i crimini del regime, la prima a far vedere al mondo la brutalità. Le donne di RAWA riuscivano a portare in giro telecamere e macchine fotografiche nascoste sotto al burqa, in un momento in cui era un crimine anche solo possedere una fotocamera.
D: Il tema della discriminazione fra profughi di serie A e profughi di serie B si sta scaldando anche sulla stampa. Le organizzazioni della società civile in contatto con la realtà afghana ricevono costantemente richieste di assistenza alla fuga dall’Afghanistan, o all’uscita dai paesi di transito dove numerose famiglie, singoli attivisti e attiviste e persone oggetto di discriminazione per la loro condizione personale o professionale, sono costrette a soggiornare in attesa di partire. Questa estate è stato aperto un canale umanitario verso il Pakistan ma le informazioni sono sempre molto sommarie. Com’è realmente la situazione?
R: Credo che la crisi dei rifugiati, e la migrazione, siano fenomeni assolutamente legati alla crisi politica che sta avvenendo in un determinato paese o regione. Un esempio di questo è la guerra che va avanti da anni in Afghanistan, iniziata con la vecchia occupazione da parte dell’Unione Sovietica, e la conseguente resistenza ad essa. Allora, più di cinque milioni di rifugiati sono stati costretti a lasciare il Paese, cercando asilo nei confinanti Pakistan e Iran. Ad oggi l’Afghanistan è il Paese con il maggior numero di rifugiati tra la sua popolazione. Questo perché da quella prima occupazione, si sono continuamente susseguiti diversi periodi di guerra, con governi diversi, e regimi fondamentalisti. Questo è il motivo per cui la maggior parte delle persone non si sente al sicuro a vivere in Afghanistan, e l’unica opzione che ha è lasciare il paese. Un altro motivo che spinge molte persone ad andarsene è il fatto che non abbiano la possibilità di trovare un lavoro. L’economia è quindi un’altra delle cause principali della migrazione delle persone afghane. Ma come dicevo, la crisi dei rifugiati dipende dalla crisi politica, e il modo in cui i governi occidentali si comportano, come gli organismi internazionali trattano i rifugiati, il tipo di politiche introducono nei loro confronti, dipendono esattamente da quanto dicevo prima rispetto ai media, dalle immagini che trasmettono rispetto alle politiche e dai punti di vista dei governi occidentali. Per esempio, appena i talebani avevano preso il potere in Afghanistan, i paesi europei hanno accolto un gran numero di rifugiati, ma appena è scoppiata la guerra in Ucraina, i migranti afghani sono stati completamente dimenticati. Questi governi decidono sempre quanti profughi accettare in base al vantaggio che ne possono trarre.
È un dato di fatto che questi rifugiati, nei paesi in cui vengono accolti, siano sempre obbligati a lavorare. I governi occidentali, e il sistema capitalista occidentale, hanno continuamente bisogno di portare qui richiedenti asilo, per pagarli il meno possibile, facendoli lavorare il più duramente possibile.
D: Qual è la differenza tra i vecchi e i nuovi talebani, i primi erano gli studenti di teologia, questi nuovi sono i figli della globalizzazione e dell’occupazione americana. Differenze, comunanze, filo conduttore tra la vecchia guardia e la nuova generazione.
