La tranche invernale del Flap 23 si conclude questo weekend con due presentazioni nelle Marche e due in Sicilia. È dunque tempo di pubblicare il calendario primaverile.
Dopo le sessantanove presentazioni da ottobre a oggi, eccone altre ventuno.
Gli ultimi mesi sono stati parecchio impegnativi. Da qui in avanti il ritmo sarà più compatibile con l’umano, benché sempre sostenuto. Al tempo stesso, il tour si fa più complesso, perché si moltiplicano le tipologie di evento e parte una specie di sotto-tour, quello del reading/concerto Radio Ufo 78.
Il Flap 23 avrà ancora una tranche, quella estiva, ma con una pausa ad agosto per tirare il fiato. Infine, una “coda” autunnale, e il giringiro si concluderà a un anno dall’uscita in libreria.
Oltre al calendario primaverile, in questo speciale, il n.12, presentiamo un nuovo progetto melologico che va ad affiancarsi a quelli già avviati, riproponiamo l’ottima recensione testè uscita su L’Indice dei libri del mese e pubblichiamo un intervento inedito di Giuliano Spagnul. Buone letture.
Calendario marzo–giugno 2023
Venerdì 24 marzo
BRENTONICO (TN)
Ufo 78 – Concerto non-identificato
Wu Ming 1 – voce e vociferazioni
Luca Casarotti – piano elettrico, tastiere, ingegneria sonora
h. 20:30, Teatro Monte Baldo
Ingresso € 2
Una produzione Mελóλογος. Prima esecuzione dal vivo.
Qui la presentazione (pdf).
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Sabato 25 marzo
ALBA (CN)
h.19:30, I Malpensanti – Piccolo ristoro collettivo
Piazza Elvio Pertinace 5
In collaborazione con la libreria indipendente Milton
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Sabato 25 marzo
TRENTO
h.18, Libreria Duepunti
via San Martino 78
A dialogare con WM, il saggista e scrittore Omar Onnis
e il giornalista e saggista Paolo Morando
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Mercoledì 29 marzo
PISA
h. 18, Libreria Tra le righe
via Corsica 8
a dialogare con WM, la critica letteraria Giuliana Misserville
Nell’ambito della rassegna «Passione aliena»
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Venerdì 31 marzo
PALERMO
h.18, Booq – Bibliofficina di quartiere
via Santa Teresa
A dialogare con gli autori Giacomo Mormino e Francesco De Grandi
Nell’ambito della rassegna «Incanti ravvicinati»
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Sabato 1 aprile
PARTINICO (PA)
h. 17, Arci Pasol
via Bongiorno 29
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Domenica 2 aprile
MAZZARINO (CL)
h.11, Spazio Plurals, Palazzo Tortorici
Corso Vittorio Emanuele II, 408
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Giovedì 13 aprile
MILANO
h. 20:30, Piano Terra
Via Confalonieri 3 (m5 Isola)
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Sabato 15 aprile
PIACENZA
h.17, Biblioteca Passerini-Landi
(Salone monumentale)
via Carducci 46
Nell’ambito del progetto
Sconfinamenti: letture, narrazioni e letterature in movimento
di Città che legge.
in collaborazione con la libreria indipendente
Fahrenheit 451, che celebra il proprio 25ennale.
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Martedì 18 aprile
FERMO
Doppio evento
h.20, Presentazione di Ufo 78
h.21, proiezione del documentario di Armin Ferrari
A noi rimane il mondo. Sui sentieri della Wu Ming Foundation
Sala degli Artisti, via Mameli 2
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Sabato 22 aprile
CASTELLEONE (CR)
h. 21, Circolo ARCI Alice nelle città
via Cicogna 5
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3 maggio
MARZABOTTO (BO)
h. 20:30, Casa della cultura e della memoria,
(Sala polivalente), via Aldo Moro 2
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5 maggio
PADOVA
Doppio evento
Presentazione di Ufo 78
h.17:30, libreria La forma del libro
via del Carmine 6
Radio Ufo 78
Reading/concerto
con WM1, Jadel Andreetto & Bhutan Clan
Prima esecuzione dal vivo – Qui la presentazione (pdf)
h. 21 Spazio Stria
Piazza Gasparotto 4
Una produzione Mελóλογος.
