Di Elze van Hamelen, De Andere Krant
“Lo stato di emergenza è un nuovo metodo di governo“, avverte il prestigioso giornalista investigativo James Corbett. In questo momento, afferma il documentarista canadese, le leggi di emergenza vengono trasformate in leggi permanenti in tutto il mondo. Nei Paesi Bassi, ciò sta avvenendo sotto forma dell’imminente ‘Legge sulla Salute Pubblica‘ (Wpg) e, a livello internazionale, attraverso gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale dell’OMS.
In questa intervista con De Andere Krant, Corbett spiega le implicazioni per i cittadini del nuovo modello di governance.
- James, lei sta lanciando da tempo l’allarme sul ‘governare attraverso le emergenze nello Stato di biosicurezza‘. Può spiegare questo nuovo modello di governance?
Esiste una lunga storia di discussioni giuridico-filosofiche e di giurisprudenza sulla base teorica e giuridica di questo stato di eccezione. Si tratta di momenti di crisi, o di stato di emergenza, che spesso vengono usati per minare l’ordine giuridico esistente, renderlo temporaneamente inoperante o addirittura eliminarlo del tutto. Queste discussioni tra studiosi di diritto e filosofi risalgono davvero a secoli fa.
Una persona che ha riflettuto profondamente su questo tema, in tempi più recenti, è stato il filosofo italiano Giorgio Agamben. Ha scritto un piccolo libro (*) molto interessante, Stato di eccezione, che è uscito poco dopo l’11 settembre, quando il panico per il terrorismo era al massimo, e fu introdotto il Patriot Act negli Stati Uniti. Credo che in questo modo cercasse di mettere in guardia le persone su come, nella Storia, gli stati di emergenza sono stati utilizzati per giustificare l’indebolimento dei diritti fondamentali. Ha anche spiegato che, una volta dichiarato lo stato di emergenza, raramente viene revocato quando la crisi è finita.
- Quindi gli attacchi dell’11 settembre a New York sono stati sfruttati per arrivare ad un nuovo modello di governance?
Sì, negli Stati Uniti è stato dichiarato lo stato di emergenza dopo l’11 settembre. Negli ultimi 20 anni, è stato prorogato da ogni presidente, indipendentemente dal fatto che fosse democratico o repubblicano. Com’ è possibile? E perché lo stato di emergenza Covid-19 è stato prorogato due volte dal Presidente Joe Biden?
Per questo, dobbiamo guardare al contesto più ampio. Abbiamo uno Stato di diritto, con una Costituzione. Ci sono dei limiti a ciò che un governo può o non può fare. Questi sono stabiliti nero su bianco e sono fondamentalmente immutabili. A meno che non venga dichiarato lo stato di emergenza. Poi si nota che tutte le costituzioni e le strutture legali hanno una clausola che consente di fare delle eccezioni alle regole. Da canadese, ho visto come questo può accadere, nel 2022, quando i camionisti del Freedom Convoy, un movimento di protesta pacifico, sono stati fermati dal governo utilizzando la legge sullo stato di emergenza. Perché? La protesta era accompagnata da colpi di clacson. I manifestanti avevano persino montato dei castelli gonfiabili! Le persone sono state poi sgomberate violentemente dalle strade, da luoghi presumibilmente pubblici. I loro conti correnti sono stati congelati. Non si è trattato di un incidente. Si è trattato dell’introduzione di un nuovo modello di governance.
Siamo stati condizionati a ritenere normale che, ogni volta che si percepisce una minaccia, venga dichiarato uno stato di emergenza che conferisce al governo poteri eccezionali per combattere le ‘minacce’.
- Giorgio Agamben ne parla come una sorta di guerra civile.
Esattamente. Parla della pandemia come politica, di ‘biopolitica‘ e di ‘biosicurezza‘ (biosecurity – ndr). Quando i terroristi minacciavano la sicurezza, la minaccia era ancora identificabile: si trattava di attentatori suicidi e persone che dirottavano aerei. Con il terrore del virus, le persone stesse sono la minaccia. Si può diffondere inconsapevolmente una malattia!
Per verificare che lei stesso non sia un bioterrorista, il Governo le richiede, in quanto cittadino, di sottoporsi a determinati test. E se si scopre che lei rappresenta un potenziale diffusore del virus, viene messo e tenuto in isolamento fino a quando il governo non stabilisce che le è permesso uscire. Non c’è difesa legale che tenga. Si tratta di una sorta di guerra civile, perché siamo costantemente in conflitto coi nostri corpi e con le persone che ci circondano, che potrebbero essere a loro volta a rischio. Almeno, questa è la narrativa che ci è stata presentata negli ultimi anni: è la base del paradigma della biosicurezza.
- Se la Legge sulla Salute Pubblica verrà implementata, nei Paesi Bassi le autorità potranno condurre, in caso di emergenza, perquisizioni domiciliari nelle abitazioni private ove dovessero sospettare l’eventuale presenza di malati. I residenti potranno essere quindi costretti alla quarantena. Se adesso ci troviamo in una fase di transizione, come pensa sarà questo stato di biosicurezza in una fase avanzata?
Penso che abbiamo già davanti a noi tutti i pezzi del puzzle, basta unirli. Il passaporto di vaccinazione e il codice QR determineranno l’accesso alla società. Non potrete uscire di casa se non avrete il permesso del Governo. Quindi avremo l’identità digitale, che probabilmente sarà collegata al vostro smartphone o ad un altro dispositivo.