R: Sono estremamente simili, sono la stessa cosa. In un certo senso sono cambiati, per esempio ora non possono impedire alle persone di fare e diffondere foto e video, perché loro stessi girano con i migliori smartphone, sono sui social, e li utilizzano per fare propaganda anche verso il resto del mondo. Ma la tecnologia, il progresso, l’educazione, niente cambierà la loro mentalità, niente cambierà la loro natura. Quando parliamo di talebani significa reazionari, fondamentalisti, terroristi, misogini, al servizio dei governi stranieri, creati e usati come marionette dai servizi segreti, in particolare dalla CIA. Sono nati, sono stati creati, sono stati pompati con miliardi di dollari e supporto militare, economico, politico, e di intelligence, fornito dalla CIA. Questo è il motivo per cui nonostante siano passati anni dall’11 settembre, e le generazioni siano cambiate, vediamo gli stessi talebani che erano stati scacciati dal governo portati nuovamente ai tavoli di trattativa, anzi proprio insediati. Da quando è successo l’11 settembre, RAWA dice che la guerra portata avanti da Stati Uniti e NATO in Afghanistan non è una guerra contro il terrorismo, ma è per portare avanti gli obiettivi di queste potenze, per occupare più territori e aprire le loro basi militari in Afghanistan. Con la scusa della democrazia, e dei diritti delle donne, gli USA, e la NATO, hanno invaso l’Afghanistan. Questo mentre gli stessi talebani, additati dagli USA come la ragione per invadere l’Afghanistan, sono stati candidamente riportati al potere l’anno scorso. Ed è immediatamente apparso evidente come le scuse portate dagli USA per l’invasione del 2001 fossero false. Negli ultimi 20 anni abbiamo visto che sono state le persone afghane a perdere le loro vite, ad essere vittime di entrambe le parti, sia degli attentati suicidi dei talebani, sia dei bombardamenti di Stati Uniti e NATO. In particolare, negli ultimi 40 anni, l’intervento degli Stati Uniti, e in particolare della CIA, è stato decisivo nella creazione dei fondamentalisti e dei terroristi, come i talebani, Daesh, al Qaeda. Parliamo quindi non solo dei talebani, ma in generale dei fondamentalisti e dei terroristi, anche la cosiddetta resistenza nel nord dell’Afghanistan, è fondata su un potere che viene da fuori, dai governi occidentali, e vogliono spartirsi il potere ma non hanno mentalità diverse. Molti di questi fondamentalisti hanno studiato nelle migliori università americane, adottano i costumi occidentali, non hanno tutti la barba lunga e il turbante, ma tutti sono stati creati e cresciuti dalla CIA, e sono fondamentalisti in tutto e per tutto. Quindi, la tecnologia odierna, come i social media, Facebook, internet, non sempre viene usata per raccontare la realtà, o per portare giustizia, anzi è anche uno strumento molto potente sotto il controllo dei fondamentalisti e dei terroristi. Non solo i nostri talebani, i nostri fondamentalisti, ma anche Daesh, e Al Qaida, e molte altre organizzazioni di terroristi in tutto il mondo utilizzano i social media per ricreare le loro forze, organizzarsi, mobilitarsi, e diffondere sempre più propaganda sulle loro ideologie.
D: Parliamo del “Caso Elah”, l’ex studentessa di medicina, forzata alle nozze con un leader talebano, che da mesi la violenta segregandola in un appartamento di Kabul. Succede un anno fa, ma nell’ultimo anno sono vistosamente peggiorate le condizioni e i diritti delle donne. Le donne stanno pagando ancora una volta il prezzo più alto. Sono state private del diritto all’istruzione, al lavoro, alla libertà di movimento.