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13 maggio
FOSDINOVO (MS)
h.17:30, Museo audiovisivo della Resistenza
via Prate 12 (borgata La Vagina)
A dialogare con WM, lo scrittore Maurizio Maggiani
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13 maggio
PORTO S. GIORGIO
h.21, Csa Officina Trenino 211
Viale della Vittoria 211
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14 maggio
JESI (AN)
h.19, Spazio comune autogestito TNT
via Gallodoro 68
Nell’ambito del festival Eterotopie
a cura della Libreria Indipendente Sabot
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16 maggio
CASTENASO
Biblioteca comunale «Casa Bondi»
via XXI Ottobre 1944 7
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3 giugno
LUNI (MS)
Dettagli a seguire.
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9-11 giugno
CREMONA
Dettagli a seguire.
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9 giugno
PESARO
Dettagli a seguire.
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16 giugno
BOLOGNA
Dettagli a seguire.–
Speciale Ufo 78 n. 12
■ «Questi alieni nel panorama letterario italiano.» Così ci definisce Alessandro Combina nell’ottima recensione di Ufo 78 apparsa su L’Indice di marzo 2023.
Non è l’unica frase ad averci smosso un «fuck yeah!», ce ne sono svariate. Un esempio?
«Nonostante questo smisurato agglomerato di materiali, nonostante questa complessità, Ufo 78 è un romanzo pop».
Ancora un altro?
«Risulta chiaro, in sostanza, come all’Ufo sia stato assegnato uno statuto allegorico indefinito, ambiguo, e per questo incredibilmente efficace».
Insomma, leggetela.
■ Il 24 febbraio scorso abbiamo presentato Ufo 78 alla cascina autogestita Torchiera di Milano. Luogo che ha molti meriti, tra cui quello di ospitare Bibliotork Interzona Caronia, tesoro biblio-archivistico cresciuto intorno a un fondo di pubblicazioni e materiali vari donato dall’indimenticabile Antonio Caronia.
La sera del 24/03 un compagno di lotte di Caronia, Giuliano Spagnul, – nientemeno che il fondatore della rivista Un’ambigua utopia – prima ha distribuito un volantino d’antan, poi ha pronunciato quello che in inglese chiameremmo «keynote speech», spingendosi ben oltre la bella recensione che già aveva dedicato al romanzo.
Dagli appunti buttati giù per l’intervento è tratto lo scritto che vi proponiamo.
Ufo 78 e il futuro rubato
di Giuliano Spagnul
Ufo 78 è apparentemente un romanzo semplice, molto ben costruito, che tutto sommato si offre a una interpretazione lineare, facilmente accessibile. E questo può facilmente trarci in inganno. Io ho scritto a caldo una recensione, quattro mesi fa, credo abbastanza corretta, ma che riletta ora trovo resti un po’ in superficie.
Incomincio con una domanda rivolta, rivolta non solo a Wu Ming ma a tutti noi. Il punto di vista di chi il ‘78 l’ha vissuto, di chi c’era… ha un peso maggiore? È per forza di cose più veritiero ed attendibile? Per una storia ambientata in tempi recenti questa domanda credo sia d’obbligo.
«Noi vecchi reduci di tutte le battaglie ogni tanto ci troviamo intorno al fuoco e ci raccontiamo di quelle notti e di quei giorni in cui tentammo di fare la rivoluzione in Italia.» È l’incipit di uno dei tanti pamphlet su quei «formidabili anni» scritto da chi vi ha partecipato.
– Io ho vissuto la guerra, cosa ne puoi sapere tu che non eri neanche nato –, mi diceva mio padre, e io potrei dire altrettanto per gli anni Settanta.
