Un rapporto di Action Aid analizza i flussi finanziari delle 9 maggiori banche mondiali in 134 Paesi del sud del mondo. Nonostante gli effetti dei cambiamenti climatici siano evidenti, combustibili fossili e agricoltura industriale – due settori economici fortemente climalteranti – continuano a ricevere molto denaro. Lo spiega la Campagna “Cambia la Terra”.
«L’analisi dei flussi finanziari ha evidenziato che le principali banche mondiali, alcune delle quali impegnate a parole a decarbonizzare i propri investimenti entro il 2050, negli ultimi 7 anni hanno complessivamente investito 3.200 miliardi di dollari per finanziare le fonti fossili nei 134 Paesi del Sud del mondo e 370 miliardi di dollari per finanziare i colossi dell’agricoltura industriale – scrive “Cambia la Terra” – E’ quanto emerge dal recente rapporto di Action Aid ‘How the Finance Flows” che mostra come al di là delle belle parole i soldi veri che girano nel mondo continuano a finanziare un modello di sviluppo insostenibile basato su fonti fossili e agricoltura fortemente industrializzata».
«E’ inaccettabile che le banche più importanti al mondo dichiarino pubblicamente l’impegno sul clima ma continuino a finanziare combustibili fossili e agricoltura industriale. A farne le spese sono le comunità in Africa, Asia e America Latina che subiscono l’impatto delle decisioni prese nei consigli di amministrazione nel nord del mondo, dove si concentra il potere economico e decisionale. Ma ne fanno le spese anche gli italiani, dati gli effetti che il cambiamento climatico sta producendo in Europa. E anche in Italia le banche private e pubbliche devono porsi domande su dove investire se davvero intendono preservare il pianeta», afferma Marco De Ponte, segretario generale ActionAid Italia.
«Decisamente pochi spiccioli invece circa 24 miliardi di dollari, sono andati a finanziare azioni di contrasto alla crisi climatica» scrive ancora “Cambia la Terra”.
«Le soluzioni sostenibili come l’agroecologia, che potrebbero sfamare il mondo e mantenere basse le temperature, sono minate dalle grandi multinazionali dell’agricoltura industriale, finanziate in modo eccessivo. I governi e i finanziatori devono dare priorità all’aumento del sostegno e della formazione agroecologica per i piccoli agricoltori e incoraggiare la fine della deforestazione e dell’uso eccessivo di sostanze chimiche per la produzione di prodotti di base» afferma Mary Afan, agricoltrice e coordinatrice di una rete di produttori in Nigeria.
«Nel frattempo la Bayer, produttrice anche di fitofarmaci tra cui il glifosato, dal 2016 ha ricevuto la bellezza di 20,6 miliardi di dollari» conclude “Cambia la Terra”.