La situazione del caso Trump si sta evolvendo in modo fortemente grottesco.
Due mesi fa c’era stata l’incriminazione per la faccenda di Stormy Daniels. Ma quella, come avevamo detto, era stata solo una timida mossa di apertura da parte dei democratici. Le accuse, nel caso della Daniels, sono fragili a dir poco, e l’intero impianto accusatorio rischia addirittura di crollare prima che si arrivi al processo vero e proprio.
Il caso di questi giorni invece è molto più grave: si tratta infatti della prima incriminazione di un’ex-presidente per un reato federale. L’aver conservato in casa propria documenti secretati, che avrebbero dovuto invece restare nelle mani del governo. Lo si può quindi accusare di aver messo a rischio la sicurezza nazionale. Questo, unito al fatto di aver negato di possedere quei documenti quando il gran giurì gli aveva chiesto di consegnarli, trasforma le azioni di Trump in una palese e innegabile “ostruzione di giustizia”.
In realtà sono ben 37 i capi di accusa che il procuratore federale, Jack Smith, è riuscito a mettere insieme contro Trump. E lo stesso ex-ministro di giustizia di Trump, Bill Barr, ha detto che “se solo la metà di quei capi d’accusa risulterà vera, Trump è fottuto”.
Ma è qui che comincia l’aspetto grottesco della faccenda, perché anche se Trump dovesse essere condannato, nulla gli impedisce di correre per la presidenza. E se addirittura venisse incarcerato, non c’è nulla nella costituzione che dica che un presidente non possa continuare ad esercitare le sue funzioni da dietro le sbarre.
Ovviamente si tratta di una situazione paradossale, alla quale non si arriverà mai. Ma è tanto per spiegare quanto sia assurda l’intera commedia politico-giudiziaria messa in piedi dal Deep State per togliersi di mezzo una volta per tutte uno scocciatore come Donald Trump.
A lui ovviamente, a questo punto resta soltanto una cosa da fare: cavalcare ogni assalto legale come una medaglia da appuntarsi al petto, e continuare nella costruzione della figura di martire, nella quale è maestro assoluto.
Certo è che rischiamo di vedere una elezione assurda, con un candidato già condannato dalla giustizia, che combatte più che altro per salvare la propria pelle, e l’altro che fatica ogni giorno di più a mettere due ragionamenti in croce.
In tutto questo potrebbe trarre vantaggio il terzo incomodo, Robert Kennedy Jr., il quale molto probabilmente, dopo aver perso le primarie democratiche contro Biden, deciderà di candidarsi come indipendente.
Nessun candidato la storia americana è mai andato oltre il 20% presentandosi come indipendente, e questa sarebbe stata sicuramente un’ottima occasione per uno come Robert Kennedy Jr. di superare quella soglia. Purtroppo per lui, il figlio del senatore ucciso a Los Angeles nel ‘68 ha due grossi handicap: una totale mancanza di carisma, e un problema di tipo nervoso alle corde vocali, che rende straziante ascoltare i suoi discorsi. Avrebbe però a suo favore uno sponsor eccezionale: un tale Tucker Carlson, l’uomo che riesce a superare i cento milioni di visualizzazioni su Twitter.
Insomma, fino ad ora lo spettacolo sembra assicurato: il circo continua.
Massimo Mazzucco