Seymour Hersh: “E’ stato Biden a far saltare il gasdotto Nord Stream”

Seymour Hersh (premio Pulitzer) è senza dubbio il più famoso giornalista investigativo al mondo. Solo per citare qualche esempio, fu lui a denunciare al mondo il massacro di MyLai (Vietnam) da parte degli americani, e fu lui a denunciare al mondo l’Operazione Copper Green, con la quale Rumsfeld (allora ministro della difesa) autorizzava di fatto le torture nel carcere iracheno di Abu-Grahib. Seymour Hersh usa solo fonti di primissima mano, e a loro volta queste fonti si fidano ciecamente di lui, perchè ne conoscono la correttezza e l’accuratezza nel riportare i fatti raccontati. In questo articolo pubblicato ieri, Hersh racconta nei dettagli come sia stata concepita ed eseguita l’operazione di sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 da parte degli americani e dei loro alleati norvegesi. (L’articolo originale è molto lungo. Ne riportiamo qui i passaggi più salienti).

Come l’America ha distrutto il gasdotto Nord Stream

di Seymour Hersh

Il Diving and Salvage Center della Marina degli Stati Uniti si trova in un luogo ignoto come il suo nome, lungo quella che una volta era una stradina di campagna a Panama City, una città turistica in forte espansione nella Florida sud-occidentale, ai confini con l’Alabama.

Il centro ha addestrato per decenni subacquei altamente qualificati che, una volta assegnati alle unità militari americane in tutto il mondo, sono in grado di effettuare immersioni tecniche sia per fare del bene, utilizzando esplosivi C4 per ripulire porti e spiagge da detriti e ordigni inesplosi, ma anche per fare del male, come far saltare in aria piattaforme petrolifere straniere, intasare le valvole di aspirazione delle centrali elettriche sottomarine, distruggere le chiuse su canali marittimi cruciali. Il centro di Panama City, che vanta la seconda piscina coperta più grande d’America, è stato il luogo perfetto per reclutare i migliori, e i più riservati, diplomati della scuola sub che l’estate scorsa hanno svolto con successo quello che erano stati autorizzati a fare a 260 piedi sotto la superficie del Mar Baltico.

Lo scorso giugno, i sommozzatori della Marina, operando sotto la copertura di un’esercitazione NATO di metà estate ampiamente pubblicizzata, nota come BALTOPS 22, hanno piazzato degli esplosivi comandati a distanza che, tre mesi dopo, hanno distrutto tre dei quattro gasdotti Nord Stream, secondo una fonte con conoscenza diretta del programma operativo.

Due dei gasdotti, noti collettivamente come Nord Stream 1, fornivano alla Germania e a gran parte dell’Europa occidentale gas naturale russo a buon mercato da oltre un decennio. Una seconda coppia di gasdotti, chiamata Nord Stream 2, era stata costruita ma non era ancora operativa. Ora, con le truppe russe che si ammassavano sul confine ucraino e l’incombere della guerra più sanguinosa in Europa dal 1945, il presidente Joseph Biden ha visto i gasdotti come un veicolo per Vladimir Putin per utilizzare il gas naturale come arma per le sue ambizioni politiche e territoriali.

La decisione di Biden di sabotare i gasdotti è arrivata dopo più di nove mesi di discussioni altamente segrete all’interno della comunità della sicurezza nazionale di Washington su come raggiungere al meglio tale obiettivo. Per gran parte di quel tempo, il problema non era se portare a termine la missione, ma come portarla a termine senza che si potesse risalire al responsabile.

Il presidente Biden e il suo team di politica estera – il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il segretario di Stato Tony Blinken e Victoria Nuland, il sottosegretario di Stato per la politica – erano stati espliciti e coerenti nella loro ostilità nei confronti dei due gasdotti, che correvano fianco a fianco per 750 miglia sotto il Mar Baltico da due diversi porti nella Russia nord-orientale, passando vicino all’isola danese di Bornholm prima di terminare nel nord della Germania.

