Aggiungi un menù a tavola, che c’è un amico in più! Scacco alla società della sorveglianza

Di Tomaso Pascucci per ComeDonChisciotte.org

Il diavolo si annida nei dettagli. Mai espressione fu più azzeccata per descrivere quello che mi è capitato qualche giorno fa.

Entro in un ristorante della Capitale insieme ad un amico, ci avviamo verso il tavolo assegnatoci ed il nostro occhio cade immediatamente su un oggetto che domina lo spazio sul quale consumeremo le nostre deliziose pietanze. Si tratta dell’accessorio che normalmente mostra il numero del tavolo, ma che, in questo caso, esibisce da entrambe le parti un QR code di ultimissima generazione. Io ed il mio amico non siamo tipi da QR code, per cui appena arriva il cameriere di origine straniera, non troppo fluente in italiano, gli chiediamo di portarci il menù cartaceo.

Non capisce, sembra perso, e ci indica il QR code con l’aria di dire : tranquillo amico, eccolo lì il menù! Insistiamo dicendo che vogliamo un menù cartaceo perché non siamo disposti a scansionare il QR code. Il cameriere entra nel panico, non riesce a spiegarsi come mai una persona si rifiuti di compiere un gesto così semplice.

Tentiamo di fargli comprendere le nostre motivazioni, tuttavia le spiegazioni non passano, complici anche le difficoltà linguistiche, e ci rendono alieni ai suoi occhi. Un punto è cristallino per il cameriere, il menù cartaceo non c’è, nemmeno in un unico esemplare. Oramai lo si trova solo nei musei… Non volendolo imbarazzare oltremodo, gli chiediamo di dirci a voce i principali piatti della casa, così, alla fine, riusciamo ad ordinare.

Evidentemente, lo scambio animato con il cameriere deve esser giunto alle orecchie del proprietario del ristorante dal momento che, poco dopo aver finito di ordinare, costui arriva da noi e ci domanda se c’è stata una difficoltà. Al che, esponiamo di nuovo la nostra refrattarietà a dipendere da un QR code per ordinare in un ristorante, prediligendo noi il menù cartaceo. Come il cameriere, il proprietario non ravvisa il problema, ci guarda stranito e ci fa notare che siamo i primi clienti in due anni a muovere obiezioni contro il QR code. Tuttavia, diversamente dal cameriere, è sinceramente curioso di conoscere fino in fondo le motivazioni di questi bizzarri avventori. Si instaura così un dialogo durato almeno dieci minuti in cui la conversazione spazia dalla finta pandemia funzionale all’instaurazione di una società di controllo alla necessità di preservare il denaro contante. Va da sé che il primo argomento toccato è stato quello del QR code e dell’assenza del menù cartaceo, ed è lì il punto su cui richiamare l’attenzione degli uomini di buona volontà.

Rispettoso della legge, il proprietario non ha esitato a conformarsi alla decretazione d’urgenza che nel 2021 aveva « fatto obbligo » ai ristoratori, per (presunte) ragioni sanitarie, di eliminare il menù cartaceo sostituendolo con il QR code. Com’è noto, la finta cessazione dell’emergenza sanitaria ha fatto decadere alcuni divieti, alla stregua di quello relativo al menù cartaceo. Nondimeno, moltissimi ristoratori hanno optato per la non reintegrazione del menù cartaceo, non ultimo il nostro ristoratore, il quale ci ha fatto intendere che una tale scelta gli si è imposta naturalmente visto che per lui il menù cartaceo rappresenta un costo, ora eliminato, mentre per i clienti non comporta alcun disagio ed incontra, anzi, il loro favore. Qual è il problema a scannerizzare un QR code in un ristorante, ci chiede. Non usate forse voi lo smartphone per fare tante cose, ci incalza. Spieghiamo che il QR code è uno strumento di controllo e che la questione del trattamento e della diffusione dei dati personali è una faccenda molto sensibile.