Ognuno può dare la risposta che vuole, io rispondevo a mio padre che proprio il mio non esserci stato dentro mi permetteva una visione più distaccata e quindi più lucida e obiettiva. Vero e falso al tempo stesso. Posso essermi documentato al massimo e aver visto tutti i film di finzione e i documentari sulla guerra di trincea, ad esempio, ma non capirò mai cosa realmente si possa provare in quella situazione. Neanche lontanamente. Però devo uscire dal fango per guardare da un determinato punto di vista il campo di battaglia per avere una comprensione, non tanto obiettiva, quanto piuttosto significativa per quel che è il mio interesse, quel che mi serve di capire per me, oggi. Quindi non una panoramica ma sempre un punto di vista prospettico. Un punto che crei una distanza.
Wu Ming hanno guardato gli anni Settanta dal punto prospettico di un anno particolare, il 1978. Al contrario dell’esplosività del ’77, della repressione del ’79 o della reazione del 1980 con il grande controcorteo Fiat, il 1978 è di per sé un vero e proprio UFO. Il rapimento Moro è il punto più alto della sfida allo Stato e il punto più basso per la storia del movimento, messo all’angolo come puro osservatore a cui spetta di decidere solo da che parte stare. Balbettante nel non saper esprimere altro che un né con, né con…
Io negli anni Settanta c’ero e, per ragioni anagrafiche (sono del ’55), posso considerarmi più un settantasettino che sessantottino. Negli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, in una frazione di Latina (ex Littoria), tenevo con una mano il libretto rosso di Mao e con l’altra Il mattino dei maghi di Pauwels e Bergier, Lotta Continua – l’edicola del mio paese ne teneva una sola copia che compravo io – e il Giornale dei Misteri (nel romanzo Il giornale dell’Ignoto), Il Capitale di Marx e i libri di Peter Kolosimo. E così via.
E se potremmo forse dire che Marx evoca un’entità che presiede l’idea di modernità e a cui da il nome di Capitalismo, Kolosimo evoca un’entità che presiede la fine della modernità o, per dirla con Bruno Latour, alla nostra credenza di essere moderni, a cui però non riesce a dare un nome.
Nel film di Marco Bellocchio Esterno notte, nella prima puntata della serie televisiva, Aldo Moro si frigge un uovo in padella sentendo al notiziario della radio un giornalista che intervista Alberto Moravia su un suo presunto avvistamento ufo: la prima volta (rumore di tuono che copre l’audio, ma dice che si trovava in Texas) e la seconda volta in auto mentre stavo viaggiando con un amico sociologo – Franco Cagnetta – sulla strada tra San Gimignano e Massa Marittima. I giornali avevano scritto che un disco volante aveva attraversato tutta l’Italia, da Brindisi passando per la Toscana fino alla Liguria.
A una lettura superficiale si potrebbe dire che gli avvistamenti ufologici, che proprio in quell’anno mostrano un record, rimandano a un bisogno di evasione da parte di un paese schiacciato da un clima repressivo che tendeva a trasformarlo in una prigione a cielo aperto. Una realtà greve e plumbea con perquisizioni, incarcerazioni, torture e leggi speciali. Bisogno d’evasione da un clima repressivo e frustrante in cui si avverte lo scacco del tentativo di uscirne collettivamente. Da qui la tentazione di una via d’uscita individuale.
«Extraterrestre portami via, / voglio una stella che sia tutta mia / Extraterrestre vienimi a cercare / voglio un pianeta su cui ricominciare», canta Eugenio Finardi nel 1978 e il finale in cui si chiede di ritornare a casa per poter ricominciare veramente, sembra politically correct dell’epoca più che un reale sentimento condiviso.
Ufo = Evasione / Evasione = Riflusso. Credo che questa formula ci porti fuori strada.
Se il fenomeno degli avvistamenti di UFO può essere associato a determinati momenti, a particolari date critiche della storia contemporanea, non bisogna per questo confondere quello che possiamo definire un sintomo con ciò che invece andrebbe definito come un vero e proprio bisogno.
«Le cose che si vedono in cielo» – è anche il sottotitolo di un famoso libro di Jung, Un mito moderno – sono il sintomo di qualcosa che ci inquieta che non sappiamo definire, ci attrae e ci atterrisce al contempo. È il sintomo appunto di qualcosa che si può indagare da differenti punti di vista. Il Novecento è il secolo degli Ufo, come l’Ottocento è il secolo degli spiriti, che poi a inizio Novecento spariscono e arrivano gli ufo. Sintomi diversi per epoche diverse che esprimono motivazioni diverse.