La rotta diretta, che aggirava qualsiasi necessità di transito in Ucraina, era stata un vantaggio per l’economia tedesca, che godeva di un’abbondanza di gas naturale russo a buon mercato, sufficiente per far funzionare le sue fabbriche e riscaldare le sue case, consentendo ai distributori tedeschi di vendere il gas in eccesso, a profitto, in tutta l’Europa occidentale. Un’azione riconducibile all’amministrazione americana avrebbe violato l’impegno degli Stati Uniti di ridurre al minimo il conflitto diretto con la Russia. La segretezza quindi era essenziale.

Il Nord Stream 1 era abbastanza pericoloso, secondo la NATO e Washington, ma il Nord Stream 2, la cui costruzione è stata completata nel settembre del 2021, se approvato dai regolatori tedeschi, avrebbe raddoppiato la quantità di gas a basso costo che sarebbe stata disponibile per la Germania e Europa occidentale. Il secondo gasdotto favrebbe fornito anche gas sufficiente per oltre il 50% del consumo annuo della Germania. Le tensioni erano in costante aumento tra Russia e NATO, sostenute dall’aggressiva politica estera dell’amministrazione Biden.

È stato in questo momento che Biden ha autorizzato Jake Sullivan a riunire un gruppo interagenzia per elaborare un piano.

PIANIFICAZIONE

Nel dicembre del 2021, due mesi prima che i primi carri armati russi entrassero in Ucraina, Jake Sullivan convocò una riunione di una nuova task force composta da uomini e donne del Joint Chiefs of Staff, della CIA e dei dipartimenti dello Stato e del Tesoro e chiese suggerimenti su come rispondere all’imminente invasione di Putin.

Ciò che divenne chiaro ai partecipanti, secondo la fonte con conoscenza diretta del processo, è che Sullivan intendeva che il gruppo elaborasse un piano per la distruzione dei due gasdotti Nord Stream e che stava realizzando i desideri del Presidente.

Nel corso dei successivi incontri, i partecipanti hanno discusso le opzioni per un attacco ai gasdotti. La Marina ha proposto di utilizzare un sottomarino appena commissionato per assaltare direttamente il gasdotto. L’Air Force ha proposto di lanciare bombe con innesco ritardato che potessero essere attivate a distanza. La CIA ha sostenuto che qualunque cosa fosse stata fatta, avrebbe dovuto restare segreta. Tutti i soggetti coinvolti hanno compreso la posta in gioco. “Questa non è roba da bambini”, ha detto la fonte. Se l’attacco fosse riconducibile agli Stati Uniti, “sarebbe un atto di guerra”.

A quel tempo, la CIA era diretta da William Burns, l’ex ambasciatore in Russia che aveva servito come vice segretario di stato nell’amministrazione Obama. Burns autorizzò rapidamente un gruppo di lavoro dell’Agenzia i cui membri ad hoc includevano, casualmente, qualcuno che conosceva le capacità dei sommozzatori della Marina a Panama City. Nelle settimane successive, i membri del gruppo di lavoro della CIA iniziarono a elaborare un piano per un’operazione segreta che avrebbe utilizzato sommozzatori per innescare un’esplosione lungo il gasdotto.

Tuttavia, il gruppo interagenzia era inizialmente scettico sull’entusiasmo della CIA per un attacco segreto in acque profonde. C’erano troppe domande senza risposta. Le acque del Mar Baltico erano pesantemente pattugliate dalla marina russa e non c’erano piattaforme petrolifere che potessero essere utilizzate come copertura per un’operazione di immersione.

Durante “tutti questi intrighi”, ha detto la fonte, “alcuni ragazzi della CIA e del Dipartimento di Stato dicevano: Non fatelo. È stupido, e se la cosa verrà fuori sarà un incubo politico”.

Tuttavia, all’inizio del 2022, il gruppo di lavoro della CIA ha riferito al gruppo interagenzia di Sullivan: “Abbiamo un modo per far saltare in aria i gasdotti”.

Quello che è successo dopo è stato sbalorditivo. Il 7 febbraio, meno di tre settimane prima dell’apparentemente inevitabile invasione russa dell’Ucraina, Biden ha incontrato nel suo ufficio della Casa Bianca il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che, dopo qualche esitazione, era ormai saldamente entrato nella squadra americana. Alla conferenza stampa che seguì, Biden disse con aria di sfida: “Se la Russia invade . . . non ci sarà più un Nord Stream 2. Porremo fine a tutto ciò”. [Questo è il famoso video che tutti conosciamo, ndt].

