Isde Umbria si schiera contro la bocciatura del ricorso del Comune di Gubbio contro l’uso del CSS (Combustibile Solido Secondario ottenuto dalla componente secca tipo plastica, carta, fibre tessili) nei cementifici.
Per l’associazione italiana Medici per l’Ambiente quella del Tar «è un grave ed ulteriore macigno contro la presa di coscienza di tanti cittadini che consapevoli del loro stato di esposti involontari, alle industrie insalubri di prima classe che, cumulativamente, da oltre 120 anni svolgono attività nel loro territorio, senza mai avere avuto la possibilità di conoscere quali conseguenze esse possono determinare o aver determinato, sull’ambiente e quindi sulla salute loro, dei loro figli e delle generazioni future».
Isde Umbria si domanda «perché i cittadini di un territorio che hanno nel loro sindaco non solo il più importante rappresentante ma anche la massima autorità sanitaria, si sono visti rifiutare una valutazione d’impatto ambientale sulle due grosse industrie che da oltre 120 anni cumulativi li espongono a emissioni dannose?».
Isde Umbria «plaude all’azione del sindaco Stirati e dei comitati per l’ambiente dato che entrambi si sono battuti per tutelare salute e ambiente a Gubbio, hanno organizzato un Audit per l’ecodistretto e poi sono stati pugnalati alle spalle da forze politiche e sindacali mosse da primitivismo ambientale».
L’antefatto
A Gubbio (in provincia di Perugia) insistono due cementifici da decenni. Le due industrie distano meno di dieci chilometri l’una dall’altra. A maggio 2020 i due cementifici hanno chiesto a Regione Umbria l’autorizzazione a bruciare 50mila tonnellate di Css-C all’anno ciascuno, pari a 100mila tonnellate complessive. A dicembre 2021 la Regione ha approvato l’uso dei rifiuti urbani come combustibile nei due impianti. (Altraeconomia giugno 2022)
Nel gennaio di quest’anno il TAR Umbria ha respinto il ricorso del Comune di Gubbio contro quelle autorizzazioni – Sentenza TAR Umbria.