Il bisogno invece è, in questo caso, bisogno di evadere, di varcare un limite, un confine, per trovare soluzioni diverse a un mondo che, non solo non ci piace più, ma che è evidentemente in crisi, in piena «apocalisse culturale», direbbe De Martino. Ed è un errore associare questo con il cosiddetto «riflusso».
Il sentimento di evasione – e ricordiamo che contro l’evasione sono solo i carcerieri – è associabile a tutta una serie di manifestazioni alternative di modi di vita e di pensiero diverse da quelle consuetudinarie, che sono parte fondante di tutto quel movimento controculturale, l’underground, che insieme – spesso in contrapposizione – al movimento più prettamente politico occupa la scena di tutto il ventennio degli anni Sessanta e Settanta.
Il «riflusso» con tutto questo centra poco e nulla. A ogni onda segue inevitabilmente un suo riflusso, poi seguito da una nuova ripresa… Se negli anni Ottanta la tanto auspicata ripresa non c’è stata, il motivo va ricercato nella drammatica rottura e incapacità di amalgamarsi delle due correnti del movimento.
Nella sua introduzione a L’Orda d’oro Primo Moroni scrive dei
«movimenti rivoluzionari [come] continuamente sospesi tra la volontà di opporsi e governare in modo diverso le trasformazioni in atto e la tendenziale “fuga” controculturale in una ideale società separata come forma di rifiuto complessivo. E in effetti nel nostro testo viene frequentemente sottolineata la frattura tra l’area controculturale e quella politica. Una frattura che si era consumata verso la fine del 1968, che aveva avuto un suo generoso e fallito tentativo di ricomposizione con il Festival di Parco Lambro del 1976, per poi trasformarsi nella breve e drammatica stagione del ‘movimento ’77’.»
Dove si collocano gli UFO in tutto questo?
Da nessuna parte.
Gli UFO che sarebbero potuti atterrare a Roma nel bel mezzo del rapimento Moro, in questa ideale trasposizione immaginaria del convegno ufologico, sono gli stessi che, nei fatti, sono atterrati a New York nel 1938 scatenando un’ondata di panico tra la popolazione.
Allora gli UFO con quanto detto prima non c’entrano proprio nulla, sono propriamente alieni. Così come sono propriamente alieni gli specialisti che li studiano, gli ufologi.
Potremmo immaginare un racconto di fantascienza in cui gli ufologi sono degli agenti alieni (una quinta colonna) che hanno la missione di occultare l’andirivieni delle loro astronavi con il metodo di mostrare per in realtà nascondere.
E il romanzo (mossa geniale) ce lo dimostra bene, facendoli diventare oggetto di ricerca antropologica da parte di una studiosa, Milena Cravero, politicamente impegnata e schierata. Il loro essere al di fuori dalla storia che si sta svolgendo tutto intorno a loro, in tutta la sua drammaticità, il fatto che riescano a interessarsi solo alla verità dimostrata dei fatti, all’obiettività, li rende oggetti interessanti per uno studio antropologico. Veri extraterrestri, altro da noi, ma che ci possono raccontare qualcosa su quel “noi” che altrimenti ci sarebbe difficile da comprendere.
Questo bisogno classificatorio, questo separare il fenomeno buono da quello cattivo ci ricorda ancora quanto scriveva Primo Moroni proprio riguardo alla visione che ci viene tramandata di quegli anni:
«L’ansia di separare i buoni dai cattivi, è l’esigenza prima di quel “gigantesco meccanismo di falsificazione della storia di quel decennio, che nella desolante definizione di ‘Anni di piombo’ trovava la sua sintesi linguistica.»
Credo che gli ufologi che si sono un po’ risentiti dal romanzo non abbiano poi tutti i torti. Poi hanno fatto, come si suol dire, buon viso a cattiva sorte!
Altra storia gli ufofili, completamente inventati ma che diverranno “reali” – reali nella loro irrealtà generatrice di fake – una ventina d’anni dopo coi gruppi di Ufologi Radicali, che pubblicheranno la rivista MIR. E non è un caso che la ricercatrice si lasci coinvolgere in modo più “partecipato” solo con questi ultimi.
