L’anno 2022 sta per finire. Complesso, formidabile, drammatico. L’anno è alle soglie di una nuova era, che è già stata segnata da cambiamenti cardinali in tutto – dall’allineamento dei “centri di potere” globali allo stile di vita quotidiano di molte persone. Una trasformazione inevitabile attende la maggior parte delle istituzioni internazionali che erano state create nel corso di molti decenni. Sono piuttosto decrepite e non sono in grado di assolvere ai loro compiti. Alcune sono diventate puramente decorative, altre stanno cercando di conservare la loro precedente influenza, anche se con scarso successo. Alcune sono appena state formate…
Tra molti anni, e persino generazioni, gli storici, naturalmente, daranno un verdetto senza tempo – cosa stava accadendo ai nostri giorni e a quali conclusioni si era giunti. Il tempo giudicherà tutti. Gli esperti del futuro “soffieranno via la polvere” dalle informazioni digitali sugli eventi del 2022, sfoglieranno con calma le pagine virtuali e salveranno i file.
Noi però non abbiamo la possibilità di aspettare valutazioni astratte e tardive. Viviamo qui, nel presente. Il nostro mondo è cambiato, è finito per sempre. E la cosa principale che dobbiamo capire è dove ora sta andando e noi con esso. Che tipo di futuro sta iniziando oggi. Cosa possiamo aspettarci. E la cosa principale è come agire. È fondamentale trovare queste risposte il prima possibile.
Esprimerò la mia posizione personale sugli eventi attuali. Non pretenderò di essere imparziale e distaccato, poiché ne sono parte diretta. Sì, è impossibile quando si tratta del destino della nostra Madrepatria, del nostro popolo e del mondo intero. Ma la prima cosa di cui tutte le persone normali e sane di mente, indipendentemente dalla loro cittadinanza, hanno ora bisogno è mantenere una mente sobria e una volontà ferma. Compostezza e forza d’animo. Una vista acuta e uno sguardo senza pregiudizi. Vedere lo stato reale delle cose nel mondo e trarre conclusioni solo sulla base di fatti oggettivi. La logica delle proprie azioni deve essere costruita allo stesso modo. Non soccombere alle false parole di nessuno (e le ignobili bugie hanno invaso tutti i canali di informazione stranieri), alle promesse allettanti, o a vere e proprie pressioni, con il pretesto di difendere i “veri valori della democrazia.” Di questo ne abbiamo avuto anche troppo negli ultimi decenni. E ha portato a tragedie e catastrofi reali e per nulla illusorie. L’anno scorso ce l’ha dimostrato in pieno.
I risultati sono abbastanza chiari.
Conclusione numero uno. Il nazismo è alle porte, ma non passerà
Dallo scorso inverno, il mondo intero vive sotto il segno dei drammatici eventi nel Donbass e dintorni. La tragedia era iniziata, come sapete, molto tempo prima, ma il “mondo civilizzato,” pur avendola sotto gli occhi, non l’aveva vista.
Da dieci mesi è in corso un’operazione militare speciale, i cui obiettivi erano stati inizialmente delineati dal Presidente del Paese, V.V. Putin. Si tratta della protezione dei nostri connazionali nei nuovi territori, che, dopo i referendum, sono diventati parte della Russia. La denazificazione del disgustoso regime quasi fascista dell’Ucraina. La completa smilitarizzazione dello Stato ucraino. Garanzie contro le aggressioni future.
Nel febbraio 2022, la decisione di lanciare un’operazione militare speciale era stata un passo difficile, preso sotto la pressione delle circostanze. Non si trattava solo della protezione delle repubbliche fraterne del Donbass, ma anche della sicurezza e della sovranità della Russia stessa. Diciamolo pure: della sua sopravvivenza. Era impossibile rimandare ulteriormente. Questo era diventato evidente alla fine del 2021, quando l’Alleanza Nord Atlantica si era rifiutata di dare garanzie sulla non adesione dell’Ucraina alla NATO. E i tossicodipendenti ucraini avevano annunciato il desiderio di riattivare il loro arsenale nucleare.
Le battaglie nel Donbass non riguardano solo gli insediamenti, i cui nomi oggi sono diventati simboli della perseveranza, del patriottismo e del coraggio dei nostri soldati e dei nostri ufficiali. L’operazione speciale è la continuazione della nostra lunga e inconciliabile lotta contro il neofascismo bastardo e il nazionalismo in tutte le sue manifestazioni. Respingiamo ogni tentativo di umiliare e distruggere interi popoli in nome di egoistici interessi di gruppo. Con la vernice nera e il sangue vogliono riscrivere la storia. In definitiva, i nostri nemici oggi vogliono limitare il nostro sviluppo e poi smembrare il nostro Paese. Questo è il piano finale di tutti coloro che si oppongono alla Russia. Non lo nascondono più. Lo dicono direttamente, senza esitazione: “La Russia deve essere distrutta.”
