Elezioni in Guatemala, il progressista Bernardo Arevalo nuovo presidente

Svolta storica nel ballottaggio per la nomina del nuovo presidente che si è tenuto domenica 20 agosto in Guatemala: nonostante una campagna mediatica sporca, la disinformazione e i tentativi di incriminazione, il candidato progressista Bernardo Arevalo del Movimiento Semilla si impone sulla candidata di destra Sandra Torres, sconfitta al ballottaggio per la terza volta consecutiva.

Nessun dubbio sui risultati: al termine dello scrutinio il sociologo e diplomatico Bernardo Arevalo ha ottenuto il 58% dei voti, mentre la sfidante Sandra Torres si è dovuta accontentare del 36,9% delle preferenze con una distanza di oltre 900 mila voti. Altissimo l’astensionismo per queste elezioni: non si sono presentati alle urne più della metà degli elettori, il 55%.

Le elezioni per la nomina del nuovo Presidente del Guatemala sono state caratterizzate da un clima di tensione fin dalla campagna elettorale, per le irregolarità e le arbitrarietà commesse dal Tribunale Supremo Elettorale (TSE). Prova ne è l’autorizzazione a presentarsi alle elezioni a Zury Ríos, figlia del dittatore Ríos Montt (già condannato a 80 anni di carcere per genocidio) nonostante il divieto imposto dall’articolo 86 della Costituzione a candidarsi alla massima autorità dello Stato ai discendenti di ex dittatori.

Ma non solo. Le arbitrarietà del TSE si sono abbattute anche sul Movimiento para la Liberación de los Pueblos, un’organizzazione composta da comunità indigene e campesine, che è stato escluso per presunte irregolarità fiscali. Il clima di tensione, creato ad arte dal TSE per favorire i candidati “di sistema”, si è tradotto in una generale sfiducia nell’apparato politico guatemalteco come dimostrano i risultati del primo turno: astensionismo al 40%, voti nulli 17%, voti in bianco 7%.

La conquista del ballottaggio da parte di Arevalo ha sorpreso Sandra Torres e i settori conservatori del Paese ma non li ha fermati dal cercare di ostacolare in tutti i modi la sua elezione: nove partiti politici hanno richiesto al TSE il riconteggio delle schede accusando il Movimiento Semilla di brogli. Allo stesso tempo, un tribunale ha cercato di annullare la personalità giuridica del movimento senza tuttavia riuscire ad evitare che Arevalo si presentasse al ballottaggio di domenica.

La vittoria di Arevalo è stata salutata come una rottura con il recente passato politico del paese che ha visto come presidenti i contestati Jimmy Morales e Alejandro Giammattei. Arevalo è figlio di Juan José Arévalo Bermejo, presidente dal 1945 al 1951, uno dei presidenti più stimati per le sue politiche economiche e sociali, denonimate la “primavera guatemalteca”.

Arevalo ha vinto basando la sua campagna elettorale sulla semplicità prendendo le distanze dalle pompose ed economicamente eccessive campagne elettorali degli altri candidati e sulla lotta alla corruzione del suo futuro governo. Una lotta tutt’altro che facile, dal momento che è una pratica ben permeata nel sistema statale guatemalteco e in tanti attori politici, giudiziari e imprenditoriali. Inoltre, il suo dovrà essere per forza un governo di intese e alleanze anche con la destra moderata, visto che al Congresso il Movimiento Semilla è in minoranza avendo solo 23 deputati su 160.

Una sfida tutt’altro che facile dove – come sostiene in questo testo il politologo Luis Mack – Arevalo dovrà abbassare le aspettative ed essere realista costruendo un fronte comune per il cambiamento per non rischiare di arrivare all’autunno ancor prima di far risbocciare la primavera.

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