Armi nucleari in Italia: 22 esponenti di associazioni presentano esposto per accertarne presenza e illegalità

Sono ventidue gli esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste che hanno presentato un esposto presso la Procura di Roma con cui si chiede agli inquirenti «di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l’illegalità sulla base della normativa interna e internazionale».

«Gli inquirenti dovranno infine accertare le responsabilità, anche di rilevanza penale, che ricadono su coloro che hanno importato gli ordigni e/o su chi, illegittimamente, ne ha eventualmente autorizzato l’importazione e la successiva detenzione» si legge nella nota che accompagna la diffusione della notizia da parte dei promotori.

Il contenuto dell’esposto è stato illustrato durante una conferenza stampa che si è tenita di fronte alla base militare di Ghedi.

Tra le realtà che hanno denunciato figurano Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Pressenza e Coordinamento No Triv. Nel gruppo degli esponenti ci sono anche personaggi noti come Moni Ovadia e padre Alex Zanotelli. La denuncia fa seguito alla richiesta di una ricerca alla Sezione italiana di Ialana, (International Association of Lawyers Against Nuclear Arms), giuristi impegnati contro le armi nucleari, al fine di ottenere un parere sulla legalità delle armi nucleari, confluita nello studio “Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia” edito nel 2022 da Multimage.

«Per quanto concerne specificamente il nostro Paese – si legge nell’esposto – sul suolo nazionale risulterebbero dislocate ben centoventi basi USA o Nato. Tra queste si individuano centri logistici, di addestramento e aeroporti militari, ma anche depositi, impianti di comunicazione e poligoni. Le principali basi si troverebbero ad Aviano (PN), Camp Ederle (VI)5, Gaeta (LT), Ghedi (BS), Napoli, Poggio Renatico (FE), Sigonella (CT) e Solbiate Olona (VA); è a Ghedi e Aviano, in particolare, che risulterebbero conservati gli ordigni nucleari statunitensi. Più in dettaglio, stando alle fonti a disposizione dei sottoscritti, a Ghedi si realizzerebbe il c.d. “Nato Nuclear Sharing Group” in base al quale, in ossequio a specifiche regole militari condivise con la generalità degli Alleati, l’Italia metterebbe a disposizione il vettore, mentre gli americani fornirebbero la materia prima, vale a dire gli ordigni. Aviano costituirebbe invece una vera e propria base statunitense sul territorio italiano presso la quale risulterebbero dislocate le B-61, bombe nucleari di fabbricazione americana strategicamente progettate per l’impiego tattico da caccia F-16 e altri bombardieri. Nell’ambito della descritta organizzazione il ruolo del nostro Paese sarebbe quello di fornire, laddove ciò dovesse rivelarsi necessario, un concreto supporto militare attraverso aerei c.d. “a duplice capacità”, ovverosia pienamente idonei a trasportare tanto armi convenzionali quanto armi atomiche».

In conclusione i sottoscrittori dell’esposto hanno chiesto «che questa Procura della Repubblica voglia disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti dettagliatamente esposti in narrativa, valutando altresì gli eventuali profili d’illiceità penale degli stessi e, nel caso, individuando i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti. Gli scriventi reputano altresì indispensabile accertare se siano state effettivamente introdotte (rectius, importate) sul territorio italiano le bombe B 61-12 e, in caso affermativo, chi abbia disposto tale importazione, quando la stessa sia stata effettuata e dove risultino oggi effettivamente collocati tali ordigni».

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