Il risultato più triste non di un anno, ma di decenni trascorsi dal crollo dell’Unione Sovietica, è che le lezioni della Seconda Guerra Mondiale sono state completamente dimenticate dalle nazioni occidentali. Il neonazismo ha trovato sostegno anche in Paesi che avevano sempre dichiarato il loro rifiuto dell’ideologia hitleriana, la cui memoria storica è piena di dolore, vergogna e rabbia. Non potevamo stare a gurdare senza fare nulla mentre l’odioso regime nazionalista degli eredi di Konovalets, Bandera e Shukhevych, con il sostegno dei suoi sponsor, cercava di ridurre a zero non solo la Russia, ma anche l’intero “mondo russo,” nel quale centinaia di milioni di persone si riconoscono con orgoglio.
Faremo ogni sforzo per garantire che tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale siano raggiunti. E il disgustoso regime dei nazionalisti di Kiev cessi di esistere. Oggi, tranne noi, nessun altro può portare a termine questa missione.
Conclusione numero due. Le illusioni sono finite, oggi siamo separati dal mondo occidentale da molto più di quanto ci unisca
L’anno appena trascorso è stato davvero uno spartiacque. Come una ginocchiata, ha rotto, tra l’altro, le ultime illusioni sul mondo occidentale moderno, che tanto ama (e a ragione) definirsi il “miliardo d’oro.” Ora è finalmente chiaro che nelle relazioni degli Stati indipendenti e sovrani con il mondo anglosassone, nella configurazione attuale, non ci può essere alcuna questione di fiducia o di speranza nella decenza dei partner, nella loro fedeltà alla parola data e persino nei loro stessi principi così splendidamente dichiarati. Ahimè, in Occidente ora non abbiamo nessuno con cui parlare e negoziare, non abbiamo nulla di cui parlare, e non ce n’è bisogno. Sono stati gli eventi dell’ultimo anno ad annullare la possibilità stessa di un dialogo fiducioso e rispettoso con i rappresentanti di questo “polo” mondiale. Rimane solo uno stridente sconcerto: queste persone si considerano davvero leader mondiali, rivendicano qualcosa di globale, sognano di dettare la loro volontà agli altri? Su quali basi, visto che si sono auto-screditati, hanno firmato la propria impotenza, hanno mentito e sono ingolfati dai loro stessi problemi?
Gli atti e le azioni degli attuali e degli ex leader occidentali colpiscono per il loro tranquillo e diretto cinismo. Come ha ammesso di recente l’ex cancelliera tedesca, gli accordi di Minsk, firmati nel 2014, erano stati solo un paravento per mascherare le vere intenzioni dell’Occidente. Erano stati avviati per “dare all’Ucraina il tempo di diventare più forte” e trasformarsi una potenza militare. In altre parole, erano stati inizialmente concepiti per preparare una guerra sanguinosa. Cosa che i neonazisti di Kiev avevano fatto – con la piena connivenza e l’aiuto diretto degli “Europei civili.” Purtroppo, allora c’eravamo fidati dei nostri partner, non aspettandoci che ci tradissero così impunemente e lavorassero apertamente per distruggere il nostro Paese. Ricordo bene la riunione del Consiglio NATO-Russia al più alto livello, a Lisbona nel 2010, alla quale avevo partecipato come Presidente della Federazione Russa. In quella occasione, i membri dell’Alleanza ci avevano convinto che non rappresentavamo una minaccia reciproca e che erano pronti a lavorare insieme a noi per la sicurezza comune dell’area euro-atlantica. [Da allora] l’espansione della NATO verso est e i preparativi per il confronto, anzi per la guerra con la Russia, non si sono fermati un minuto. Infiniti, torbidi flussi di ciniche bugie.
C’è anche una crisi generale di fiducia nei cosiddetti Paesi sviluppati e nelle loro istituzioni giuridiche. In nome degli interessi politici, si scopre che è facile cancellare i principi fondamentali delle relazioni giuridiche. Come l’inviolabilità della proprietà privata e la regola del diritto internazionale. I politici occidentali, che probabilmente pensano di averne il diritto, cercano di confiscare i beni russi “senza processo e senza indagini,” in parole povere, rubano. E i regimi di sanzioni contro di noi e i nostri alleati vengono introdotti con un tratto di penna da funzionari di Washington dalla mentalità ristretta e dai loro vassalli europei. Tutto questo è l’ultimo segnale a tutti gli Stati indipendenti: non è più possibile trattare con il mondo anglosassone. Come con un ladro, un truffatore, un imbroglione, da cui ci si può aspettare di tutto.
