“L’Italia è bella dentro”, a cura di Luca Martinelli per la casa editrice Altreconomia, è uno di quei libri che sfatano tante dicerie sul nostro paese cronicamente ammalato di lamentite e disfattismo. Infatti è con questi elementi che si soggioga meglio un popolo, perchè sono entrambi propedeutici all’immobilismo, al non fare. La vulgata quotidiana utilizzata per non agire è sempre la stessa, qualsiasi iniziativa si provi a fare, si dice che o non serve a niente o ci troveremo sicuramente di fronte a mille problemi, quindi inutile anche solo tentare. Invece poi se si va oltre questi luoghi comuni e preconcetti, ci si accorge che tante persone anche di fronte alle situazioni più difficili realizzano progetti eccezionali.
Infatti, quale impresa maggiore ci può essere se non quella di riabitare l’Italia nelle zone che si stanno spopolando o si sono già spopolate? Sono quelle zone poco accessibili, dove non c’è movida, che non sono “da bere”, che hanno tanti anziani e pochi giovani, con servizi disastrati o assenti, nessuno snodo logistico di qualcosa, male collegate. Zone dalle definizioni sempre poco benevole: depresse, marginali, svantaggiate. Quindi spesso zone montane o interne, rigorosamente di provincia. Zone che hanno poco da offrire alla globalizzazione e al mercato lanciato a folle corsa verso il baratro e quindi proprio per quello sono le più belle e le più ricche. E per chi non è affascinato o è scappato dalle scintillanti vetrine di città, che si riempiono di persone sole e stressate, si aprono grandi opportunità di bellezza e qualità della vita proprio laddove c’è “marginalità”.
Il libro, che si avvale anche degli interventi di Alessio Maurizio, Franco Arminio, Silvia Passerini, Massimo Acanfora e del professor Cavallero con il suo instancabile lavoro, illustra alcune delle migliaia di iniziative di persone che invece di aspettare o lamentarsi, si sono messe in moto e hanno fatto. Proprio loro sono la speranza e il vero futuro di un paese paradisiaco come il nostro, dalle straordinarie ricchezze. Esempi virtuosi nel foggiano, nel reatino, nelle valli del bresciano, nella valle del Comino, l’Oltrepò pavese, in Alto Adige, Liguria, Lombardia, Toscana, Basilicata, Emilia Romagna, Campania, Lazio, ecc., che a citarne uno si fa torto agli altri, tutti meritevoli, laddove invece di continuare a distruggere l’ambiente per inseguire una impossibile crescita infinita in un mondo dalle risorse finite, si impostano progetti di tutela e valorizzazione, recupero di saperi, conoscenze e modalità antiche. Proprio quei saperi che tante pubblicità ci ricordano essere le cose migliori che abbiamo, ma paradossalmente lo fanno per venderci i prodotti industriali peggiori.
Sono le pubblicità di “plastica” che a seconda del prodotto che devono vendere ci dicono: come quelle fatte dalla nonna (che quasi sempre viveva in campagna), come i sapori di una volta… Ma se tutte queste cose erano tanto meglio prima, perché non ritornare a farle, invece di fare delle pessime e malsane copie industriali? E così c’è chi alle pubblicità capestro non ci crede più da tempo ed è andato direttamente a fare quello che faceva la nonna, cioè produrre qualità in un ambiente non devastato.
Il collante di tutto è sempre la comunità, la collaborazione, che si tratti di persone singole, cooperative, associazioni non profit, amministrazioni, micro imprese o altro. Del resto la turbo globalizzazione per affermarsi doveva distruggere la comunità in modo da creare i perfetti consumatori singoli. Nel momento in cui si recuperano luoghio dove il supporto, la collaborazione, la condivisione sono parte integrante della vita delle persone, così come è sempre stato, ecco il fiorire di attività eccezionali. Ecco venire fuori il genio italico e idee a non finire, tanto per ricordarci ancora una volta che siamo un meraviglioso popolo di artisti, artigiani e contadini o agricoltori, non
certo di informatici o “manager”.
Non ce lo dicono di certo in prima serata o al telegiornale ma l’Italia è strapiena di posti meravigliosi che non aspettano altro che li si vada a riabitare, ritornando al senso della vita, ai ritmi umani e non delle macchine, all’insegnamento e sacralizzazione della natura come elemento che ci dà la vita e quindi da proteggere in tutti i modi, non da distruggere decretando quindi il nostro suicidio.
Cosa comporta agire in questa direzione? Salvaguardia, controllo e valorizzazione del territorio non più lasciato alla mercè di multinazionali, cementificatori, speculatori vari, distruttori di boschi e di natura in genere. Aumento dell’occupazione, aumento della qualità della vita, delle produzioni locali, rinascita di luoghi semi abbandonati, collaborazioni fra persone, enti, territori vicini e lontani accomunati dalla stessa visione di futuro. Conoscenza diretta e non virtuale fra le persone, aumento della fiducia e della forza delle relazioni, riconquista del tempo inteso come arricchimento e non come distrazione costante veicolata da schermi onnipresenti. Tanti vantaggi e aspetti positivi che richiedono “solo” impegno, volontà e visione di futuro; ma in Italia ci sono eccome persone autenticamente innamorate del nostro paese e che hanno ancora voglia di fare.
Un piccolo suggerimento agli autori del libro e alle persone protagoniste dei vari progetti citati: si leggano “L’Italia verso le emissioni zero. Comunità, resilienza, autosufficienza – Guida pratica di intervento per persone che vogliono agire subito”; ci troveranno tanti suggerimenti e idee da mettere in pratica per valorizzare e rendere ancora più virtuoso quello che già di ottimo fanno.
I libri eretici che spiegano in pratica come, cosa e perché fare, possono davvero tanto nel deserto culturale attuale.
Infine una saggia citazione di Arminio: «La cosa bella dell’Italia è che non si modernizza, non si globalizza: le aree interne sono una sorta di presidio di resistenza alla globalizzazione. Questo è un patrimonio enorme. Ci vuole un po’ di ottimismo: non siamo gli infermieri di malati agonizzanti. Oggi serve il piglio epico di chi inventa una cosa mai vista».
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LETTURE UTILI
Vuoi spere come aumentare la tua autosufficienza energetica e alimentare?
Vuoi diminuire radicalmente i tuoi costi e aumentare la tua qualità della vita?
Stai cercando delle soluzioni per rendere anche il paese dove vivi più resiliente, attento all’ambiente e con una migliore socialità?
Vorresti capire come fare per mobilitare i tuoi amici e concittadini per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero?
Hai sempre pensato che l’Italia e gli italiani avessero delle risorse e capacità eccezionali che sono poco considerate o sono state dimenticate?
Ti piacerebbe fare un lavoro che sia gratificante e non sia dannoso per te, per gli altri e per l’ambiente?
Se hai queste idee e questi obiettivi nel libro “L’ITALIA VERSO LE EMISSIONI ZERO” troverai delle risposte efficaci, pratiche e di facile e veloce applicazione.
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IL WORKSHOP
“Comunità, resilienza, autosufficienza. Interventi pratici per persone che vogliono agire subito. Sessione Agosto 2023”: dal 25 al 27 agosto alla Fattoria dell’Autosufficienza in Romagna