È tempo di annunciare che a primavera, nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per Alegre, uscirà Se vi va bene se no seghe. Dall’antimilitarismo a Radio Alice e ancora più in là: una vita fuori dai ranghi.
Si tratta dell’autobiografia di Valerio Minnella, basata su tre anni di conversazioni-fiume con WM1 e Filo Sottile. Conversazioni registrate, trascritte, discusse, integrate con lavoro d’archivio, infine rielaborate a sei mani in una lunga jam-session, durante la quale gli assoli di Valerio non smettevano di stupire.
Il lavoro, cominciato subito dopo la cosiddetta «prima ondata» pandemica, prosegue anche in questi giorni, perché il libro non è ancora chiuso.
Giusto per dare una minima idea di chi e cosa stiamo parlando: quella di Valerio Minnella è la voce di Radio Alice durante la celebre irruzione della polizia, la sera del 12 marzo 1977; ergo, una delle voci più famose dell’Italia degli anni Settanta. Ma Valerio è molto più di questo.
Cresciuto nello scoutismo e in una famiglia di grande apertura mentale, piuttosto «eccentrica» per i canoni dell’epoca, Valerio è tra i cosiddetti «angeli del fango» che accorrono a Firenze dopo l’alluvione del ’66.
Convinto antimilitarista, a 19 anni non risponde alla chiamata di leva e si autorganizza il servizio civile in Sicilia, fra la popolazione terremotata della valle del Belice che lotta per il controllo democratico della ricostruzione e chiede che i giovani in età di leva possano restare nella loro terra ad aiutare.
In quel contesto, nel 1970 Valerio è tra gli organizzatori di un presidio di massa di abitanti del Belice in piazza Montecitorio. Lo riceve in udienza Sandro Pertini, allora presidente della Camera.
Arrestato e riarrestato per renitenza alla leva, Valerio trascorre lunghi mesi in carcere militare, sia a Peschiera sia a Gaeta. Mentre lui è detenuto, sua madre Elena diventa a sua volta una battagliera attivista antimilitarista.
Valerio esce definitivamente nel ’72. Tra marce per la pace, digiuni collettivi e altre azioni di protesta e disobbedienza civile, finalmente arriva la legge sull’obiezione di coscienza, una conquista importante anche se punitiva nei confronti degli obiettori, il cui servizio civile dura il doppio di quello militare.
Nel 1974 Valerio è uno degli obiettori del «primo scaglione» che vanno a
fare il servizio civile all’ospedale psichiatrico di Trieste. Sì, proprio quello in cui Franco Basaglia sta facendo la sua rivoluzione.
Dopo i mesi triestini, il servizio di Valerio prosegue sulla montagna bolognese, nell’équipe dello psichiatra Giuseppe Berti Ceroni, pioniere delle cure territoriali.
Non abbiamo ancora detto che Valerio è un radioamatore, un fonico – ha registrato concerti per la Rai e la Discoteca di Stato – e un patito di elettronica. Ha ereditato queste passioni dalla famiglia. Famiglia che all’epoca gestisce al gran completo un negozio di radio, stereo e dischi, molto noto e apprezzato a Bologna.
Per questo viatico, nel ’74 Valerio partecipa all’esperienza della prima radio pirata bolognese, che dura solo tre giorni.
Poco tempo dopo è tra i fondatori di Radio Alice, che lui chiama semplicemente Alice, e noi con lui.
I «fatti del marzo ’77» seguiti all’uccisione di Francesco Lorusso portano alla chiusura coatta della radio e all’arresto dei compagni presenti in studio, che in questura vengono pestati a sangue. Valerio finisce di nuovo in carcere, stavolta quello civile, dove insieme ad altri compagni comincia un digiuno di protesta.
Trasferito nel carcere di Modena, nel giugno ’77 Valerio è di nuovo picchiato, stavolta da una squadra di secondini famigerata per la sua violenza. Questo pestaggio diventa un “caso” politico e giudiziario, in seguito al quale Valerio torna in libertà.
Quando esce di galera, torna a occuparsi di Alice, che nel frattempo è riuscita a ripartire. Chiuderà definitivamente i battenti nel ’79.
Nel frattempo, Valerio è uno dei primissimi a comprare un personal computer. Nel 1978 il suo è uno dei primi tre Apple II ordinati in Italia.
Dagli anni Ottanta in avanti, Valerio si occupa professionalmente di informatica, prima vendendo e riparando computer, poi lavorando come analista e progettista di basi di dati e sistemi gestionali.
Nel 2002 lancia il movimento – di breve durata ma dalle implicazioni parecchio interessanti – delle «telestreet», ovvero le tv di quartiere.
È tuttora attivissimo su vari fronti, nell’ANPI e come mediattivista, conferenziere, raccoglitore/curatore delle memorie di Alice.
E questa è solo una lieve infarinatura!
Pochi giorni fa abbiamo segnalato l’uscita del libro di Matteo Pucciarelli Guerra alla guerra. Guida alle idee del pacifismo italiano, pubblicato da Laterza. Ebbene, Valerio è uno dei protagonisti indiscussi di quella storia.
In un’Italia intossicata da nazionalismo e militarismo, sovente impacchettati come «geopolitica», pseudodisciplina dall’orrenda storia, oggi onnipresente e puerpera di improbabili teleguru…
In un’Europa dove, ci dicono, si torna a parlare di leva obbligatoria (evidentemente c’è troppo poca carne da macello)…
In un mondo che sembra in preda a rassegnazione e fatalismo, la memoria di quelle lotte va ripresa e riattivata, per molti motivi. In primis, perché è vivificante.
Poco più di un anno fa scrivevamo:
«Bisogna veramente ricostruire, ripartire dall’ABC, recuperare tutta la storia di chi si oppose a eserciti e guerre, di chi sabotò, di chi disertò, delle lotte per il disarmo nucleare, per l’obiezione, per il diritto a dire “signornò”.
È un compito urgente, e al tempo stesso di lunga durata. È urgente intraprenderlo, ben sapendo che oggi, mentre la guerra è l’invisibile ovunque, questo è il lavoro culturale più difficile.»
Se vi va bene bene se no seghe è parte di quel lavoro.
Restate sintonizzate, qui su Giap, sul sito e sul canale Telegram di Alegre.
È ormai questione di poche settimane.
Aggiornamento h.11:20. Anche Filo Sottile annuncia il libro sul suo blog e dice qualcosa su come stiamo lavorando.