Speciale a cura di Wu Ming 1.
Religiographies è «una rivista scientifica ad accesso aperto e a revisione paritaria, dedicata al campo degli studi religiosi, che mira a promuovere un approccio interdisciplinare ai fenomeni religiosi, incoraggiando il dialogo tra storici, sociologi, antropologi, studiosi di letteratura, filosofi e psicologi. Inoltre, cerca di discutere gli argomenti spesso trascurati dalle scienze sociali e umane, come il misticismo, l’esoterismo e la spiritualità.» La pubblica la Fondazione Giorgio Cini.
Un nuovo numero – n.1, anno II, 2023 – è da poco online. Nella sezione «Eterografie» contiene un mio articolo, «Sul fare “buon uso” dell’esoterismo. Appunti 2022» (pdf), disponibile anche in traduzione inglese.
Ecco l’indice:
1. Mito delle origini vs. nascita storica dell’esoterismo
2. «Freemasonry is what social movements look like after the witch hunts»
3. L’esoterismo è un fenomeno moderno e nasce “a sinistra”
4. Arriva la destra esoterica
5. Esoterismo e fantasie di complotto
6. Destra e sinistra esoterica tra catture e “singolarità”
7. La società sognata dalla destra esoterica è… la nostra
8. Lusso spirituale
9. Nuclei di verità contro il regno della quantità
10. Totalità, mistero, stare cum sidera
Il numero include anche una recensione del mio libro La Q di Qomplotto scritta dal sociologo Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Centro per lo studio delle nuove religioni (CESNUR).
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Colgo l’occasione per qualche aggiornamento su La Q di Qomplotto, sulla sua versione in francese Q comme Qomplot (Lux, 2022) e sulle reazioni che questa ha suscitato nell’ultimo anno in Francia, Belgio e Québec.
■ La critica all’ideologia del debunking – ratiosuprematismo + SFP (Sindrome del foratore di palloncini) – non poteva andar giù a Rudy Reichstadt, autore del libro L’opium des imbéciles e fondatore dell’osservatorio Conspiracy Watch.
L’attività di Conspiracy Watch è improntata a un “anticomplottismo” neoliberale e in odore di Macron. Con il presidente della «start-up nation» ha in comune l’uso non necessario dell’inglese, che è molto da Italians ma in Francia è un ceffone sull’orecchio.
Nei fenomeni che vorrebbe contrastare, ma che di fatto contribuisce ad alimentare, Reichstadt sembra non vedere altro che «analfabetismo», «odio», «stupidità». A mio avviso, di simili “analisi” possiamo tranquillamente fare a meno.
In un’intervista a Mediapart ho detto più o meno questo. Reichstadt se n’è avuto a male. Dopo qualche suo tweet all’acido cloridrico (in uno si lamentava col direttore della testata della mia sortita «villana»), sul sito di Conspiracy Watch, toh!, è apparso un violento attacco a me, a Wu Ming nel suo complesso e a Q comme Qomplot, firmato dal pittore e pubblicista Paul J. Memmi. Attacco che si basava non sul libro, ma sulla precipitosa lettura di un’intervista o due. Su Conspiracy Watch avviene di frequente: si watchano a lot i media ma non sempre si readano i books.
Soprattutto, il pezzo di Memmi si basava sulla completa ignoranza tanto del contenuto del romanzo Q quanto del lavoro fatto dal Luther Blissett Project in Italia, nel biennio 1996-97, per smontare la leggenda urbana degli «abusi rituali satanici». Leggenda vent’anni dopo tornata in auge come base della narrazione QAnon.
Se Memmi avesse letto il libro, dove queste vicende sono ricostruite nei dettagli, forse avrebbe evitato certe fughe in avanti. O forse no. Ad ogni modo, il risultato is embarrassing. Viva Introvigne, cazzo. Introvigne tutta la vita.
■ L’intervista più lunga e dettagliata su Q comme Qomplot l’ha condotta Thomas Lemahieu ed è uscita sul quotidiano L’Humanité il 21 ottobre 2022, col titolo:
Wu Ming 1 : « Le conspirationnisme peut être étudié comme un genre littéraire »
■ Fred Savard è un conduttore radiofonico, autore e attore québécois. Produce e presenta il programma radiofonico indipendente La balado de Fred Savard. L’episodio n.22 della quinta stagione, pubblicato l’11 marzo scorso, era in gran parte dedicato al nostro lavoro letterario e culturale e a Q comme Qomplot. Citiamo dalla scheda di presentazione:
«Il professor Antony Glinoer ripercorre la storia del collettivo italiano Wu Ming e Philippe De Grosbois ci offre una lettura commentata del loro straordinario saggio edito da Lux: Q comme complot, comment les fantasmes de complot défendent le système.»