Venti giorni prima, il sottosegretario Nuland aveva consegnato essenzialmente lo stesso messaggio a un briefing del Dipartimento di Stato, con poca copertura da parte della stampa. “Voglio essere molto chiara con lei oggi”, aveva detto in risposta a una domanda. “Se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro il Nord Stream 2 non andrà avanti”.

L’indiscrezione di Biden e Nuland, se di questo si trattava, potrebbe aver frustrato alcuni dei pianificatori. Ma ha anche creato un’opportunità. Secondo la fonte, alcuni degli alti funzionari della CIA hanno stabilito che far saltare in aria il gasdotto “non poteva più essere considerata un’opzione segreta perché il presidente ha appena annunciato che sapevamo come farlo”.

Il piano per far saltare in aria Nord Stream 1 e 2 è stato improvvisamente riclassificato da un’operazione segreta, che richiedeva che il Congresso fosse informato, a un’operazione di intelligence, altamente riservata con il supporto militare degli Stati Uniti. Secondo la legge, ha spiegato la fonte, “non c’era più l’obbligo legale di riferire l’operazione al Congresso. Tutto quello che dovevano fare ora era semplicemente farlo, ma doveva comunque restare segreto. I russi hanno una sorveglianza superlativa nel Mar Baltico.”

I membri del gruppo di lavoro dell’Agenzia non avevano contatti diretti con la Casa Bianca ed erano ansiosi di scoprire se il presidente intendesse fare quello che aveva detto, cioè se la missione fosse ormai avviata. La fonte ha ricordato: “Bill Burns è tornato da noi e ha detto: “Fatelo'”.

L’OPERAZIONE

La Norvegia era il luogo perfetto per basare la missione.

Una base sottomarina americana recentemente rinnovata, che era in costruzione da anni, era diventata operativa e più sottomarini americani erano ora in grado di lavorare a stretto contatto con i loro colleghi norvegesi per monitorare e spiare un’importante ridotta nucleare russa a 250 miglia a est, sul Penisola di Kola. L’America ha anche ampliato notevolmente una base aerea norvegese nel nord e consegnato all’aeronautica norvegese una flotta di aerei da pattuglia P8 Poseidon costruiti da Boeing per rafforzare il suo spionaggio a lungo raggio su tutto ciò che riguarda la Russia.

Tornati a Washington, i pianificatori sapevano che dovevano farlo con i norvegesi. “Odiavano i russi, e la marina norvegese è piena di superbi marinai e sommozzatori che hanno generazioni di esperienza nell’esplorazione altamente redditizia di petrolio e gas in acque profonde”, ha detto la fonte. Ci si poteva anche fidare di loro per mantenere segreta la missione. (I norvegesi potrebbero aver avuto anche altri interessi: la distruzione del Nord Stream, se gli americani ce l’avessero fatta, avrebbe consentito alla Norvegia di vendere molto più del proprio gas naturale all’Europa.)

A marzo, alcuni membri della squadra sono volati in Norvegia per incontrare i servizi segreti e la marina norvegesi. Una delle domande chiave era dove esattamente nel Mar Baltico fosse il posto migliore per piazzare gli esplosivi. Il Nord Stream 1 e 2, ciascuno con due gasdotti, erano separati per gran parte del percorso da poco più di un miglio mentre si dirigevano verso il porto di Greifswald nell’estremo nord-est della Germania.

La marina norvegese si affrettò a trovare il posto giusto, nelle acque poco profonde del Mar Baltico a poche miglia dall’isola danese di Bornholm. Le condutture correvano a più di un miglio di distanza lungo un fondale marino profondo solo 260 piedi.

