La polizia boliviana ha arrestato il governatore di Santa Cruz Luis Fernando Camacho. L’arresto è avvenuto il primo pomeriggio del 28 dicembre con un blitz stradale mentre il governatore si stava dirigendo verso il suo domicilio. L’arresto del leader cruceño ha prodotto una violenta reazione da parte del movimento civico dal quale proviene e dal gruppo di estrema destra Unión Juvenil Cruceñista che hanno provocato gravi disordini colpendo obiettivi governativi.
Camacho è considerato il principale leader oppositore del governo del MAS e uno dei principali responsabili del golpe avvenuto nel 2019 quando, in seguito alla sollevazione popolare e alla rinuncia di Evo Morales entrò, bibbia in mano, nella sede del governo a Palacio Quemado. Proprio il suo coinvolgimento nei fatti del 2019 è la causa del suo arresto: secondo le notizie diffuse dai media boliviani, Camacho è stato arrestato con l’accusa di terrorismo nell’ambito del processo denominato “Golpe de Estado 1” nel quale sono coinvolti i principali protagonisti del precedente “governo de facto” tra cui la ex presidente Jeanine Añez, tutt’ora in carcere.
L’arresto di Camacho arriva all’improvviso, a tre anni dalle vicende che lo hanno visto protagonista della caduta di Evo Morales e soprattutto a un mese dal paro cívico di Santa Cruz, promosso e guidato da lui e dai settori a lui vicini come la Unión Juvenil Cruceñista e il Comité Cívico, per definire la data del censimento. La battaglia sul censimento, durato oltre un mese, ha riacceso un conflitto mai del tutto spento e riaperto vecchie ferite non solo tra il MAS e l’opposizione, ma anche all’interno dello stesso partito di governo.
Infatti, come raccontato dal ricercatore Huáscar Salazar Lohman nell’intervista per Global Project, il fatto che Camacho fosse ancora in libertà nonostante il suo protagonismo nel colpo di stato mentre attori di minore importanza fossero già stati arrestati, faceva sorgere il dubbio di un possibile “patto d’impunità” tra il governo e lo stesso Camacho. Sospetto cavalcato anche dall’ex presidente Evo Morales che accusava il governo proprio di questo ma che oggi si dice fiducioso che «questa decisione sarà accolta con la fermezza richiesta dal grido di giustizia del popolo». L’arresto sembra quindi un primo e importante passo verso la cucitura delle divergenze interne al MAS perché accontenta sia la fazione dell’ex presidente Morales, sia quella dell’attuale presidente Luis Arce Catacora.
Anche le opposizioni però si sono ricompattate attorno al governatore di Santa Cruz, definendo l’arresto illegittimo e violento per i modi con i quali la polizia boliviana ha eseguito l’ordine dei giudici. Gli ex presidenti Tuto Quiroga e Carlos Mesa hanno definito l’arresto un “sequestro violento” mentre solidarietà è arrivata anche dall’altro leader oppositore Samuel Doria Medina e dal sindaco di La Paz Iván Arias. Per l’avvocato di Camacho, l’arresto è stato irregolare e smentisce che il mandato di cattura, emesso il 31 ottobre, sia stato notificato al suo assistito.
All’indignazione dell’opposizione politica è seguita la rabbia popolare in tutto il dipartimento di Santa Cruz, a difesa del proprio governatore. Protagonisti i giovani di estrema destra della Unión Juvenil Cruceñista e i membri del Comité Cívico Pro Santa Cruz che hanno assaltato l’aeroporto internazionale internazionale Viru Viru e il nazionale El Trompillo con l’obiettivo di fermare il trasferimento di Camacho a La Paz facendo sospendere i voli fino al mattino successivo.
Rabbia che è esplosa anche verso gli edifici governativi: almeno sette edifici pubblici tra i quali il Comando dipartimentale della Polizia e il Palazzo di Giustizia sono stati incendiati e seriamente danneggiati dalla furia dei manifestanti. Incendiate e danneggiate anche una trentina di veicoli e l’abitazione del ministro delle Opere Pubbliche Édgar Montaño. Il terminal di bus di La Paz, ha annunciato la sospensione dei trasporti da e per Santa Cruz a causa dei blocchi stradali che impediscono il transito nelle due vie di comunicazione tra le città. Sempre a La Paz una discreta folla si è riunita sotto la sede del tribunale “festeggiando” l’arresto di Camacho e invocando a gran voce carcere per il governatore e giustizia per le vittime di Sacaba e Senkata.
In serata Camacho è stato sentito dai giudici ma si è avvalso della facoltà di non rispondere, tuttavia ha rivendicato il ruolo avuto nei fatti del 2019 in un breve testo dove ha dichiarato di essere orgoglioso di essere stato parte «della lotta più grande del Paese» in difesa del voto. Nell’udienza di convalida degli arresti, la procura ha chiesto al giudice la detenzione preventiva per sei mesi per il pericolo di fuga e di ostacolo alle indagini, misura che il giudice ha concesso ma per quattro mesi.
A poco più di un mese dalla conclusione del paro cívico, si riaccende il conflitto tra il dipartimento di Santa Cruz e il governo del MAS. Il colpo inferto dal governo all’opposizione è senz’altro importante ma rischia di diventare un’arma a doppio taglio se non sarà gestito nel migliore dei modi sia per quanto riguarda la politica interna sia quella estera. Come ricordava sempre il ricercatore Huáscar Salazar Lohman, infatti, il paro del mese scorso ha rafforzato la destra fascista di Santa Cruz che ora è egemonica e ha dimostrato di saper affrontare il governo senza timore e di non avere nessuna remora a mettere in campo azioni radicali e violente.