La natura segue il suo corso e presenta il conto a quegli umani che, pensando di essere più intelligenti e furbi, continuano a sferrarle colpi per poi vedersi ritornare indietro degli tsunami come risposta. Mentre prosegue la sciagurata narrazione negazionista dei cambiamenti climatici, che tanto fa comodo alle multinazionali dei combustibili fossili che ringraziano e registrano ancora profitti record, a febbraio si annaffiano i campi, cosa mai vista.
Alberi che erano in fiore già a fine gennaio, vengono stroncati da gelate notturne e il giorno all’esterno si sta in calzoncini e torso nudo, come se fosse agosto. E il non negazionista si chiede: se a febbraio è così, ad agosto cosa succederà? Le zanzare anche con temperature sotto zero sono vive e vegete e per tutto l’inverno sono state presenti, mai vista nemmeno una cosa simile. Non
osiamo immaginare cosa succederà in primavera-estate, quando le persone dovranno farsi “docce” continue di spray chimici anti zanzare che si aggiungeranno ai disinfettanti posti ormai ovunque, insieme alla infinita serie di veleni che scarichiamo nella nostra discarica preferita, cioè il mare. Beh, ci verrà consentito di farci eccezionali nuotate in un mix di liquidi tossici da film dell’orrore.
Il terreno, a causa della siccità, è duro come cemento visto che non piove ormai da settimane e siamo in pieno inverno. I danni all’agricoltura sono già previsti come catastrofici, del resto lo scorso anno è stata la stessa cosa e l’anno prima anche e così via. Con il peggioraramento costante della situazione si hanno conseguenze sempre più drammatiche. Ma di tutto ciò sembra interessarci il giusto, cioè niente. Infatti dove è il problema? Con un comodo click, possiamo sempre ordinare del cibo che ci arriva a casa di corsa, portato in bicicletta o motorino da un immigrato sottopagato che rischia la vita sulle strade. Ci mangiamo un cibo prodotto chissà dove e chissà come e poi siamo pronti per ripartire; cosa vuoi che ci interessi se le nostre campagne muoiono?… Finché c’è aperto un fast food, siamo salvi.
E anche quest’anno assistiamo a disastri in serie dei quali la politica e la gente non si preoccupa minimamente; ben più importante è guardare il festival di Sanremo e buttare soldi pubblici in ogni modo, ad esempio in armamenti che, è risaputo, sfamano di piombo come nessun’altra cosa. E poi hanno pure il coraggio di raccontarci che non ci sono i soldi per la sanità pubblica o per la tutela dell’ambiente.
E più aumenta la siccità meno acqua c’è, e più se ne usa, dato che si continuano a prediligere enormi monoculture per esportare i nostri cavalli di battaglia agricoli, olio e vino in primis. Vigne che hanno bisogno di trattamenti costanti e fanno diventare i terreni dei deserti chimici. Olivi che, per ottenere maggiore produzione e una crescita più veloce, vengono dotati di impianti di irrigazione, cosa impensabile in passato per una pianta così resistente. E gli alberi vengono piantati tutti vicini a batteria, tanto mica importa la qualità, basta che ci sia scritto Made in Italy o la regione, il luogo tipico particolare, e lo straniero compra, mica sa distinguere la differenza fra olio e vino di qualità o con quali procedimenti è stato ottenuto, gli basta il nome.
Così a febbraio sono già in azione gli irrigatori a pioggia nei campi. Anche questa volta ci facciamo le ovvie domande: avete sentito qualche politico parlare di prevenzione sull’acqua? Siete stati informati da campagne nazionali martellanti su tutti i modi per risparmiare acqua? Sono state fatte opere pubbliche urgenti per eliminare tutti gli sprechi che negli acquedotti nazionali arrivano fino al 40%? Sono stati ingaggiati eserciti di persone qualificate per informare a tappeto la popolazione in ogni ambito e settore sul come ridurre gli sprechi idrici? No? Strano, perché senza acqua si muore dopo qualche giorno e senza acqua il cibo non cresce e anche gli animali allevati, che ci danno la nostra “irrinunciabile” fettina o mozzarellina, hanno serie difficoltà. Ma tutto questo non è certo un problema, soprattutto se la salvezza della popolazione e la tutela dell’ambiente non determinano un profitto per nessuno.