Di Tiziano Tanari per ComeDonChisciotte.org
Ogni giorno siamo immersi in una moltitudine di pensieri, decisioni e azioni. In teoria, le nostre scelte, dalle più piccole alle più grandi, dovrebbero basarsi su una conoscenza della realtà che ci circonda per permetterci di scegliere le decisioni migliori in modo lucido e consapevole.
Ma quante e quali possibilità abbiamo di decidere veramente in modo autonomo secondo il principio di un effettivo libero arbitrio?
Gli aspetti che condizionano la nostra capacità di lettura della realtà sono molteplici e cominciano a prodursi fin dall’infanzia: tipo di educazione, scuola, sviluppo affettivo, cultura e tradizione del luogo dove si vive, attitudini personali sono elementi determinanti per plasmare la nostra personalità. La mente si struttura attraverso una specifica modalità di “processamento” di informazioni che il nostro cervello assimila e metabolizza in modo spesso inconsapevole dando luogo, il più delle volte, ai cosiddetti “bias cognitivi”.
Si tratta di meccanismi automatici di scelta che non seguono un processo razionale basato su dati oggettivi, ma si valgono di “scorciatoie” chiamate euristiche, volte a consentire decisioni veloci e immediate.
Questo meccanismo ha un’importanza vitale (vedo una persona che mi attraversa la strada. mentre sopraggiungo con la macchina.. e quindi freno) ma, molto spesso, ci induce anche a scelte incoerenti con la realtà oggettiva, alimentando vere e proprie dissociazioni cognitive (1).
Parte tutto da una situazione emotiva interiore precostruita che, stimolata da fattori esterni, si attiva condizionando il nostro pensiero e, quindi, la nostra scelta.
Esistono almeno 200 tipi di bias cognitivi (2). Come fare, quindi, per tentare di liberarsi dalla “schiavitù” di questi molteplici condizionamenti indesiderati?
L’unica possibilità è conoscerli e sviluppare un forte spirito critico e autocritico che ci permetta di valutare anche razionalmente ogni nostro pensiero e visione del mondo che ci circonda. E’ fondamentale avere anche dei parametri di riferimento con cui “misurare” noi stessi e la realtà, i cosiddetti valori etici, necessari per darci una nostra personale collocazione nel panorama sociale ed esistenziale.
Collocarci in una determinata area valoriale ci permette di entrare in comunione con gli altri, soprattutto con le persone più affini a noi. E’ fondamentale saper valorizzare le relazioni interpersonali in quanto rappresentano una componente imprescindibile della la nostra vita, sia interiore che sociale, l’unica che può riempire di senso la nostra esistenza. Sentimenti, affetti, condivisione, emozioni, rappresentano il motore della vita e per valorizzarlo abbiamo bisogno degli altri. Diventa quindi logico e naturale pensare di ottimizzare, sempre e in ogni momento, le nostre relazioni.
Incredibilmente, però, dobbiamo constatare l’incapacità delle persone nel ricercare in modo efficace questo obiettivo vitale – anche e soprattutto – per i limiti dovuti al carattere personale plasmato da condizionamenti incontrollati e sconosciuti.
Questa premessa, di carattere psicologico, è necessaria – in quanto – queste dinamiche hanno ricadute continue sulla nostra esistenza a cominciare dalla nostra collocazione all’interno della comunità umana:
ogni giorno, siamo chiamati a molteplici decisioni che condizionano la nostra vita e quella degli altri, non solo di chi frequentiamo, ma dell’intera società. Una considerazione particolare meritano, a questo riguardo, le nostre scelte etiche e politiche che vanno a incidere direttamente sugli assetti sociali. E’ in questo ambito che possiamo analizzare alcuni degli effetti più importanti e pervasivi dei condizionamenti che portano a vere e proprie distorsioni cognitive; è la politica che utilizza questi meccanismi su cui lavora da decenni con una metodicità ossessiva, utilizzando in modo omnicomprensivo tutti i media, ormai ridotti a sterile megafono del potere.