Per anni, forse decenni a venire, le normali relazioni con l’Occidente potranno essere dimenticate. Non è una nostra scelta. Ora ne faremo a meno, fino a quando non salirà al potere una nuova generazione di politici ragionevoli. Siamo attenti e vigili. Svilupperemo le relazioni con il resto del mondo. Fortunatamente, è molto vasto e ci tratta in modo normale.
Conclusione numero tre. L’epidemia di russofobia richiede un trattamento con mezzi forti
Il 2022 e almeno gli otto anni precedenti, se iniziamo a contare dalla “Primavera di Crimea,” sono stati segnati dalla crescita nel mondo occidentale di una russofobia selvaggia e irrazionale. Un’altra acuta ricaduta di questa brutta malattia contagiosa si è verificata in Occidente negli ultimi anni.
Alla fine ha coinciso in parte con la pandemia di una vera e propria infezione mortale, il coronavirus, con il declino dell’economia mondiale, la rottura dei legami tra gli Stati, la crisi logistica, l’aggravarsi dei problemi sociali. Ancora più colpiti sono stati altri trend negativi che si sarebbero fatti sentire anche in assenza di una pandemia. Per non dover rispondere dei propri evidenti errori, [l’Occidente] ha dovuto rianimare il suo nemico principale, rinsaldare i ranghi nella lotta contro di esso, sbarazzandosi contemporaneamente dei partner indecisi o dissidenti.
Imprecando contro i “padroni” e a causa della sua stupidità, il regime di Kiev ha disperatamente cercato di “vietare” non solo tutti i contatti dei suoi cittadini e delle sue imprese con la Russia. Ma anche lo “spirito russo,” la cultura russa – anche quella che è giustamente diventata un classico mondiale. In Ucraina, i monumenti agli scrittori e ai generali russi vengono demoliti e le strade intitolate a Pushkin prendono il nome del delinquente Bandera. La lingua russa è bandita nelle scuole e nella vita quotidiana, i libri russi vengono distrutti. Un bel ricorso storico: mancano solo i campi di concentramento e la Notte dei Cristalli. Gogol, Bulgakov, Malevich, Akhmatova, Vernadsky, Lesya Ukrainka o Taras Shevchenko devono essersi rivoltati nella bara. Tutto questo è accompagnato da isteriche convulsioni propagandistiche e dall’invito a “punire” l’ostinata Russia con ogni mezzo.
Allo stesso tempo, l’Occidente è affetto da una cinica “amnesia” non medica, oltre che da una parziale perdita di “udito” e “vista.” Quello che gli amanti dei nazisti con la svastica sulla manica hanno fatto e continuano a fare nei territori controllati incontra solo un “delicato” silenzio, che concede a questi furfanti un’indulgenza anticipata per tutti i tormenti e gli omicidi passati e, soprattutto, futuri. Ma cosa aspettarsi da quei Paesi europei, che, ad un certo punto, avevano dato vita al nazionalsocialismo e al fascismo! Ora sono responsabili della rinascita dell’ideologia nazista. A quanto pare, i dolori fantasma della grandezza perduta sofferti dalla classe politica di questi Paesi non possono essere rimossi dalla medicina del tempo. E, anche se le forze al potere si definiscono di sinistra o cristiane, in realtà sono i veri eredi della causa della NSDAP e del Partito Nazionale Fascista.
Abbiamo affrontato questo genere di cose più di una volta. Ogni cronaca ha i suoi retroscena, soprattutto perché questa sporca russofobia ha radici profonde. Semmai è necessario ricordare non solo il XX, ma anche il XIX secolo, perché, anche allora, nel mondo imperversava l’isteria antirussa. Quella che F.I. Tyutchev chiamava “spezzare la catena.” Vi ricordo ancora una volta le sue profetiche parole: “Alla Russia era stato semplicemente offerto il suicidio, la rinuncia alle basi stesse della sua esistenza, il riconoscimento solenne di non essere altro al mondo che un fenomeno selvaggio e brutto, come un male che deve essere corretto…” Oggi i Paesi occidentali tornano a chiedere che il nostro Paese venga moltiplicato per zero. Ebbene, lasciamo che continuino a strillare fino a perdere la voce.
È impossibile calpestare la Russia, e con essa il “mondo russo,” dividerla o subordinarla alla volontà di qualcun altro. Le mani prodighe degli Anglosassoni e di altri Paesi che hanno “giurato fedeltà alle tenebre” sono state corte anche nei momenti più difficili per noi. Non funzionerà nemmeno adesso.
