La democrazia e il mistero francese

Eppure il programma di Macron (e, in parte anche quello di Sarkozy) era chiaro ed esplicito nel voler punire le fasce popolari e dare ogni potere all’1 per cento della popolazione e possibilmente anche allo 0,1 per cento: su questo non potevano esserci equivoci, nemmeno sul tema specifico delle pensioni che era già un tema in campo nel primo mandato. Ma lo hanno votato per due volte.

In vent’anni hanno commesso per quattro volte lo stesso errore e adesso, sferzati da un’inflazione alimentare che supera il 20 per cento si accorgono di molte cose che erano sfuggite: ovvero  che  il livello di istruzione è letteralmente crollato, che la polizia non riesce più a mantenere l’ordine salvo quando deve bastonare i manifestanti, che la giustizia ha tempi inconcepibili, l’esercito non è in grado di rispondere alle guerra ad alta intensità, che i servizi pubblici sono allo sfascio, che negli ospedali si chiudono i servizi di emergenza e i  medici scarseggiano mentre lo stato sociale si restringe ogni giorno e i poteri repubblicani colpevolizzano i francesi per i guai del Paese che deriverebbero – udite udite – dalla difesa di diritti e salari.

Secondo alcuni analisti, tra cui il politologo Thierry Meyssan, la crisi francese risale al 2007 con il voto in Parlamento di un testo – la cosiddetta costituzione europea –  bocciata dal popolo con un referendum.

Insomma il fascismo intrinseco del capitale finanziario è passato grazie allo spettro di un presunto fascismo tradizionale.

Ma il caso francese ci dice due cose: la prima è che la spaventosa capacità di accumulazione finanziaria, la pervasività dei media, la superficialità e passività dell’istruzione e non ultimo un sistema elettorale che alla fine si dimostra maggioritario, cancellando tutte le voci intermedie, hanno messo in crisi la democrazia rappresentativa così com’era stata storicamente concepita, per cui il potere può facilmente interrompere la catena che dovrebbe legare l’espressione popolare alla politica.

La cosa è resa ancora più grave dalla scomparsa dei partiti che si sono trasformati in comitati d’affari proni agli interessi di questa o quella cupola di potere o nel migliore dei casi in club privati che producono slogan.

La seconda è che sta diventando sempre più chiaro come la protesta stia cercando un nuovo paradigma di società: i manifestanti e i sindacati che in Francia esistono ancora e non per finta come in Italia, sanno che Macron – come del resto i milieu politici di tutti i Paesi europei – non potrà risolvere i problemi della Francia, che nascono per l’appunto dalla lotta di classe alla rovescia portata avanti dalle elites finanziarie. non può e nemmeno vuole farlo visto che questo si tradirebbe in meno profitti e potere per i suoi mandanti. Lui nascosto all’Eliseo costituisce una sorta di blocco per poter uscire dal marciume della post democrazia nella quale non esiste alcun dialogo tra potere e popolo e anche quando sembra che esista si tratta di mera simulazione.

I burattini dipendono da chi tira i i fili non certo dagli applausi o dai fischi del pubblico.

In altri Paesi come l’Italia questa consapevolezza della necessità di una rivoluzione sociale  non si è ancora palesata ed è addirittura  estranea non solo alla sinistra vacua e affarista come alla destra bottegaia, ma persino alla gran parte dell’area critica: gli italiani aspettano che qualcuno venga a ristabilire le cose come erano una volta:  qualche evento inatteso, lo stellone  la Madonna, Trump o chi altri, ma di tirare la testa fuori dalla sabbia non se ne parla.

ilsimplicissimus2.com

27.03.2023

Fonte: https://ilsimplicissimus2.com/2023/03/27/la-democrazia-e-il-mistero-francese/amp/

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