Capire le dinamiche comunicative da cui siamo sommersi è fondamentale per riappropriarci di una visione più lucida della realtà, della politica e dei suoi effetti sulla comunità. I media parlano al nostro inconscio, incanalano informazioni che trasformano una notizia ripetuta ossessivamente, in un concetto acquisito automaticamente dal nostro cervello; una notizia scioccante, non vera, pubblicata e non smentita lascia il suo effetto nel subconscio; una situazione inaccettabile, attraverso un processo comunicativo chiamato Finestra di Overton, riproposta in modo sempre meno negativo, viene fatta “digerire” dalla nostra mente che la “accetta” come normale e la fa entrare nella prassi. Fornire al pubblico un solo punto di vista di un determinato fatto (vedi guerra in Ucraina), può alimentare nell’inconscio una inconsapevole accettazione del messaggio. Altro casus eclatante, e per certi versi sconvolgente, è rappresentato dall’esperienza vissuta durante il periodo pandemico: il pensiero unico oppressivo dell’imposizione vaccinale e la criminalizzazione del dissenso, soprattutto quello scientifico, ci hanno imposto forme di alienazione patologiche che non hanno permesso, perlomeno ai più, di cogliere le palesi menzogne e contraddizioni del sistema.
Inoltre, un comune denominatore di tutte le azioni del mainstream, è il tentativo di dividerci, sempre e comunque: destra e sinistra, no-vax e si-vax , pro-Ucraina e pro-Putin, negazionisti del cambiamento climatico e responsabili ecologisti: tutto diventa un pretesto per scatenare il conflitto fra noi cittadini di un Paese, ormai alla deriva.
Tutte queste rappresentazioni costituiscono tecniche di manipolazione di massa, con il fine primario di tenerci divisi in un conflitto orizzontale perenne. Le stesse dinamiche comunicative, inoltre, sono ben conosciute e attuate nel mondo del marketing e in tanti altri aspetti della nostra vita.
Come reagire a tutto questo universo di informazioni destabilizzanti? Dobbiamo sviluppare il nostro senso critico, la logica, la razionalità distaccata, scevra da impulsi emotivi e istintivi, confrontare le informazioni e confrontarsi con gli altri con l’intento comune di giungere alla verità oggettiva senza la quale non potremo mai essere persone libere; dobbiamo liberarci dei nostri preconcetti e dalla convinzione, molto spesso presente, di essere noi dalla parte della verità.
Ecco ancora la parola verità, che non riguarda ovviamente il mistero della “verità prima”, l’origine dell’esistenza, ma semplicemente le piccole verità con le quali ci dobbiamo confrontare ogni giorno, quasi sempre in modo inadeguato e inconsapevole. Il confronto e la condivisione delle esperienze diventa vitale per la sopravvivenza della comunità e della democrazia; abbiamo tutti interessi comuni, dobbiamo unirci nella ricerca della loro realizzazione, superando i conflitti ideologici indotti.
Il grande Lev Tolstoj disse: “Un popolo unito è più forte di qualsiasi esercito”; il potere ne è consapevole e usa tutti i mezzi possibili, primo fra tutti i media, per dividerci e metterci gli uni contro gli altri. Non dobbiamo più farci condizionare. Questo obiettivo, ad oggi, pare quasi un’utopia, soprattutto se pensiamo al prossimo futuro dove nuovi e potenti strumenti, come l’Intelligenza Artificiale abbinata a nuove tecnologie del controllo, aprono scenari distopici e misteriosi.
Dobbiamo rimettere in discussione le nostre certezze e cercare il confronto; bisogna tornare al coinvolgimento, alla partecipazione e alla cooperazione dei Popoli, creare un’ampia e capillare azione dal “basso” di informazione e consapevolezza; quando la massa prende coscienza della realtà non può più essere controllata né condizionata.
Il potere lo sa bene ed è per questo che utilizza indiscriminatamente tutti i media cercando di anestetizzare le nostre menti; il nostro futuro dipenderà solo da noi: dalla nostra volontà di partecipazione alla vita sociale e dal nostro desiderio di verità.
Di Tiziano Tanari per ComeDonChisciotte.org
21.10.2023
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