Conclusione numero quattro. L’Occidente si è messo in gabbia da solo. Lasciamolo in isolamento
Come ha recentemente osservato Vladimir Putin, il nostro mondo è entrato in un periodo di trasformazioni rivoluzionarie, di natura fondamentale. Si stanno formando nuovi centri di sviluppo che rappresentano la maggioranza della comunità mondiale e che sono pronti non solo a dichiarare i propri interessi, ma anche a proteggerli.
Ciò che sta accadendo è una conseguenza diretta della crisi sistemica dell’Occidente, in primo luogo degli stessi Stati Uniti. Non si tratta solo del rallentamento della crescita economica e del progresso tecnologico o della crisi di tutti i sistemi di gestione. Il problema è più ampio. È in atto un crollo ideologico e filosofico globale della visione del mondo occidentale, del suo modello di ordine mondiale. Nelle realtà moderne questo è particolarmente evidente.
All’inizio degli anni ’90, il noto pubblicista americano F. Fukuyama si era affrettato a proclamare la “fine della storia,” intesa come una serie continua di guerre e scontri tra i due sistemi mondiali, l’Occidente liberale e l’Oriente comunista. A causa della morte dell’URSS, la lotta era terminata, almeno secondo lui. Tuttavia, la previsione di Fukuyama è fallita miseramente. I sogni dell’Occidente di un mondo unipolare, dove si possa governare incontrastati e dettare la propria volontà, non si sono avverati. Inoltre, nelle condizioni moderne, l’Occidente non è in grado di offrire al mondo nuove idee che possano far progredire l’umanità, risolvere i problemi globali e garantire la sicurezza collettiva. C’è una curiosa metamorfosi. Un tempo, il termine “cortina di ferro” indicava un blocco di Paesi indesiderati o di loro associati, che dovevano essere isolati, in un modo o nell’altro, dal resto della società globale. Ora è evidente che il mondo occidentale si sta gradualmente trasformando in una fortezza assediata, le cui entrate sono chiuse dall’interno da muri (spesso reali), serrature e barriere di cemento. Si è messo in gabbia da solo, mentre il resto del mondo vive tranquillamente allo stato brado. Lasciamolo vivere nella riserva.
Nel frattempo, il sistema economico mondiale sta sprofondando nell’abisso dell’incertezza, in una crisi di proporzioni senza precedenti. Anche la tempesta finanziaria del 2008-2009 era stata superata dai Paesi sviluppati in tempi relativamente brevi. Ma ora la situazione è fondamentalmente diversa. Il tasso di inflazione negli Stati Uniti e nell’area dell’euro buca letteralmente il “fondo” delle previsioni pessimistiche: è rispettivamente dell’8-10%, con una crescita del PIL del 2%. Per non parlare dei vari idioti dell’Europa orientale o degli Stati baltici, dove l’inflazione ha superato il 20%.
Bisogna però essere solidali con i normali cittadini dei Paesi dell’UE, anche se i loro infuocati slogan sulla solidarietà con l’Ucraina non scalderanno le loro case e non riempiranno i serbatoi delle loro auto. Tutte le “sanzioni infernali,” i blocchi e le altre restrizioni devono essere sopportate proprio da quelli che ora devono pagare bollette folli per le utenze o il carburante. Assumere il mantenimento dei rifugiati ucraini e dare loro un lavoro. Vivere una crisi dopo l’altra per colpa dei propri politici che ignorano le domande di fondo. A cosa serve tutto questo tormento? Chi avrà avuto la peggio alla fine? Perché, come al solito, è solo l’America a guadagnarci (relativamente)? I cittadini capiscono che la povertà e l’incertezza sono destinate a durare a lungo. E non c’è da rallegrarsi: le notizie delle proteste di piazza appaiono quotidianamente sui notiziari europei.
Il problema principale è che l’Occidente sta distruggendo con le proprie mani i principi fondamentali dell’economia di mercato, senza i quali può dimenticarsi il proprio sviluppo e la partnership globale. I divieti infiniti e le eccezioni alle regole generalmente accettate, soprattutto nel campo del commercio dei prodotti petroliferi, hanno già portato alla creazione di una gigantesca “zona grigia” sul mercato mondiale, dove le operazioni vengono effettuate senza tener conto dei potenti di questo mondo. Sotto la pressione dei politici, si stanno introducendo nuove regole nella sfera finanziaria, e le imprese sono nuovamente costrette a cercare soluzioni alternative per risolvere i problemi.
