di Corrado Conti (esperto di bilancio comunale e attivista)
Da tempo in Italia il neoliberismo ha concentrato i suoi sforzi nella privatizzazione dei beni e dei servizi delle comunità locali comportando di fatto un esproprio graduale della ricchezza comune. Quindi è nella natura stessa del percorso di riappropriazione sociale dei beni comuni sia naturali sia sociali la necessità di una mobilitazione per cambiare la gestione economica e finanziaria degli Enti Locali.
La condizione necessaria per fare questo è cambiare radicalmente la normativa che regola la programmazione, la gestione e la rendicontazione di Comuni e Province.
Le attuali regole sono state costruite e continuamente modificate nell’ottica del “privato è bello e il pubblico va eliminato perché inefficiente”.
Per capire come per la finanza locale le regole sono sostanza basta fare alcuni esempi:
– le norme sull’utilizzo degli oneri di urbanizzazione (le somme che i Comuni ricevono in cambio delle concessioni edilizie) che hanno consentito da anni il loro utilizzo per finanziare, in un quadro di taglio dei trasferimenti statali, le spese correnti di gestione. Questa è una delle principali cause della cementificazione del territorio e del drastico consumo di suolo;
– le norme sul patto di stabilità e sull’utilizzo dei proventi delle alienazioni di beni e servizi che hanno portato nell’ultimo decennio in particolare a svendere ai privati e alle multinazionali sia gli immobili sia le partecipazioni
– le regole per le assunzioni negli Enti Locali con un blocco durato decenni e il completo depauperamento di conoscenze e organici con una forte accelerazione dei processi di esternalizzazione e di privatizzazione dei servizi, specie quelli sociali e culturali, aumentando le forme di sfruttamento dei lavoratori attraverso un uso assolutamente distorto delle cooperative sociali.
Gli esempi potrebbero essere molti ma è chiaro che gli Enti Locali devono essere il terreno di un percorso di mobilitazione per riappropriarsi della loro funzione sociale a difesa dell’interesse pubblico. È questo l’obiettivo della proposta di legge di iniziativa popolare per una riforma radicale della finanza locale che cambi radicalmente i principi contabili di gestione finanziaria dei Comuni e delle Province:
– affiancando all’equilibrio finanziario (peraltro con un orizzonte temporale più ampio (triennale) e con possibilità di deroga per situazioni sociali, ambientali e a tutela della salute) il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere, in modo che i bilanci riducano gli ostacoli che impediscono a chi abita nel territorio di usufruire dei servizi indipendentemente dalla loro situazione economico-finanziaria. In questo modo finisce l’austerità fine a se stessa e si promuove un modello di comunità che garantisce l’equilibrio tra le attività economiche e sociali e la salvaguardia dell’ecosistema territoriale;
– scegliendo come criterio decisionale non derogabile la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte fondamentali di bilancio (bilancio partecipativo);
– individuando delle linee di indirizzo chiare e semplici per reperire risorse. In questo senso vengono rivalutate l’autonomia tributaria in un quadro di imposizione progressiva dei tributi locali e l’autonomia di spesa e di scelta di gestione dei servizi pubblici con l’eliminazione dei vincoli di spesa su singole tipologie (es. personale);
– prevedendo la possibilità di istituire delle imposte di scopo progressive per finanziare gli investimenti approvati attraverso un percorso partecipativo;
– reperendo risorse al di fuori dei mercati finanziari e puntando soprattutto sul nuovo ruolo disegnato per la CDP dall’altra legge di iniziativa popolare;
– impedendo sia l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per la parte corrente mantenendo la destinazione per realizzare opere e investimenti per riqualificare le città sia il dissennato uso delle alienazioni e delle svendite di immobili e partecipazioni in società pubbliche per fare cassa e garantire l’equilibrio finanziario di parte corrente;
– disegnando un percorso per poter re-internalizzare la gestione dei servizi dopo decenni di privatizzazione ed esternalizzazioni;
– tutelando il patrimonio pubblico anche attraverso il coinvolgimento della comunità locale nell’utilizzo sociale, culturale, ricreativo e sportivo dei beni pubblici.
L’approvazione di questa proposta di legge diviene particolarmente urgente in un anno in cui gli Enti locali hanno visto la fine dei trasferimenti straordinari Covid, il drastico ridimensionamento dei contributi per l’aumento delle spese per consumi energetici e la forte difficoltà a chiudere in equilibrio la parte corrente dei bilanci di previsione. Questo sta portando a utilizzare risorse come gli avanzi di amministrazione, gli utili delle aziende partecipate che, pur essendo straordinari, vengono destinati alle spese correnti continuative (personale, manutenzioni, consumi energetici…). Da ultimo le banche hanno offerto la cessione dei bonus edilizi da loro non utilizzabili e questo ha allettato alcuni Enti Locali nonostante fossero operazioni del tutto al di fuori delle proprie finalità istituzionali e con alcune caratteristiche di aleatorietà e in parte di inesigibilità.
Ancora una volta l’insufficienza delle risorse statali e regionali destinate alle funzioni fondamentali di Comuni e Province impone ad amministratori che non sanno come far quadrare i conti dei comportamenti molto rischiosi e non ammissibili per la finanza pubblica.
BISOGNA CAMBIARE SUBITO LE REGOLE.
PER QUESTO È IMPORTANTE SOSTENERE QUESTA PROPOSTA DI LEGGE CHE DISEGNA UNA RADICALE VISIONE ALTERNATIVA DEL RUOLO DELLE COMUNITA’ LOCALI E DELLA FINANZA RISPETTO AL MODELLO LIBERISTA E CHE HA ANCORA PIU’ SENSO CON LA
CONVERGENZA DAL BASSO DI MOVIMENTI E REALTA’ SOCIALI CHE HANNO ANIMATO LE LOTTE E LE MOBILITAZIONI SOCIALI CONTRO L’AGENDA LIBERISTA NELL’AMBITO DEL PERCORSO PARTECIPATO DELLA SOCIETA’ DELLA CURA.
Foto: “Lego City” di avrene (CC BY 2.0)
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 51 di Gennaio-Marzo 2023: “Riprendiamoci il Comune”