Arno Kompatscher, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, tra le più ricche d’Europa, è da diversi anni che sostiene esserci un problema di sicurezza nella città di Bolzano. Nonostante i dati dimostrino l’esatto contrario, l’esponente della Südtiroler Volkspartei (SVP – Partito Popolare Sudtirolese) è dal 2017 che afferma che il territorio si deve dotare di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) come “soluzione” per le persone migranti senza titolo soggiorno o perché “le donne hanno paura a uscire sole”.
Kompatscher da inizio gennaio 2019 ha anche stretto un’intesa con la Lega di Matteo Salvini per governare la provincia, anche se lui ha sempre precisato che non si è trattato di “una svolta a destra“. E non è mai stato un segreto che uno dei temi sui quali c’è maggiore sintonia tra SVP e Lega è la (non) gestione dell’accoglienza, a tal punto che l’Alto Adige nel 2016 è stato il primo territorio in Italia a non garantire tramite la circolare Critelli l’accoglienza ai richiedenti asilo che arrivano dalle rotte terresti, quindi non ricollocate dopo uno sbarco.
In questi ultimi mesi, in una campagna elettorale (il 22 ottobre si vota per le provinciali altoatesine), «sempre più reazionaria» per il probabile accordo tra SVP e Fratelli d’Italia per spartirsi le cariche e la conferma di Kompatscher, questa volontà ha trovato immediato appoggio da parte del governo italiano. In risposta a questa decisione, Bozen solidale e il Centro sociale Bruno di Trento e tante altre realtà sociali della regione, hanno promosso una partecipata assemblea che ha dato vita ad un Coordinamento Regionale Trentino Alto Adige-Südtirol contro i CPR e un percorso di mobilitazione che, considerati i tempi stretti e il nuovo pacchetto sicurezza del governo, ha deciso di promuovere una manifestazione nazionale per sabato 14 ottobre ad ore 15 con ritrovo nella piazza davanti la stazione dei treni (evento su facebook).
«Opponiamoci all’apertura di un lager, rifiutiamo la costruzione di un centro di segregazione razziale!», sono le parole chiave del corteo che si vuole opporre alla politica locale e alla linea che arriva da Roma, ossia quella di un CPR in ogni regione e del trattenimento prolungato fino a 18 mesi, cioè 540 giorni.
Non staremo in silenzio di fronte all’apertura di un CPR, né qui né altrove.
Nell’appello si chiede di mobilitarsi anche per contrastare le ultime ignobili decisioni del Consiglio dei Ministri, come la norma che prevede che i richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti Paesi terzi sicuri in caso di procedura accelerata di frontiera prevista dal cd. decreto Cutro debbano dimostrare di possedere 4938 € al momento della domanda di asilo per non essere rinchiusi nei CPR.
«Soldi in cambio della libertà, ossia un riscatto di Stato copiato dai centri libici dove alle persone è estorto il denaro da trafficanti e guardia costiera per essere libere. Un generale abominio del diritto che si inserisce, insieme al decreto Cutro e altri ancora, in un solco di risposte securitarie e fallimentari del governo», scrivono le organizzazioni che spiegano le ragioni per cui è necessario scendere in piazza e raggiungere Bolzano da tutta Italia.
«I CPR sono un buco nero in cui qualsiasi diritto viene cancellato: dietro quelle mura sono nascosti abusi reiterati che portano le persone ad atti quotidiani di autolesionismo e a tentativi di suicidio. Le morti di CPR sono, ad oggi, più di trenta.
Sono luoghi di controllo, oppressione e tortura di esseri umani, i quali hanno come unica “colpa” quella di essere privi di un permesso di soggiorno. Molte inchieste giornalistiche e report di associazioni e collettivi, le stesse relazioni del Garante nazionale dei detenuti, hanno messo in luce che sono strutturalmente incompatibili con i diritti umani, caratterizzati da innumerevoli violazioni di quei diritti inviolabili di cui all’art. 2 della Costituzione (diritto alla difesa, alla salute, a una vita dignitosa, alla libertà di comunicazione con l’esterno). Sono insomma dei veri e propri lager. Una spesa, infine, a carico della collettività che arricchisce enti gestori privati senza scrupoli e improbabili multinazionali».
Un appuntamento dove però ribadire anche delle soluzioni che possono garantire maggiori diritti e tutele a tutti e tutte: «La presenza di persone senza documenti e quindi “irregolari” va sanata con politiche volte alla regolarizzazione, abolendo la legge Bossi-Fini e tutti quei decreti “sicurezza” che hanno precarizzato lo status giuridico delle persone migranti, che le hanno rese irregolari e maggiormente a rischio di marginalizzazione. Le persone non possono essere considerate solo braccia funzionali all’economia di un territorio, a maggior ragione se sono state costrette a lasciare Paesi impoveriti da un modello economico estrattivista, dalla guerra o dai cambiamenti climatici. Effetti oramai evidenti di una politica predatoria e coloniale del nord del mondo verso intere parti del pianeta.
Anche se buona parte dell’opinione pubblica, condizionata e impaurita da campagne mediatiche mistificatorie, giustifica ed accetta tutto questo, considerandolo come il male minore, vogliamo continuare a sostenere i valori dell’accoglienza e della solidarietà tra persone e la necessità di ripensare le politiche nazionali ed europee in tema di immigrazione per allargare il diritto fondamentale alla libera circolazione anche ai cittadini e alle cittadine non comunitarie».
E’ possibile aderire alla manifestazione inviando una email a: associazione@bozensolidale.it.