E non parlo nemmeno del blocco tecnologico e informatico, che mira a limitare l’accesso alle tecnologie di punta a tutti i potenziali concorrenti degli Stati Uniti. È ovvio che gli Stati che, in un modo o nell’altro, sono stati sottoposti a sanzioni o restrizioni illegali da parte di Washington e di altri Paesi occidentali cercheranno di aggirare tutti questi divieti. Agendo in silenzio o, al contrario, con coraggio, senza tener conto delle regole internazionali, senza guardare agli interessi dei Paesi sviluppati, compresa la negazione della protezione della loro proprietà intellettuale. Tutto questo dobbiamo ancora impararlo. E il quadro della tradizionale decenza, dopo l’introduzione di sanzioni illegali e assolutamente becere contro il nostro Paese, non dovrebbe più limitarci in alcun modo nella scelta dei metodi di protezione. Compreso l’uso dei diritti e delle proprietà di entità economiche di Paesi non amici.
Le cose vanno chiamate con il loro nome: gli Stati Uniti professano un neocolonialismo, la cui natura sfrenata farebbe arrossire e imbarazzare persino R. Kipling, e il suo “uomo bianco.” Pensano che il mondo intero sia una loro colonia, pretendono di dettare condizioni di schiavitù, di comportarsi senza riguardo per la legge e la morale, di saccheggiare di continuo. Basta guardare il problema dell’”accordo sul grano,” che ha letteralmente arricchito le grandi aziende americane che avevano acquistato terreni agricoli in Ucraina. Allo stesso tempo, non è stato mai raggiunto l’obiettivo dichiarato: prevenire la carestia nei Paesi più poveri, dove dovrebbero arrivare il grano e i fertilizzanti esportati dalla Russia e dall’Ucraina (solo circa il 3-5% di questi carichi ci arriva, alla fine). Ancora peggio è il destino dei Paesi in cui gli Stati Uniti hanno cercato di instaurare regimi apparentemente liberali e democratici. La questione si conclude sempre, se non con colpi di stato sanguinosi, con una profonda crisi sistemica e un declino in tutti i settori. Libia, Iraq, Siria, Afghanistan sono le vittime più recenti del “lavoro missionario democratico” americano. Le tensioni geopolitiche sono in costante aumento.
Gli Stati Uniti sono ancora abituati a fare affari nel loro stile primitivo preferito, da cowboy: “se non ti piace come è apparecchiata la tavola, rovesciala.” Ma ogni volta incontrano sempre più resistenza da parte di chi non è disposto ad obbedire. La Cina, l’India e i Paesi del Medio Oriente stanno rafforzando le loro posizioni sul mercato mondiale. L’America Latina e l’Africa non sono affatto desiderose di obbedire ai dettami degli Stati Uniti. La Russia, in questi continenti, ha abbastanza partner e persone che la pensano come lei, e con queste stiamo conducendo un dialogo intenso. Alla fine di quest’anno ho avuto molti colloqui con i leader di alcuni di questi Stati. Ognuno dei miei interlocutori ha sempre confermato il suo rifiuto dei metodi con cui Washington e i suoi alleati agiscono sulla scena mondiale.
Rendendosi conto di ciò, gli Stati Uniti e la NATO stanno moltiplicando numerose strutture “ombrello” che dovrebbero riunirsi attorno alle “giuste” fondamenta. Come il Partenariato orientale, la Piattaforma per la Crimea, AUKUS e altri. Allo stesso tempo, le contraddizioni nel campo degli alleati sono visibili a occhio nudo: Washington e Londra, sfruttando la situazione in Ucraina, cercano di indebolire l’Europa e il suo settore industriale, ridurre l’influenza economica della Germania e la potenza militare della Francia. E ancora – cercano di creare un cuneo tra la Cina e i membri dell’UE, di sconvolgere i piani per una partnership a lungo termine (e redditizia) di questi Paesi con strutture e alleanze interstatali al di fuori dell’orbita dell’influenza statunitense.
In generale, gli interessi di quasi tutti i principali Stati occidentali sono oggi in contraddizione, non importa con quanto fervore assicurino l’opinione pubblica del contrario e creino un’apparenza di unità. Come aveva scritto N.M. Karamzin, anche se in un’epoca completamente diversa, “questi giganti, spinti dall’ansia interiore dello spirito, lottano dal difficile al più difficile, distruggono le persone e, come ricompensa, pretendono da loro i nomi dei grandi.” Ma, prima o poi, le alleanze dei grandi e potenti Paesi occidentali cesseranno di esistere. In questo momento, gli attriti abbondano, anche di fronte al “nemico comune,” ruolo tradizionalmente assegnato alla Russia. Ci possono essere diverse opzioni per lo sviluppo futuro degli eventi. È molto probabile che nel mondo si formeranno diverse macroregioni, ognuna con le proprie regole interne e la propria logica di sviluppo, ma generalmente orientate al partenariato e al dialogo, e non allo scontro. L’intero sistema di relazioni internazionali diventerà non solo multipolare, ma sarà anche multistrutturato, basato su principi di benevola non interferenza. Ciò indebolirà in modo significativo l’influenza delle principali strutture internazionali. Ma, allo stesso tempo, rafforzerà la sicurezza di queste macroregioni, il che è un chiaro vantaggio
Alcuni Stati europei cercheranno di mantenere l’indipendenza al meglio delle loro possibilità e capacità. Un discorso a parte merita il modo in cui Paesi come, ad esempio, la Polonia – esempio di impotente cattiveria e rabbiosa russofobia, dipendenza e controllabilità – inizieranno a uscire dalle proprie trappole. Anche in questo Paese si riconosce già che la scommessa di un confronto senza fine con la Russia ha portato Varsavia in un vicolo cieco. Un politico locale, con amara ironia, ha recentemente osservato che “I Polacchi odiano la Russia più di quanto amino la Polonia.” Anche gli Stati Baltici si sono messi nella posizione più stupida. La grettezza provinciale, la maleducazione, le macchinazioni di lacchè ladri: questo è il loro stile politico, da cui anche il resto dell’Europa è rovinato. A quanto pare, nel prossimo futuro, le esplosioni sociali in questi Stati porteranno ad un inevitabile cambio di potere.