R: Senza dubbio Elah è diventata un simbolo, immagine di quello che le donne afghane stanno passando da più di un anno sotto al governo dei talebani. Come dicevo sono misogini, hanno soprattutto molta paura del potere delle donne. La resistenza è iniziata fin dal primo giorno, appena hanno preso il potere. Le donne afghane sono scese nelle strade con manifestazioni, proteste, scrivendo slogan, perché le restrizioni inumane e l’abuso che vengono portati avanti dall’occupazione fondamentalista e tirannica non sono niente di nuovo, sono qualcosa di cui abbiamo avuto esperienza durante il primo periodo di governo dei talebani. In quegli anni ci hanno imposto restrizioni e divieti, sulla scuola, la musica, il lavoro, la vita, su tutto quanto. Vogliono togliere alle donne tutti i diritti di base degli esseri umani, tentano di imporre le loro vecchie credenze e il loro estremismo religioso. Non le vogliono riconoscere come esseri umani, questo secondo la loro mentalità di fondamentalisti. Non vogliono venga tenuto in considerazione l’importante ruolo che le donne possono avere nella società, non vogliono dare loro questa possibilità. È a causa di questo punto di vista, di questa volontà di opprimere le voci delle donne, che vogliono ostacolare ogni tipo di attività, come l’educazione, il lavoro, qualsiasi indipendenza economica, e in generale ogni forma di autonomia che le donne possono avere nelle loro vite. Ed imporre restrizioni è stato molto facile, come l’obbligo di essere coperte dal burqa nero, il divieto di uscire di casa, di avere un lavoro, di parlare con un amico, un parente, o un collega maschio. Come dicevo, Elah non è solo una persona, ma un simbolo, perché ciò che ha sofferto è lo stesso che ogni donna afghana, incluse noi attiviste e militanti, sta passando. Vediamo i talebani ogni giorno, viviamo le loro restrizioni. Come madri, sentiamo il dolore delle nostre ragazze, le nostre figlie, che non possono più andare a scuola. L’unica cosa che possiamo trarre da questa situazione è la forza attraverso la resistenza, la forza nell’unione, per alzare le nostre voci contro i talebani, per non restare in silenzio ed accettare le loro condizioni.
D: Storicamente l’Afghanistan è stata sempre una terra su cui si sono concentrati interessi “imperiali” e tentativi di conquista. Prima l’Unione Sovietica, poi gli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001, infine le ingerenze della Cina che sono aumentate negli ultimi anni. Ci spieghi le ragioni di questo?
R: In sintesi, la localizzazione geografica dell’Afghanistan fa sì che ci troviamo in una posizione strategica all’interno della regione. L’Afghanistan confinava con l’Unione Sovietica, ed ora confina con i paesi che ne facevano parte, con la Cina, l’Iran, il Pakistan. Viene chiamato “il cuore dell’Asia”, ed è veramente il cuore del Medio Oriente, si trova in una posizione molto centrale. Oltre al fatto che si tratta di un paese molto ricco, abbiamo miniere e minerali per il valore di tre trilioni di dollari, e secondo diversi rapporti negli ultimi vent’anni la maggior parte dei soldati americani e britannici hanno costruito le loro basi militari vicino a queste miniere. Non sappiamo di preciso quanto ci abbiano rubato nel corso degli anni, non abbiamo trovato dati o rapporti a riguardo, ma sicuramente ci hanno portato via alcuni minerali molto costosi. Inoltre, in particolare dopo l’11 settembre 2001, e dopo vent’anni di cosiddetta “guerra al terrorismo”, l’Afghanistan rappresenta una base molto importante per gli Stati Uniti, lontana, ma utile e facile da usare indipendentemente e liberamente contro la Russia, la Cina, l’Iran, e tutti questi paesi che circondano l’Afghanistan. Al momento nel nostro paese non sono impegnati solo gli Stati Uniti, si percepisce anche la forte presenza dei governi di Russia e Cina, oltre agli interessi di Qatar, Turchia ed altri governi. Per esempio, qualsiasi cosa faccia il governo turco all’interno dei suoi confini contro i movimenti rivoluzionari e per la libertà, viene quasi esattamente riprodotto in Afghanistan, attraverso il supporto ai fondamentalisti, dando loro popolarità, mezzi, pubblicazioni, libri, programmi televisivi, qualsiasi