Migliaia di persone hanno partecipato venerdì 28 aprile alla manifestazione “Non sulla nostra pelle“, indetta dal Movimento Migranti e Rifugiati di Napoli, l’ex OPG – Je so’ Pazzo, USB e Potere al Popolo, alla quale hanno aderito numerose organizzazioni e realtà sociali con la presenza di delegazioni da tutta Italia. Il corteo, partito da piazza dell’Esquilino alle 15, è sceso lungo corso Cavour fino ad arrivare a via dei Fori Imperiali, per concludere gli interventi a pochi passi da piazza Venezia.
#Roma – “Non sulla nostra pelle”, “Permesso di soggiorno per tutti e tutte”, “Libertà”.
Con questi slogan inizia il corteo a Roma contro il decreto #Cutro, per i diritti sociali, i documenti. pic.twitter.com/kqjBDfsNIg— Melting Pot Europa (@MeltingPotEU) April 28, 2023
Nel corteo, le donne ed i bambini del movimento di Napoli, arrivati all’Esquilino con 12 pullman, erano in prima fila, ed aprivano la strada ad altri manifestanti che le seguivano tra striscioni e bandiere. C’erano le persone che hanno percorso la rotta mediterranea, o la rotta balcanica, per trovare una nuova vita, o chi è nata o nato in Italia da famiglie di cosiddetti “stranieri” e subisce forme violente e più sottili di discriminazione. Erano tutte e tutti lì per denunciare il razzismo strutturale e pervasivo che caratterizza i pensieri e le azioni delle istituzioni e della classe politica italiana.
La musica, le voci e gli slogan gridati dal corteo, si mischiavano con le storie e i discorsi, pronunciati al microfono da vari esponenti delle organizzazioni presenti, da persone che raccontavano le loro esperienze di vita, e da giovani che rivendicavano con furore i loro diritti, i loro sogni e i loro ideali.
Gli interventi incitavano il governo a regolarizzare tutte e tutti i braccianti, i facchini, i rider, gli operai e tutte le lavoratrici e lavoratori immigrati, di concedere la residenza e il permesso di soggiorno sulla base della presenza in Italia, di avere accesso completo al servizio sanitario, e di garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure. Togliere la protezione speciale significa rendere i lavoratori e le lavoratrici migranti maggiormente ricattabili e sfruttabili, obbligando loro ad accettare qualsiasi lavoro.
Si è contestato il decreto Cutro, gli accordi con la Libia, la guerra alle ONG, e i tagli al reddito di cittadinanza. Si è anche chiesto a gran voce di instaurare delle vie di accesso legali e dei corridoi umanitari per scongiurare altre morti di confine, di abolire i CPR, di instaurare una politica di pace e di fermare la vendita di armi e la partecipazione italiana ai conflitti.
#Nonsullanostrapelle
Il corteo partito da piazza dell’Esquilino si dirige verso piazza Venezia.
“La protezione speciale non si tocca, vogliamo continuare la nostra lotta per un permesso di soggiorno per tutti”, affermano dal microfono mentre cori e fischietti rompono la 1/3 pic.twitter.com/kxf8RRfynL— Melting Pot Europa (@MeltingPotEU) April 28, 2023
L’appello alla mobilitazione del 28 aprile ha ricevuto l’adesione anche del Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali (FTDES). Da una parte all’altra del Mediterraneo la lotta è la stessa: quella contro un “sistema che nega i documenti e produce clandestinità per rendere i migranti più ricattabili” – come si legge nel comunicato di adesione alla contestazione 1.
È grazie alla collaborazione tra FTDES e Movimento Migranti Napoli, che al corteo è giunto uno striscione creato durante il sit-in di protesta alla sede dell’UNHCR di Tunisi, che ha visto unirsi fino a 500 persone, tra cui famiglie, persone vulnerabili e bambini, violentemente sgomberate lo scorso 10 aprile. Le cicliche proteste di questo tipo che si susseguono nel paese richiedono l’evacuazione dalla Tunisia, vie sicure per lasciare il paese e la liberazione delle compagne e dei compagni ancora detenuti dalle autorità tunisine.
Insieme allo striscione, il corteo ha potuto ascoltare anche la testimonianza audio di uno dei manifestanti a Tunisi che ha raccontato le dure condizioni in cui è costretta la loro vita e lotta quotidiana.
Uno spazio offerto a dimostrazione che il Movimento delle persone migranti in Italia non dimentica chi ancora si trova sull’altra sponda del Mediterraneo, che non sono più disposti, in Europa o altrove, a permettere che siano sempre altri a parlare per loro e sulla loro pelle.
Ed infatti, Non Sulla Nostra Pelle è stata una manifestazione importantissima, perché a pochi giorni dal 25 aprile e prima del 1° maggio, le strade di Roma si sono riempite di persone, lavoratori e lavoratrici, che spesso non vengono ascoltate, e che vengono strumentalizzate per fini politici.
Rimane da vedere se il governo sarà in grado di sentire le grida del 28 aprile e perlomeno non procedere allo smantellamento della protezione speciale e al potenziamento dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio, alcuni degli aspetti critici previsti nella conversione in legge del decreto Cutro; e come punto altrettanto dirimente, se il movimento riuscirà a creare una rete trasversale e più ampia di quella che ha indetto la giornata e che poi effettivamente è scesa in strada, che sia in grado di mantenere alta l’attenzione e la pressione sulla classe politica italiana ed europea.