Il nuovo mondo sarà pronto a collaborare con l’Occidente, ma solo in base ai principi di uguaglianza e rispetto reciproco. Ci vorrà forza e volontà politica per non crollare in questo confronto. E andrà avanti per molto tempo. Ma, in ogni caso, gli Stati sovrani non accettano più l’imposizione di principi di un ordine mondiale costruito secondo gli schemi americani. La chiara consapevolezza di questa verità è anche uno dei risultati dell’ultimo anno.
La rivalità più accesa tra l’Occidente e il resto del mondo continuerà a crescere. Aumenteranno anche le contraddizioni tra i recenti alleati del blocco anti-russo. In futuro si assisterà ad un graduale cambiamento delle strutture economiche ed energetiche di questi Paesi. Ci saranno anche nuove valute di riserva. La Russia dovrà occupare un posto speciale nel nuovo mondo, affidandosi alle nuove regole di partenariato e cooperazione con gli Stati amici. E dovrà fare di tutto per garantire la propria sicurezza, indipendenza e sovranità in settori chiave, dalla finanza alla scienza.
Conclusione numero cinque. Fino all’apocalisse
“Il mondo è pericoloso non perché alcuni fanno il male, ma perché alcuni lo vedono e non fanno nulla,” aveva scritto il grande fisico A. Einstein. Uno scienziato e un umanista che si era trovato nell’impossibilità di rimanere entro gli stessi confini con i nazisti di Hitler. E – da brillante analista – molto prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ne aveva intuito l’avvicinarsi e lo aveva dichiarato pubblicamente. All’epoca, Einstein e molti altri non erano stati ascoltati. Oggi molti parlano di “anticipazione della Terza Guerra Mondiale” o addirittura del suo inizio (come ha fatto recentemente Papa Francesco). Così come della seconda venuta del nazismo in Europa. Ma, ahimè, con lo stesso effetto.
Alla fine del 2021 – inizio 2022, la situazione si è aggravata fino all’estremo, ha raggiunto l’ultimo limite, dopo il quale si è verificata una catastrofe mondiale. L’Occidente collettivo, rappresentato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati europei, sostiene con tutte le sue forze il folle regime di Kiev. Lo rifornisce di armi, addestra mercenari e versa ingenti fondi nel bilancio di uno Stato imprevedibile e corrotto.
L’Occidente è pronto a scatenare contro di noi una vera e propria guerra, anche nucleare, tramite Kiev? I politici occidentali guardano altrove ed esitano a rispondere onestamente. Ma chiedetelo ai residenti della città di Enerhodar, vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhya, che era stata colpita con precisi colpi di artiglieria, con le schegge che avevano sfiorato i rappresentanti dell’AIEA. I bombardamenti continuano ancora oggi. Prendete le dichiarazioni dei cannibali fumatori di cannabis di Kiev. Si tratta di comici buffoni che, semplicemente, non sono in grado di rendersi conto della portata della loro responsabilità per la vita delle persone nel mondo reale. Ricordiamo le sparatorie e le torture a Kherson e in altri luoghi.
Tuttavia, anche di fronte a minacce così gravi, la Russia ha sottolineato più di una volta: non stiamo combattendo con il popolo ucraino, ma con il bastardo nazista che si è insediato a Kiev, che è al potere solo in virtù di un colpo di Stato. Allo stesso tempo, i nostri nemici non esitano, sulla loro coscienza (anche se questa parola difficilmente si applica a loro) hanno migliaia di case distrutte, vite rovinate, rifugiati e persone indigenti. Pertanto, qualsiasi trattativa con l’attuale leadership ucraina fantoccio era diventata assolutamente priva di significato già lo scorso anno, come avevo scritto in un mio articolo pubblicato alla fine del 2021.