cosa riescano ad importare nel nome dell’educazione, della civilizzazione, dei legami culturali tra questi due paesi. È esattamente quello che sta facendo l’Iran, con la scusa che condividiamo la stessa lingua, stanno alimentando sempre di più la fiamma della divisione etnica in Afghanistan. Il Pakistan ha molta libertà di azione e coinvolgimento, e controllo assoluto sui movimenti dei talebani. Perciò, in sintesi, possiamo dire che l’Afghanistan sia diventato il campo di battaglia di diverse agenzie di intelligence e svariati governi. L’Afghanistan è solo un esempio di ciò che l’imperialismo globale rappresenta, e di cosa accade quando una super potenza mondiale, in questo caso gli USA per primi, interferisce con il governo di un altro paese per i propri interessi. Anche quando le loro truppe non erano presenti in Afghanistan, la loro influenza è sempre stata decisiva. Nel 1977 l’Unione Sovietica ha invaso il paese, e ha preso di mira come prima cosa gli intellettuali, i movimenti, le associazioni che difendevano la propria patria e volevano che l’Afghanistan fosse indipendente. Attaccavano, uccidevano e distruggevano in maniera indiscriminata, e posso dire che l’inizio della tragedia che poi si è abbattuta sul nostro paese, l’inizio del fondamentalismo, sia partito proprio da lì. Questo a causa del coinvolgimento degli USA, che hanno creato, finanziato e supportato i fondamentalisti e i terroristi per usarli contro l’USSR. Dall’inizio della guerra nel 2001, RAWA dice che gli USA supportano ogni tipo di fondamentalismo, perché a loro importa solamente di mantenere i loro interessi in Afghanistan, non gli importa di quello che succede alle persone. Questo è dimostrato dalla facilità con cui, vent’anni dopo la cosiddetta guerra al terrorismo, i talebani hanno riconquistato il paese nel giro di pochi giorni. Dal 2019, è aperta una trattativa tra USA e talebani, che implica la liberazione di cinqemila talebani prigionieri, la rimozione dalla lista dei ricercati internazionali per i leader talebani, e accordi segreti di non attacco reciproco. Infatti, nel corso degli ultimi anni, ci sono stati zero morti tra i soldati USA, a dimostrazione che la presa di potere non è stata una sorpresa, ma che si sta giocando sporco alle spalle del nostro paese.
D: Quanto è importante oggi il ruolo solidarietà internazionalista? Rawa scende in piazza per le donne iraniane, è solidale con la resistenza curda e prende spunto da loro. Cosa significa per loro sorellanza e qual è il filo conduttore che lega la lotta di Rawa alle altre resistenze che ci sono in giro per il mondo?
R: Credo che ogni battaglia contro l’imperialismo e il capitalismo, per la giustizia e l’uguaglianza, non possa essere limitata ad un solo paese, una sola condizione, ma che ogni lotta, battaglia, rivoluzione, rivolta in qualsiasi parte del mondo favorisca senza alcun dubbio le lotte e le cause in altri luoghi. Questo perché impariamo molto le une dalle altre, ci ispiriamo a vicenda, condividiamo esperienze, ma anche perché non essere da sole ci dà coraggio e speranza. In particolare, quello che unisce le lotte delle donne, è la lotta contro il patriarcato, oltre all’imperialismo e al capitalismo. Quello che sta succedendo ora in Iran, la rivolta delle coraggiose sorelle iraniane, naturalmente ci è fonte di ispirazione, perché stanno alzando le loro voci contro un regime religioso teocratico estremamente simile a quello dei talebani. È naturale che impariamo da loro, siamo impressionate. Come quello che hanno fatto contro Daesh e l’Isis in Kurdistan, chiaramente è una fonte di speranza non solo per noi, che lottiamo contro i fondamentalisti, ma per tutti i movimenti di resistenza, i movimenti femministi, i rivoluzionari in tutto il mondo, perché ogni lotta, per quanto piccola, in qualsiasi parte del mondo, in qualche modo contribuirà a rompere le scatole all’imperialismo, alla tirannia e all’enorme potere che hanno in ogni luogo. Quindi non importa quanto siamo vicine geograficamente, se condividiamo o no confini. Quello che ci rende vicine, come sorelle, compagne, sono le nostre idee, le nostre cause, e il sogno che abbiamo per un futuro di giustizia per tutti gli esseri umani.