La superstizione, la maldicenza e il fanatismo sono percorsi insidiosi, che nonostante i passi avanti nella scienza e la caduta progressiva delle credenze popolari, esistono ancora oggi; non solo chi sceglie di seguire questo viaggio tanto “spirituale” quanto infido rischia di vedersi pesantemente condizionata la propria vita o addirittura influenzare quella degli altri.
Nei tempi più antichi – alcune credenze risalgono addirittura agli antichi egizi – l’ignoranza portava le persone a cercare spiegazioni fantasiose per molti fenomeni. Basti pensare ad esempio alla “rabbia divina” attribuita alle bufere e alle tempeste, o alla credenza in mostri e streghe. La superstizione dunque è un sistema umano di difesa che mira a scacciare il senso di dubbio e dare una garanzia, cosicché al giorno d’oggi molte di queste pratiche sopravvivono e quello che altro non è che una fisima popolare ha trovato il modo di rigenerarsi e resistere, in alcuni casi per mezzo della religione, in altri nel proliferare di oroscopi.
Nel film della regista belga Fien Troch, per la prima volta in concorso per il Leone d’oro dopo il trionfo di “Home” nella sezione Orizzonti, un’adolescente paga a caro prezzo le sue straordinarie “doti”. “Holly” non è altro che un inquietante dramma liceale che si chiede se le visioni siano un dono, una maledizione o un miraggio. Fien Troch porta una storia incentrata sui giovani, in questo caso in bilico tra realismo sociale e soprannaturale, dove la volontà di ripiegare su sentimenti quasi religiosi in seguito a un trauma sono il punto di partenza dal quale si intrecciano le storie soffocanti di tutti i personaggi, fino al suo finale catartico (ma senza senso).
In una cittadina belga di periferia, dove il fiammingo è la lingua più diffusa, Holly (Cathalina Geeraerts) vive con la madre alcolizzata (Els Deceukilier) e la sorella Dawn (Maya Louisa Sterkendries) in un brutto appartamento di un grattacielo. L’unico amico di Holly è un compagno di classe di nome Bart, neurodivergente (Felix Heremans). Holly e Bart sono spesso presi in giro dai compagni di classe, il primo è considerato strano, la seconda – che è depressa – viene chiamata strega. Una mattina Holly chiama la scuola per comunicare la sua assenza perché è malata, con la sensazione che stia per accadere qualcosa di brutto. Pochi istanti dopo, il suo liceo a pochi isolati di distanza ha preso fuoco e dieci studenti muoiono tra le fiamme.
Nove mesi dopo, la scuola sta ancora elaborando la tragedia. L’insegnante Anna (Greet Verstraete), il cui marito (Serdi Faki Alici) è un bidello della scuola, ha sentito la telefonata di Holly il giorno dell’incendio e si convince che l’adolescente possa avere dei poteri speciali. Invita Holly ad aiutare in una gita speciale organizzata dalle famiglie che hanno perso i figli nell’incendio ed è durante questa scampagnata bucolica che la timista e taciturna ragazza mostra una naturale attitudine a confortare le persone
Holly si ritrova investita di uno strano potere da coloro che pensavano di aver perso la fede, da strega diventa santa e non vede alcun motivo per rifiutare le offerte di denaro elargite in segno di gratitudine per i suoi servizi. In realtà, il suo unico potere dimostrabile è l’empatia. Sopraffatta dal peso che le viene fatto portare sulle spalle, ma anche inebriata dal fatto di sentirsi finalmente utile e considerata, Holly vede il suo dono trasformarsi in una maledizione.
Fien Troch traccia un interessante confronto tra i due personaggi principali, l’adolescente protagonista e la sua insegnante Anna; entrambe sono spinte dal desiderio di fare del bene, più che per un motivo altruistico per una ricerca attiva di un piedistallo e alla fine ciò che emerge è una semplice buona azione viene accolta con idolatria e fervore religioso quando c’è in ballo la vulnerabilità. E su questa c’è chi capitalizza e ne approfitta.
Allo stesso tempo ci si interroga sul nostro rapporto con il prossimo e con la fede, dove in un mondo alla disperata ricerca di idoli, Holly viene trasformata in una Madonna moderna dalla sua insegnante che altro non ha bisogno di qualcosa in cui sperare per un suo mero tornaconto personale.
Holly è un dramma adolescenziale in parte, in cui però viene pungolata una riflessione rispetto al nostro rapporto con l’idea del miracolo e con i fallimenti quotidiani dell’umanità.