L’unica cosa che oggi ferma i nostri nemici è la consapevolezza che la Russia, nel campo della deterrenza nucleare, sarà guidata dai fondamenti della politica statale della Federazione Russa. E, se ci fosse una minaccia reale, agirebbe di conseguenza. Il problema è che, in questo caso, nessuno capirebbe poi di cosa si era trattato: di un attacco di rappresaglia o di uno preventivo. Questo, ovviamente, spaventa i benefattori occidentali, che da tempo hanno instillato nella marmaglia politica ucraina l’illusione dell’invulnerabilità e dell’impunità in cambio di una completa obbedienza. Pertanto, il mondo occidentale è in bilico tra l’ardente desiderio di umiliare, offendere, smembrare e distruggere il più possibile la Russia, da un lato, e il desiderio di evitare un’apocalisse nucleare, dall’altro.
Nuovi accordi di disarmo non sono al momento fattibili e necessari. Quanto prima si otterranno le garanzie di massima sicurezza adatte al nostro Paese, tanto più velocemente la situazione si normalizzerà. Se non le otterremo, la tensione persisterà all’infinito. Il mondo continuerà a barcollare sull’orlo della Terza Guerra Mondiale e della catastrofe nucleare. Faremo di tutto per evitarlo.
Conclusione numero sei. La Russia non “sopravvive” ma vive, si sviluppa e vince
Il risultato principale del 2022 può essere definito il grande cambiamento che vediamo oggi in Russia. Nella sua economia e, soprattutto, nelle menti di un gran numero di cittadini.
Ora, quasi tutto dipende dal nostro popolo. Dalla sua fermezza e dalla sua coesione, dal patriottismo e dalla fiducia nella vittoria, dalla maturità di pensiero e dalla forza d’animo. La schiuma tossica aliena formatasi sulla società russa sta gradualmente scomparendo. Non darò una valutazione morale a coloro che hanno scelto per sé un nuovo “piroscafo filosofico” perché non conosco le motivazioni di ciascuno di loro. Dio è il loro giudice. Naturalmente, questo non vale per coloro che, nel contesto di una campagna militare, desiderano la sconfitta del loro Paese e del loro esercito. Sono solo dei traditori. E non ci dovrebbe essere perdono per loro.
L’aspetto principale è che il processo di maturazione della nostra società procede costantemente. Ed è irreversibile. Certo, non tutti hanno ancora avuto il tempo di rendersi conto di quanto sia cambiata la nostra vita, di quali saranno gli obiettivi principali per molti anni a venire. I proiettili esplodono in prima linea e qualcuno crede che questo non lo riguardi. Alcune persone sono in servizio nei siti dei rifugiati e aiutano a ricostruire le case distrutte dai bombardamenti, mentre altre non si accorgono di ciò che sta accadendo.
Eppure è ovvio: quest’anno ha costretto la nostra società a mobilitarsi nel pieno senso della parola. Migliaia di cittadini russi, fin dai primi giorni dell’operazione militare speciale, si sono recati nel Donbass come volontari. Centinaia di migliaia di soldati e ufficiali sono stati addestrati e combattono eroicamente in prima linea, liberando dai nazisti nuovi territori all’interno della Russia. Anche il lavoro disinteressato dei volontari che aiutano i rifugiati e gli sfollati interni, le famiglie e i bambini dei mobilitati, che lavorano negli ospedali e raccolgono tutto il necessario per i nostri combattenti è degno di grande gratitudine. Queste persone sono i veri patrioti della nostra Patria, nostro orgoglio e gloria.
Altrettanto importante è la mobilitazione di un altro ordine superiore. Quando, di fronte a una minaccia esterna, in un confronto con il nemico, sotto una pressione crudele e senza precedenti, il Paese è riuscito in pochi mesi ad unirsi e a raggiungere un nuovo livello di coscienza civica. Questo vale per tutti gli aspetti della nostra vita. Il 2022 ci ha cambiato molto. Mi ha costretto a scegliere tra i miei pensieri e i miei sentimenti. Mi ha insegnato a distinguere le cose secondarie da quelle veramente importanti. E ad apprezzare la cosa più importante per tutti noi. Il coraggio. La misericordia. L’assistenza reciproca. La memoria storica e familiare. La fedeltà al proprio dovere e alle proprie tradizioni. La giustizia. La verità. La coscienza.