Sugli ufologi radicali segnalo un podcast di Abo dove viene ripresa una lezione di Antonio Caronia che ne racconta le gesta.
UAU POD – Mir e i marxiani
UAU POD – Mir e i marxiani
Detto questo… E i due scout? Che ci azzeccano? Dobbiamo chiederci: sono forse solo un pretesto? Finti protagonisti che rimandano a chi realmente la fa da protagonista: il 1978, gli anni Settanta, gli anni della rivolta, ecc.? Insomma, il filo di suspence che tende verso la soluzione dell’agognato finale è solo un espediente narrativo per dirci altro? No, io non lo credo.
In realtà quella coppia di adolescenti è la vittima designata di un gioco molto più grande di loro, il gioco della politica di quegli anni, ma anche il gioco di un pool di scrittori, (prendersela con questo amore da coppietta di Peynet è in effetti una cosa alquanto sadica), ma ciò che rappresentano è soprattutto una ferita che il tempo non potrà mai guarire. Una ferita di quella gioventù a cui è stato rubato il futuro. Dalla fine di quegli anni la posta in gioco, per qualunque gioventù, sia la meglio o la peggio, non potrà essere altro che il desiderio di avere ancora un futuro possibile.
Credo allora che il centro, il tema vero di Ufo 78 sia proprio il futuro rubato; la più grande promessa del secolo passato, quella di un progresso lineare espansivo e infinito si infrange qui da noi, in questo ombelico del mondo che si chiama Italia, in questo 1978, che però ha al centro non l’affare Moro ma piuttosto la fine del futuro.
Possiamo considerarlo, quindi, un romanzo di formazione per una nuova generazione a cui è stato rubato il futuro?
Questo, in definitiva, è il taglio prospettico con cui si può cominciare a indagare le trame, i fili di questo romanzo di fantascienza in questa nuova era che stiamo vivendo, in cui, per dirla con Antonio Caronia, il cielo dell’immaginario è caduto sulla terra del reale. E l’utopia vanamente cercata dell’isola che non c’è si è tramutata in un monte che non c’è ma che comunque dobbiamo imparare a scalare. Un’avventura nuova che ci terrorizza, ma anche una nuova avventura che ha in sé la possibilità di farci crescere, divenire adulti che lottano per la vita anche quando sembra che tutti lottino per la morte.
Devo aggiungere poi, non un punto di vista ma un’emozione strettamente personale: questo romanzo mi ha procurato una fitta al cuore, perché mi ha riportato a quella notte, due giorni dopo il rapimento Moro, tra una marea di compagne e compagni, che con tanta rabbia, ma, va anche detto, con la gioia comunque di essere in tanti, insieme, attraversavano Milano, senza uno sbirro in giro… Sì, proprio quella sera in cui due ragazzi sono scomparsi.
■ Per il momento è tutto. Ricordiamo che le sparse membra della colonna sonora di Ufo 78 sono state radunate dalla casa editrice Einaudi in una playlist ascoltabile su Spotify e YouTube.
Come sempre, non inviamo visite a YouTube direttamente, bensì passando per un’interfaccia libera che, arginando le pratiche invasive di Google, tutela sicurezza e riservatezza dell’utente. Chi arriva lì può comunque decidere di passare oltre e usare YouTube, c’è il collegamento diretto.
Per Spotify non sembra esistere un corrispettivo delle interfacce che usiamo per YouTube, Twitter ecc., ergo mettiamo l’indirizzo e sia chi legge a dire «que será, será». Buon ascolto.
Ricordiamo che svariati pareri di lettrici e lettori su Ufo 78 si possono leggere anche su Anobii, Goodreads, IBS, QLibri ecc.
Goodreads è di Amazon e su Giap abbiamo la regola di non linkare Amazon, ragion per cui “filtriamo” il link tramite BiblioReads, interfaccia libera che, arginando le pratiche invasive della multinazionale di Bezos, tutela sicurezza e riservatezza dell’utente.