■ Quando lettori e lettrici presentano il libro in splendida autogestione, senza bisogno dell’autore, l’autore è fiero del proprio libro.
Il 13 aprile scorso, nello spazio CCKALI di Liegi, si è tenuta una giornata di «arpentage» di Q comme Qomplot. L’arpentage – letteralmente «sondaggio», «rilievo» – è un metodo di lettura collettiva inventato nei circoli di studio operai alla fine del XIX secolo.
Ecco come l’invito descriveva Q comme Qomplot:
«Cinquecento pagine ricche di informazioni, analisi politiche e dibattiti. Quale modo migliore per affrontare insieme questa opera se non quello di utilizzare la tecnica dell’arpentage? Questo metodo ci permette di scoprire il contenuto di un libro, ma soprattutto è un’occasione per leggerlo insieme, per chiarirci ciò che non capiamo, per imparare gli uni dagli altri, condividere i nostri dubbi, i nostri sentimenti, le nostre posizioni e i nostri disaccordi.»
■ Il n.91 della rivista francese Multitudes, diretta dal filosofo Yves Citton, è uscito durante l’estate e contiene un ricchissimo speciale su cospirazionismo, cospirazioni, complotti. Q comme Qomplot è citato in molti articoli, alcuni concetti messi in campo nel libro sono ripresi anche qui, ma non è per questo che consiglio la lettura. C’è anche un pezzo di Stefania Consigliere, per dire. Procuratevelo. Ci tornerò sopra in occasione di prossime conferenze (vedi l’ultimo punto ↓).
■ Nella collana “Ricerche IULM” della casa editrice Mimesis è uscito a maggio (S)comunicazione e pandemia. Ricategorizzazioni e contrapposizioni di un’emergenza infinita, libro collettaneo a cura di Maria Angela Polesana ed Elisabetta Risi.
Contiene interventi preziosi su come ci è toccato vivere, su cosa ci è toccato sorbirci nel periodo 2020-2021: cattura e militarizzazione del linguaggio, patologizzazione della protesta, costruzione mediatica del nemico «no vax» e altri capri espiatori, ascesa e ubiquità del virologo superstar ecc. A firmarli, oltre alle curatrici, sono Niccolò Bertuzzi (che ha scritto anche su Giap), Elisa Lello, Gabriella Petti, Andrea Miconi, Simona Pezzano, Emanuele Toscano, Elisabetta Rasi, Manolo Farci, Marco Pedroni e Alessandro Lolli.
Diversi testi citano La Q di Qomplotto. Lolli fa di più: prende di petto il libro, con un intervento da polemista e lo stile affilato di sempre. Il contenuto però mi perplime e in fondo delude le mie aspettative. Speravo in un vero affondo, invece la critica si riduce all’asserzione: non si può distinguere a priori una plausibile ipotesi di complotto da una fantasia di complotto.
Per dimostrarlo, Lolli deve demolire l’elenco di caratteristiche tipiche dei complotti realmente avvenuti che c’è in La Q di Qomplotto. All’uopo, cerca di ritorcermi contro un esempio di complotto reale – o meglio, insieme di complotti reali – presente nel libro: la strategia della tensione. Secondo me ha avuto troppa fretta, e ha sbagliato premesse e termini del discorso. Invito a procurarsi il libro, che merita tutto, e a leggere il saggio di Lolli, che si intitola «Il complottismo non esiste o Miseria dell’anticomplottismo». Dopodiché, potete confrontare le vostre impressioni con queste mie note.
■ Fa spesso riferimento a Q comme Qomplot anche un libro di Mathieu Amiech uscito da pochissimo in Francia per le edizioni La Lenteur: L’industrie du complotisme. Réseaux sociaux, mensonge d’état et destruction du vivant. Lo sto leggendo in questi giorni per cui non ne dico ancora nulla.
■ Termino preannunciando che, sempre per parlare dei temi di Q comme Qomplot, nei primi giorni di dicembre sarò di nuovo in Francia e stavolta anche in Belgio. Dettagli a seguire.
Saranno gli ultimi appuntamenti pubblici – fatte salve alcune date di Radio Ufo 78, per cui resta aperta una fessura di calendario – prima di un “anno sabbatico” senza trasferte, in cui – come i miei compagni di collettivo – mi dedicherò principalmente alla scrittura, e se viaggerò, sarà solo per sopralluoghi legati al romanzo in corso d’opera.