I nostri nemici non sono riusciti a distruggere la nostra economia. Nella sfera economica, sono in corso molti lavori per far ripartire le industrie più importanti, quelle che garantiscono la sicurezza e la capacità di difesa del Paese. Il sistema finanziario si sta gradualmente e con successo adattando a lavorare sotto le sanzioni. Non è stato possibile “disconnetterci e tagliarci fuori” dalle infrastrutture mondiali, strangolarci con divieti e restrizioni. Lo Stato è riuscito a mantenere in equilibrio il mercato dei cambi e a minimizzare i rischi. L’inflazione è stata mantenuta entro limiti gestibili – il primo shock si è rapidamente esaurito grazie alle azioni chiare e professionali delle principali istituzioni finanziarie. Continua il riorientamento strategico dell’intera infrastruttura russa verso i mercati dei Paesi amici. La crescita annuale dei prezzi nell’ottobre-novembre 2022 è rallentata. Lo Stato adempie pienamente ai suoi obblighi sociali. Gli stipendi e le pensioni sono indicizzati, tutte le rendite vengono pagate.
Il ritiro delle aziende straniere dal nostro mercato (molte lo hanno fatto con riluttanza e sotto l’evidente pressione dei loro governi) non ha fatto crollare, come temevamo, il settore dei consumi. Al contrario, la sostituzione delle importazioni sta procedendo con successo nei segmenti più importanti del mercato al pubblico. La maggior parte delle imprese non ha cambiato i propri piani di investimento per il prossimo anno.
In breve tempo, siamo stati costretti ad aumentare la produzione di armi moderne, a provvedere alla fornitura di tutto il necessario per il fronte e le retrovie. A volte per questo è stato necessario trasferire il sistema in modalità “controllo manuale,” ottenendo un’attuazione chiara e tempestiva dell’imperativo della difesa dello Stato. Oggi possiamo dire che l’industria della difesa russa è stata in grado di dare una risposta adeguata alle più gravi minacce alla sicurezza del Paese. Gli impianti di difesa funzionano in modo stabile, le armi e i prodotti per le esigenze dell’esercito vengono prodotti e allocati in conformità con le nuove esigenze, aumentate al massimo. Il volume di produzione di armi ed equipaggiamenti militari cresce costantemente di giorno in giorno. Per il futuro dobbiamo creare e creeremo una potente riserva di armi russe!
Quest’anno è stata data un’attenzione particolare alle questioni legate al grande flusso di rifugiati e sfollati interni provenienti dai territori del Donbass e dell’Ucraina. Sono stati accolti da quasi tutte le regioni. A nome del Presidente del Paese, è stato fatto tutto il possibile per sostenere queste persone e dare loro l’opportunità di tornare alla vita normale. Ritrovare i propri cari, mandare i bambini a scuola, curare le ferite fisiche e mentali. È stata fornita assistenza anche alle categorie più vulnerabili: famiglie con bambini, anziani, disabili.
Il nostro compito nel prossimo futuro non è solo quello di proteggere i nuovi territori all’interno della Federazione Russa, ma anche di rendere la loro vita prospera, sicura e confortevole. Questo era già avvenuto nel 2014, quando la Crimea era entrata a far parte della Russia, tornando definitivamente a casa. Sfidando chi aveva sognato di ricacciarla con la forza nei vecchi confini, chi l’aveva minacciata e intimidita, chi aveva organizzato il blocco dell’energia elettrica, dell’acqua, dei trasporti, del gas contro la “propria” gente. Vediamo come si sta sviluppando dinamicamente questa regione della Russia, con quale senso di orgoglio i suoi abitanti parlano del loro oggi e del loro domani.
Importante e indiscutibile. “Non abbandoniamo i nostri!” è diventato il motto dell’anno appena trascorso. Faremo ogni sforzo per garantire che la vita in una grande famiglia russa sia normale e prospera. Daremo a milioni di persone l’opportunità di avere fiducia nel futuro. Difenderemo sempre i loro diritti e le loro libertà, la loro lingua e la loro cultura, la loro fede e la loro speranza. Questo lo capiscono bene i nostri nemici, quelli che continuano, disperatamente e invano, a condurre una guerra ibrida contro di noi, cercando di metterci sotto pressione e di intimidirci.
Buon 2023 a tutti i cittadini della Russia! A tutti coloro che ci sono vicini e cari, che sono pronti ad accompagnarci verso qualsiasi prova. Un inchino alle nostre eroiche Forze Armate. I nemici della Russia saranno sconfitti! La verità prevarrà! Il futuro ci appartiene!
Dmitri Medvedev
Link articolo originale: https://vk.com/away.php?to=https%3A%2F%2Frg.ru%2F2022%2F12%2F25%2Fnashi-liudi-nasha-zemlia-nasha-pravda.html&cc_key=
Link alla traduzione inglese: https://vk.com/@580896205-dmitri-medvedev-our-people-our-land-our-truth-deputy-chairma
25.12.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org