Dopo i fatti di Sairano (l’irruzione delle forze dell’ordine per abbattere i maiali ospitati nel rifugio Cuori Liberi), la Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia ha annunciato una mobilitazione nazionale per il 7 ottobre per difendere questi luoghi-rifugio
«Quello che è accaduto mercoledì 20 settembre a Sairano non deve accadere mai più. In nessun Santuario. A nessun animale liberato» scrive la Rete nel presentare la mobilitazione.
L’evento si terrà a Milano; gli organizzatori annunciano che a breve forniranno maggiori dettagli.
«Un santuario è un luogo di accoglienza per animali ex-da reddito in cerca di una casa, che nasce quindi in risposta ad una emergenza – scrive la Rete nel proprio sito – Si trovano infatti rifugiati all’interno della struttura, generalmente cavalli, asini, mucche, maiali, capre, pecore, galline, anatre, e tutte le altre specie che l’uomo ha creato e selezionato solo per un proprio obiettivo, un proprio utilizzo, peggiorando sempre la loro qualità di vita, oltre che privandoli della libertà».
«Un luogo per essere un santuario, deve ovviamente rispondere a certi requisiti ed è per questo che è stata sviluppata la “Carta dei Valori”» spiegano sempre dalla Rete.
«Un santuario di animali liberi è un luogo che ospita animali cosiddetti “da reddito”: cavalli, asini, mucche, maiali, capre, pecore, galline, anatre, ecc., gestito da un ente no profit – si legge nella Carta dei Valori – Il primo obiettivo è rivolto all’ospitalità degli animali rifugiati, cercando di sviluppare al meglio l’ambiente di vita dei vari soggetti, tenendo conto esclusivamente delle loro esigenze specie-specifiche. Ovviamente a nessun ospite deve essere chiesta alcuna prestazione, sia in termini alimentari, di pet, o di altro genere, e deve essere garantita la migliore qualità di vita fino alla sua fine naturale. In seconda battuta, ma non per questo meno importante, è fondamentale che il santuario sviluppi un suo lato divulgativo, per contribuire così non solo alla salvezza dei soggetti ospitati, ma in parte anche per quelli fuori. L’apertura al pubblico diventa così fondamentale, affinché ogni individuo salvato diventi ambasciatore della propria specie, portavoce dei suoi fratelli e sorelle meno fortunati. Ogni presa di consapevolezza e ogni scelta responsabile passa sempre dalla conoscenza e non c’è luogo migliore per conoscere un maiale se non davanti a lui, assorbendo le sue emozioni, le sue storie, difficoltà, caratteristiche ed esigenze. Al contrario, dall’ignoranza si può arrivare molto facilmente ad avere paura e di conseguenza a discriminare il diverso».