Gemeinsam Kämpfen – Manifestazione antifascista a Bochum

“Manifestazione rivoluzionaria: lottiamo insieme”, questo il motto del corteo partito domenica 30 aprile dalla stazione di Bochum, partecipato da più di 1200 persone e indetto da collettivi locali: Antifaschistische Linke Bochum, Antifa Treff, Ende Gelände, F:Antifa(femministe antifa), Furore, Migrantifa(migranti antifa), Non A Parole-Antifaschistisches Kollektiv e Offenes Antifa-Café.

Una manifestazione che ha rimarcato come tutte le crisi internazionali in corso – da quella climatica alle guerre – siano il prodotto di un sistema capitalista e neoliberale. 

Le strade di Bochum sono state attraversate da chi lotta insieme per una vita migliore, per l’emancipazione e l’uguaglianza.

A partire dalla lotta contro il razzismo radicato, interiorizzato e istituzionalizzato, ma soprattutto alimentato dalle politiche antimigratorie dell’AFD (Alternative für Deutschland) e della CDU(Christlich Demokratische Union Deutscgland) che portano poi al caso di Mouhamed Dramé, ucciso lo scorso agosto a Dortmund durante un’operazione della polizia.

È stato inoltre contestato il ruolo della Germania nella guerra in Ucraina, colpevole come altre potenze mondiali di alimentare una guerra che vede schierati opposti interessi imperiale.

Contemporaneamente la stessa Germania criminalizza i movimenti palestinesi che lottano contro l’occupazione israeliana, com’è successo durante il corteo in commemorazione della Nakba dello scorso anno, dove ci sono stati centinaia di arresti. «La nostra società deve abbattere a livello politico e a livello personale questa indifferenza e questo razzismo interiorizzato» si è detto a più riprese nel corteo. 

È stato contestato anche il fatto che la Germania stia giocando un ruolo importante nella definizione di politiche europee sempre più restrittive nei confronti della libertà di movimento delle persone migranti. In particolare, esternalizzando le procedure di identificazione e registrazione al di fuori dei confini europei, non solo si abbreviano i tempi per respingimenti e rimpatri, ma si lasciano centinaia di migliaia di persone in veri e propri lager. Chi riesce a partire va incontro a viaggi nel Mediterraneo che spesso provocano stragi. Le persone più “fortunate” diventano i soggetti più ricattabili nel mercato del lavoro europeo.

Lavoro sfruttabile e ipersfruttato è anche quello svolto dalle persone FLINTA (Frauen, Lesben, intergeschlechtliche, nichtbinäre, trans und agender Personen), spesso in bilico nella divisione del lavoro tra quello di riproduzione non retribuito “femminile e quello invece salariato maschile.

Le voci e le esperienze di lotta hanno continuato a muoversi attraverso la città, passando per la Alsenstrasse, lo Schauspielhaus e il BermudaDreik, da cui sono partiti alcuni fuochi d’artificio che hanno allarmato la Spezialkräfte (corrispondente al reparto celere italiano) sebbene poi non sia intervenuta. 

La scia di persone è arrivata fino all’Haldi 47, un’ex centro di cura per la salute mentale occupato lo scorso ottobre, diventato negli ultimi mesi un lampante esempio di contrasto alla crisi abitativa.

Qui è stata organizzata un’ultima festa di addio prima della sua demolizione: in seguito alla sua occupazione 200 poliziotti accorsero inutilmente sul posto, si ritirarono poco dopo visto che nessuna denuncia è mai stata presentata dall’azienda proprietaria dell’edificio – la Diakonie Ruhr – e tantomeno nessuna richiesta di sfratto. L’azienda preferì un accordo, lasciando che l’edificio rimanesse occupato fino alla demolizione prevista per poter costruire un nuovo centro di accoglienza.

In questi sei mesi l’Haldi, luogo riaperto e liberato per riscoprire un modello diverso di socialità e convivialità, è stato attaccato per ben due volte da un noto gruppo di neonazisti

Se durante il primo si sono “limitati” a qualche sassata sulle finestre e delle scritte sui muri, al secondo raid hanno tentato di entrare nella casa, minacciando con una pistola (non è chiaro se fosse vera o finta) aggredendo e minacciando chi viveva lì con dello spray al peperoncino. 

In seguito a queste aggressioni è stata organizzata una mobilitazione molto partecipata in solidarietà.

Come mi racconta Ole, studente antifascista, grazie a iniziative di questo tipo negli anni il numero di gruppi neonazisti sta man mano diminuendo in città, anche se si stanno concentrando nella vicina Dortmund.

Proprio qui il 1 maggio è stata annunciata una manifestazione neonazista, contro cui si sono mobilitate le realtà antifasciste, tanto che il gruppo di estrema destra non ha detto pubblicamente il luogo esatto del concentramento fino alla sera prima. 

Sul treno verso Dortmund i vari gruppi antifascisti sono stati fermati dalla polizia, ha obbligato le persone a scendere e continuare a piedi, occasione che hanno colto per bloccare una delle strade limitrofe alla stazione, azione che ha causato dei tafferugli con i poliziotti. 

Una volta giunti al ritrovo annunciato, e chiaramente bloccati da un cordone di polizia, schierato a protezione di appena 60 neonazisti, hanno subito – come al solito – la repressione delle forze dell’ordine, che si ritorce verso chi lotta per un mondo libero dalle discriminazioni. A fine giornata, due persone del blocco antifascista sono state arrestate per motivi ancora da chiarire.

** Pic Credit: hum_an_imal

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