Il ristoratore non coglie il punto. Come fa un QR code, che dà accesso ad un menù, a diventare un grimaldello della società di sorveglianza, ci domanda perplesso. Tanti pensano e penserebbero come lui: qual è l’inghippo ? Non è che lo Stato e i privati che possiedono l’infrastuttura internet vengono a sapere che sono stato nel tale ristorante se scansiono il QR code! Facciamo notare al ristoratore che, molto probabilmente, la scansione del QR code al ristorante non è intercettata dallo spione internet (ne siamo poi così sicuri ?), ma che il problema risiede nella nozione di abitudine. Si diffonde il dover accedere ad informazioni e servizi attraverso un QR code, una app da smartphone o, in ogni caso, uno strumento dematerializzato di cui ignoriamo tutto : chi lo gestisce, come lo gestisce e con quale scopo ultimo.

La pratica viene largamente accettata, perché inizialmente è facoltativa o associata ad azioni apparentemente innocue e dannatamente pratiche, come il consultare un menù grazie ad un QR code. Oltrettutto, ciò asseconda la naturale tendenza dell’uomo alla pigrizia, a ricercare la soluzione che costa meno fatica. Intanto, ci si abitua allo strumento dematerializzato e se ne diventa addirittura dipendenti, al punto che man mano che il facoltativo si dissolve ed il passaggio obbligatorio dal digitale si estende anche ad attività, mezzi e servizi vitali, come può essere la moneta d’acquisto, non identifichiamo più il potenziale rischio insito nell’abbandono della realtà materiale e del confronto diretto con i nostri simili. Mentre l’evoluzione nello spazio sensibile consente all’uomo di mantenere un minimo di controllo sugli eventi attraverso la negoziazione quotidiana, l’osservazione delle conseguenze di un’azione ed il vaglio delle opzioni, il salto nel digitale non garantisce un atterraggio indolore. Una volta penetrati in quel mondo, spesso e volentieri controllato da soggetti tutt’altro che benevoli, si incede nell’ignoto ed un click è sufficiente per azzerare la capacità dell’uomo ad autodeterminarsi. Per non dimenticare che più QR code e apps significano meno posti di lavoro.

Tuttavia, scongiurare questo scenario è possibile, per esempio, rifiutandosi di scansionare il QR code al ristorante, pretendendo un menù cartaceo. Conosco troppe persone che, pur consapevoli del graduale scivolamento nella società di controllo totalitaria, vanno al ristorante e scansionano il QR code reputandolo un dettaglio, ma come indicato sopra, il diavolo si annida nei dettagli. Un menù cartaceo a tavola può diventare un amico molto più di quanto si possa ritenere. Ne volete la riprova ? Ce la fornisce la mia esperienza dell’altro giorno al ristorante. In effetti, durante la conversazione con il ristoratore è venuto fuori che, se lui si ritrovasse con un 10 % di clienti contrari al QR code, valuterebbe seriamente la possibilità di reintrodurre il menù cartaceo.

Magari continuerebbe a far coesistere realtà materiale e modalità digitale, perché i dementi digitali non si cancellano in un baleno, tuttavia, alla lunga, questa iniziativa potrebbe rendere inutile il QR code per effetto di emulazione. In poche parole, un fenomeno apparentemente inarrestabile, in realtà può essere arginato e non solo in un contesto di svago, come un pranzo al ristorante. Il cambio di rotta al ristorante è riproducibile altrove. Pertanto, sensibilizziamoci e sensibilizziamo gli altri sul rifiuto del QR code ed il mondo digitale in generale, formiamo quel 10 % o più di renitenti e diamo scacco matto alla società di sorveglianza e di controllo!

Di Tomaso Pascucci per ComeDonChisciotte.org

26.02.2023

Tomaso Pascucci è dottore di ricerca in Storia moderna dell’Université de Franche-Comté.

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