Inizialmente, sarà utilizzata per combattere la minaccia di un virus, ma una volta che le persone riterranno normale che sia sufficiente un QR per accedere alla società, ciò potrebbe essere sfruttato anche per altri scopi. Supponiamo che lei sia considerato una minaccia perché non è d’accordo con il governo e partecipa a una protesta. Basta premere un pulsante per bandire qualcuno dalla vita pubblica.
In definitiva, tutto questo non ha nulla a che fare con la salute, ma ha a che fare con il controllo della popolazione ed il controllo delle persone a livello individuale.
- I media parlano di ‘proteste illegali’. Questo implica che i manifestanti stanno deliberatamente violando la legge e sono quindi ‘sbagliati’. La legge viene quindi equiparata alla moralità. È giusto? Tutto ciò che i nazisti facevano era lecito secondo le loro leggi. Come si fa a distinguere tra leggi giuste e ingiuste?
In effetti, Hitler dichiarò lo stato di emergenza. Questo fu il punto di partenza per la nascita del Terzo Reich. Introdusse le leggi sulla sterilizzazione, che erano legali. La domanda che lei pone è importante. Vorrei che più persone iniziassero a porsi questa medesima domanda. Perché il trucco che viene messo in atto è che i burocrati possono etichettare un’attività come illegale, sancendola per legge. Tutte le attività a cui non sono favorevoli possono e potranno quindi essere etichettate come illegali. E quindi diventare ‘sbagliate’ per definizione.
Ancora una volta, le proteste canadesi del 2022 sono un buon esempio. La Legge sulle emergenze definisce le circostanze in cui può essere dichiarato lo stato di emergenza, che hanno tutte a che fare con “minacce alla sicurezza”. In questo caso, l’interpretazione del caso era la ‘minaccia di violenza’. Nelle strade c’erano state grida contro i politici e avevano ricevuto dei tweet di cattivo gusto. Su questa base, la protesta è stata etichettata come violenta e quindi illegale. Di conseguenza, poteva essere dichiarato lo stato di emergenza e potevano essere congelati i conti bancari.
- Pertanto, la domanda: “Che cos’è una legge giusta?” è abbastanza giustificata. E se una legge introdotta dai politici e da coloro che sono al potere è ingiusta, qual è la nostra responsabilità? Siamo obbligati a seguire quella legge? O dovremmo disobbedire?
In questo contesto, potreste aver discusso l’opera di Etienne de la Boétie, che ha scritto sulla politica dell’obbedienza e della schiavitù volontaria (“La servitù volontaria“, ndt).
Scrisse il saggio nella Francia del XVI secolo. Anonimo, perché ciò che scrisse non può essere portato alla luce apertamente quando si vive sotto un monarca assoluto. Quello che sostiene è che la tirannia non è positiva per una società. È una situazione che non si dovrebbe auspicare. Ma cosa aggiunge? Il tiranno in realtà non è affatto così potente. Il suo potere si basa solo sull’obbedienza di tutte le persone che seguono i suoi dettami. Pone la domanda: chi marcia per le strade? Chi raccoglie le tasse? Chi manda i ragazzi al fronte? Non è il tiranno. È il popolo stesso. È un’osservazione molto semplice. Ma anche un’osservazione molto profonda e radicale, perché dimostra che il vero problema non è il tiranno, ma la nostra obbedienza. Questo porta a un problema collettivo: quando tutti disobbediscono, la tirannia cessa. Su questo, ho mostrato un esempio in un recente podcast sulla caduta di Ceaușescu in Romania. Ma se io disobbedisco e gli altri non lo fanno, finisco in prigione. Quindi è ancora una scelta difficile.
- Allora si tratta di capire ciò in cui crede la maggior parte delle persone.
L’analisi di Boétie mostra anche la natura del conflitto. Si tratta fondamentalmente di una guerra dell’informazione.
La quantità di persone che credono a tutto ciò che il tiranno dice loro, è esattamente la misura in base alla quale il tiranno può spingersi. Se le persone credono che tutto ciò che viene imposto sia necessario, perché dovrebbero disobbedire? Questo si può fare solo studiando il contesto e sviluppando una comprensione della natura della tirannia. Un tempo era più semplice, il tiranno era una sola persona, lassù sulla collina. Ora è più diffuso. C’è la politica, ci sono le aziende, il settore finanziario. E le nostre menti sono così colonizzate che la maggior parte delle persone è disposta a chiudersi in casa e persino a morire di fame, per proteggere la ‘salute’.
Ecco perché è così importante continuare a tenere queste conversazioni ed educare gli altri sulla natura della tirannia in cui viviamo. Coloro che sono al potere non spenderebbero miliardi, oltrechè innumerevoli ore di lavoro e conferenze su ciò che pensiamo e su come influenzarci. Non lo farebbero, se quello che pensate non fosse importante. In realtà, è la cosa più importante che ci sia. Quando si riesce a liberare la propria mente dalla propaganda, si vince la guerra. E se un numero sufficiente di persone lo fa, la tirannia si fermerà.
Di Elze van Hamelen, De Andere Krant
30.04.2023
Elze van Hamelen, giornalista e redattrice di De Andere Krant.
NOTE
(*) = Giorgio Agamben, Stato di eccezione, Bollati Boringhieri, Torino, 2003
Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org