La profondità sarebbe stata alla facile portata dei sommozzatori, che, operando da un cacciamine norvegese di classe Alta, si sarebbero immersi con una miscela di ossigeno, azoto ed elio che fuoriesce dai loro serbatoi, e con cariche di C4 da piazzare sulle quattro tubazioni con protezione in cemento. Sarebbe stato un lavoro tedioso, dispendioso in termini di tempo e pericoloso, ma le acque al largo di Bornholm avevano un altro vantaggio: non c’erano grandi correnti di marea, il che avrebbe reso molto meno difficile il compito di immergersi.

Dopo un po’ di ricerche, gli americani furono tutti d’accordo.

A questo punto entrò di nuovo in gioco l’oscuro gruppo di immersioni profonde della Marina a Panama City. “I migliori subacquei con qualifiche di immersione profonda sono una comunità ristretta, e solo i migliori vengono reclutati per l’operazione e gli viene detto di essere pronti per essere convocati dalla CIA a Washington”, ha detto la fonte.

I norvegesi sono stati fondamentali per risolvere altri ostacoli. La marina russa era nota per possedere una tecnologia di sorveglianza in grado di individuare e innescare mine sottomarine. Gli ordigni esplosivi americani dovevano essere camuffati in modo da farli apparire al sistema russo come parte dello sfondo naturale, cosa che richiedeva un adattamento alla specifica salinità dell’acqua.

I norvegesi avevano anche una soluzione alla questione cruciale di quando l’operazione avrebbe dovuto aver luogo. Ogni giugno, negli ultimi 21 anni, la sesta flotta americana, la cui nave ammiraglia ha sede a Gaeta, in Italia, ha sponsorizzato un’importante esercitazione NATO nel Mar Baltico, coinvolgendo decine di navi alleate in tutta la regione. La prossima esercitazione, che si sarebbe tenuta a giugno, era nota come Baltic Operations 22, o BALTOPS 22. I norvegesi hanno proposto che questa fosse la copertura ideale per collocare le mine.

Gli americani hanno fornito un elemento fondamentale: hanno convinto i pianificatori della sesta flotta ad aggiungere al programma un esercizio di ricerca e sviluppo. L’esercitazione, come reso noto dalla Marina Militare, ha coinvolto la Sesta Flotta in collaborazione con i “centri di ricerca e guerra” della Marina. L’evento in mare si sarebbe tenuto al largo della costa dell’isola di Bornholm e avrebbe coinvolto squadre NATO di sommozzatori che piazzano mine, con squadre in competizione che utilizzano la più recente tecnologia subacquea per trovarle e distruggerle.

Era sia un esercizio utile che una copertura geniale. I ragazzi di Panama City avrebbero fatto le loro cose, e gli esplosivi C4 sarebbero stati posizionati entro la fine di BALTOPS22, con un timer di 48 ore collegato. Tutti gli americani e i norvegesi se ne sarebbero andati da tempo, al momento della prima esplosione.

“Il tempo stringeva e ci stavamo avvicinando alla missione compiuta”, ha detto la fonte.

Ma poi Washington ci ha ripensato. Le bombe sarebbero state ancora piazzate durante BALTOPS, ma la Casa Bianca temeva che una finestra di soli due giorni per la loro detonazione fosse troppo vicina alla fine delle esercitazioni, e sarebbe stato ovvio che l’America era stata coinvolta.

Invece, la Casa Bianca aveva una nuova richiesta: “I ragazzi sul campo possono trovare un modo per far saltare le condutture in seguito a comando?”

Alcuni membri del team di pianificazione erano irritati e frustrati dall’apparente indecisione del presidente. I sommozzatori di Panama City si erano ripetutamente esercitati a piazzare il C4 sui gasdotti, come avrebbero fatto durante BALTOPS, ma ora il team in Norvegia doveva trovare un modo per accontentare Biden, ovvero poter innescare le esplosioni al momento da lui prescelto.

Gli americani al lavoro in Norvegia hanno diligentemente iniziato a lavorare sul nuovo problema: come far esplodere a distanza gli esplosivi C4 su ordine di Biden. Era un incarico molto più impegnativo di quanto capissero quelli di Washington. Non c’era modo per la squadra in Norvegia di sapere quando il presidente avrebbe premuto il pulsante. Sarebbe stato tra poche settimane, pochi mesi o tra sei mesi e più?

