Venezia – Iniziativa all’aeroporto Marco Polo contro la Turkish Airlines in solidarietà al Rojava

Questa mattina decine di attivistə di Associazione Ya Basta Êdî Bese e dei Centri Sociali del Nord-Est hanno fatto un’iniziativa all’aeroporto di Venezia per denunciare la guerra criminale di Erdoğan contro il Rojava. In contemporanea si stanno tenendo iniziative in tante città (italiane ma non solo), che denunciano e prendono di mira gli interessi turchi in Europa.

Nella notte del 19 novembre lo Stato turco ha l’operazione “Spada ad artiglio” contro l’amministrazione autonoma della Siria del Nord e dell’Est e da allora sta continuando a colpire infrastrutture civili come silos, ospedali e centrali elettriche nel silenzio della comunità internazionale. Oltre a bombardare la popolazione civile, la Turchia sta utilizzando in nord Iraq armi chimiche vietate dalle convenzioni internazionali nel silenzio dei media e della comunità internazionale. Come ha dischiarato Mazloum Abdi, comandante in capo delle Forze Democratiche Siriane, in una recente intervista pubblicata su Globalproject è possibile sia il principale obiettivo dell’offensiva turca sia Kobane, vero e proprio simbolo dell’esperienza rivoluzionaria del Rojava.

Tutto questo sta avvenendo nel silenzio più assoluto dei media mainstream e della comunità internazionale, anche dovute al fatto che il presidente turco sta utilizzando a proprio favore il ruolo di “mediazione” che ha assunto nella guerra in Ucraina. Un gioco geopolitico che si riversa sulla pelle della popolazione curda, da anni nel mirino del governo turco. In particolare i territori del Rojava – che sono amministrati secondo i principi del confederalismo democratico, una forma di autogoverno basata sulla democrazia radicale, sull’autonomia delle donne e sull’ecologismo – sono percepiti come una minaccia dai regimi autoritari non solo della Turchia, ma anche di Siria, Iran e Iraq. È bene ricordare che YPG e le YPJ, l’esercito curdo del Rojava, hanno fornito il più grande contributo alla lotta contro Daesh, che negli scorsi anni si era espanso in tutto il Medio Oriente ed ha attaccato a più riprese le città europee. L’attacco al Rojava è un modo di riabilitare politicamente il sedicente Stato Islamico, visto che Erdoğan si serve non solo dell’esercito turco, ma anche del cosiddetto Free Syrian Army, composto da milizie di Al Nusra e Al Quaeda.

In questo contesto, le armi della solidarietà internazionale diventano un fattore determinante non solo per denunciare al mondo quello che sta accadendo, ma anche per sostenere attivamente la resistenza a una guerra tra le più cruente, durature e asimmetriche che attualmente si stanno combattendo. Sui giornali e sui media occidentali la notizia non trova mai spazio. Non perché la notizia non sia rilevante, ma perché i rapporti istituzionali ed economici tra occidente e Turchia sono considerati più importanti di decine di migliaia di vite. Per saperne di più puoi seguire i siti e i social di Defend Kurdistan Italia, Ya Basta Êdî Bese, Radio Onda D’Urto, Globalproject.info, ANF news, Media news e altri media indipendenti.

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