di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Ormai la Grecia, un tempo culla della democrazia, all’interno di questa Unione monetaria Europea, è divenuta definitivamente il laboratorio dove si sperimentano gli effetti delle più immani porcherie di macelleria sociale che vengono in mente al diavolo in terra, rappresentato dai Poteri che ci comandano.
Quasi come a voler dimostrare la sua rabbia per il luogo dove la democrazia è nata, satana che comanda l’agire dei massoni, ha deciso, in una sorta di riconoscimento simbolico, che fosse proprio la terra di Omero, il luogo da dove iniziare l’opera di riconquista di quel potere infinto sull’uomo, detenuto per secoli da pochi e ceduto per poche decine di anni, alla maggioranza.
La Grecia rappresenta da anni per il megafono del mainstream, in modo alterno, un paese fallito e virtuoso a seconda di quello che fa comodo dire ai poteri che ci comandano.
Per i fenomeni di Bruxelles e Francoforte, era un paese fallito con un rapporto debito pil al 150% – tanto che fecero volare il rendimento dei loro bond ben oltre il 30% – mentre oggi, con lo stesso rapporto al 200%, viene indicato da tutti come l’esempio della riuscita delle politiche della Troika. Tant’è che i loro bond attualmente, rendono addirittura meno di quelli italiani.
Vogliamo ancora continuare a credere che i tassi e quindi i rendimenti li decidono i mercati?!
Niente di quello che ci hanno raccontato e ci propinano ancora oggi, è come sembra! Lo dimostrano i numeri, i fatti e l’illogicità di ogni ragionamento che sta dietro alle continue frodi che questi signori ci raccontano da decadi.
L’unica verità è che questa ristretta élite sovranazionale che ci comanda, vuole tornare a riprendersi il potere ed il controllo totale della vita di tutti noi. E certamente, il lavoro ed i lavoratori sono il loro principale obiettivo.
Non solo, nella mente diabolica di queste famiglie, è da sempre presente il gene sadico che li fa godere del fatto nel vedere altri soffrire mentre lavorano per servirli. Nasce da qui, nel mondo, quello che è stato, forse uno dei fenomeni più drammatici ed immorali che l’umanità abbia vissuto. Sto parlando della tratta degli schiavi.
Un fenomeno durato secoli, dove la vita umana era commerciata come un prodotto e si usavano le persone come macchine da lavoro per realizzare i propri desideri.
Arrivando al secolo scorso, con l’inizio della cd economia industrializzata, nacque anche in Italia il diritto al lavoro. Da una economia prevalentemente agricola si passò, dopo aver eliminato migliaia di laboratori e fabbrichette, alle grandi fabbriche, dove la giornata lavorativa media si aggirava intorno alle 12 ore, ma nelle filande, dove lavoravano soprattutto donne e bambini, la parte più indifesa della classe operaia, si arrivava anche a 15 ore di lavoro effettivo.
I salari erano bassissimi.
Attraverso lotte infinite concluse con il sangue, ed una legislazione in continua evoluzione, culminata con la Costituzione del 1948, i lavoratori sono riusciti pian piano negli anni a raggiungere condizioni lavorative ed economiche dignitose, che hanno permesso il raggiungimento di un certo benessere diffuso nel paese.
Come sappiamo però, da almeno un decennio o forse più, è iniziato nel nostro paese ed in generale nel mondo occidentale, un processo inverso che ha visto i lavoratori, perdere velocemente tutto quello che avevano conquistato, in fatto di diritti e retribuzione.
Dal Jobs act di Renzi, con l’abolizione dell’articolo 18 fino alla legge Fornero su pensioni e licenziamenti facili, il lavoro è stato reso sempre più precario. Questo, in combinata con le politiche di austerità fiscale imposte dall’alto, ha portato naturalmente anche alla conseguente perdita di potere contrattuale dei lavoratori, con addirittura riduzioni salari di notevoli dimensioni nel tempo, facendo perdere potere di acquisto alle famiglie.
Oggi, in Grecia si sta mettendo in discussione tutto questo, la giornata lavorativa di 8 ore ed i 5 giorni settimanali non sono più un diritto ed una scelta per il lavoratore di voler lavorare di più.
Il disegno di legge presentato in parlamento dal ministro greco Adonis Georgiadis, porta a 13 ore di lavoro giornaliero, per più datori di lavoro, il limite massimo. Inoltre, tornano ad essere sei i giorni lavorativi nelle imprese aperte tutto il giorno o in quelle che, per un motivo particolare, hanno un carico di lavoro imprevedibilmente elevato (*).
Le 13 ore si raggiungono con il permesso di accettare un lavoro part time, oltre a quello principale. Secondo il disegno di legge, un dipendente può essere licenziato entro il primo anno di lavoro senza preavviso né retribuzione, salvo diverso accordo. La settimana lavorativa può essere estesa a sei giorni dai datori di lavoro.
Inoltre è prevista la possibilità di lavorare, pensate un po’, fino a 74 anni di età. Un risparmio notevole per istituti previdenziali e fondi pensioni vari, i quali si sono già giocati le vecchiaie di molti nel Grande Casinò della finanza.
Come facilmente immaginabile, tutto questo ha dato origine ad una grande manifestazione di protesta in tutta la Grecia. Lavoratori del settore pubblico, tra cui insegnanti, medici e personale dei trasporti, hanno marciato durante uno sciopero per protestare contro le modifiche al diritto del lavoro pianificate dal governo conservatore, rieletto lo scorso giugno.
Uniche assenti alla manifestazione le sigle sindacali di maggior spicco. Ormai anche loro, inserite in quello che è un disegno globale ben definito. Quelli che un tempo erano i rappresentanti al fianco dei lavoratori, sono ormai definitivamente schierati per difendere quelli che sono gli interessi dei nostri governanti e dell’imprenditoria più grande, sul tavolo dove si gioca ormai una partita del tutto iniqua.
Del resto, non è una novità che anche in Italia i Landini di turno, da anni non fanno niente per migliorare le condizioni dei nostri lavoratori. Mai un intervento in loro favore sui temi attuali in discussione come il salario minimo, la precarietà del lavoro e l’annoso problema occupazionale che affligge da decadi il paese.
E come se non bastasse, sempre in termini di diritti dei lavoratori, il governo greco ha introdotto nel decreto, misure che prevedono anche multe fino a 5mila euro e carcere fino a 6 mesi per gli scioperanti che creano ‘blocchi’ durante gli scioperi impedendo a colleghi di arrivare al lavoro.
Se la Storia insegna qualcosa, saremmo veramente degli stupidi, a pensare che tutto questo, entro breve termine, non verra’ introdotto anche da noi.
Provare per credere!
di Megas Alexandros
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Fonte: In Grecia si va verso la palla al piede con tanto di catena! – Megas Alexandros