Il C4 collegato alle condutture sarebbe stato attivato da una boa sonar lanciata da un aereo con breve preavviso, ma la procedura prevedeva la più avanzata tecnologia di elaborazione del segnale. Una volta installati, i dispositivi di temporizzazione ritardata collegati a una qualsiasi delle quattro condutture potrevano venire attivati accidentalmente, dal complesso mix di rumori di fondo dell’oceano in tutto il Mar Baltico pesantemente trafficato: navi vicine e lontane, trivellazioni sottomarine, eventi sismici, onde e persino creature marine. Per evitare ciò, la boa del sonar, una volta posizionata, avrebbe emesso una sequenza di suoni tonali unici a bassa frequenza, molto simili a quelli emessi da un flauto o da un pianoforte, che sarebbero stati riconosciuti dal timer per poi innescare le esplosioni, dopo un’ora prestabilita di ritardo. (“Bisogna avere un segnale sufficientemente robusto, in modo che nessun altro segnale possa inviare accidentalmente un impulso che fa esplodere le cariche”, mi è stato detto dal dottor Theodore Postol, professore emerito di scienze, tecnologia e politica di sicurezza nazionale al MIT. Postol, che ha servito come consigliere scientifico del capo delle operazioni navali del Pentagono, ha affermato: “Più a lungo gli esplosivi sono in acqua, maggiore sarà il rischio che un segnale qualunque possa accidentalmente innescare le bombe.”)

Il 26 settembre 2022, un aereo di sorveglianza P8 della Marina norvegese ha effettuato un volo apparentemente di routine e ha sganciato una boa sonar. Il segnale si è diffuso sott’acqua, inizialmente al Nord Stream 2 e poi al Nord Stream 1. Poche ore dopo, gli esplosivi C4 ad alta potenza sono stati innescati e tre dei quattro gasdotti sono stati messi fuori uso. Nel giro di pochi minuti, pozze di gas metano rimaste nelle condutture sono state viste spargersi sulla superficie dell’acqua, e il mondo ha saputo che era accaduto qualcosa di irreversibile.

CONSEGUENZE

Subito dopo l’esplosione del gasdotto, i media americani lo hanno trattato come un mistero irrisolto. La Russia è stata ripetutamente citata come probabile colpevole, grazie a fughe di notizie ben pilotate dalla Casa Bianca, ma senza mai indicare un valido motivo per un tale atto di autosabotaggio. Pochi mesi dopo, quando è emerso che le autorità russe stavano silenziosamente ottenendo stime sui costi per riparare i gasdotti, il New York Times ha descritto la notizia come “teorie complicate su chi c’era dietro” l’attacco. Nessun grande quotidiano americano ha però approfondito le precedenti minacce ai gasdotti fatte da Biden e dal sottosegretario di Stato Nuland.

E mentre non è mai stato chiaro il motivo per cui la Russia avrebbe cercato di distruggere il proprio redditizio gasdotto, una motivazione più convincente per l’azione del presidente è venuta dal Segretario di Stato Blinken: in una conferenza stampa lo scorso settembre gli è stato chiesto di commentare sull’aggravarsi della crisi energetica in Occidente, e Blinken ha descritto il momento come potenzialmente buono: “È una straordinaria opportunità per rimuovere una volta per tutte la dipendenza dall’energia russa e quindi togliere a Vladimir Putin l’uso dell’energia come mezzo per portare avanti i suoi piani imperiali. Questo è molto significativo e offre enormi opportunità strategiche per gli anni a venire, ma nel frattempo siamo determinati a fare tutto il possibile per assicurarci che le conseguenze di tutto ciò non siano a carico dei cittadini dei nostri paesi o del resto del mondo.”

Più di recente, Victoria Nuland ha espresso soddisfazione per la chiusura dei gasdotti. Testimoniando a un’udienza della commissione per le relazioni estere del Senato alla fine di gennaio, ha detto al senatore Ted Cruz: “Come te, penso che l’amministrazione sia molto gratificata nel sapere che Nord Stream 2 è ormai, come dire, un pezzo di metallo in fondo al mare.”

L’articolo originale (con tutti i link).

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