Questa notte a Gaza si è consumato il peggiore massacro dall’inizio dell’escalation e, probabilmente, il più cruento dall’inizio dell’assedio israeliano che soffoca la striscia dal 2007. L’aviazione ha bombardato le ultime torri che fornivano alla popolazione il segnale internet e telefonico, isolando completamente 2,3 milioni di persone.
Gaza has officially gone dark. No internet or phone lines anymore. People can’t reach each other, or reach the outside world. And even the local radio stations have been allegedly overtaken by Israeli forces sending out warnings to ppl of Gaza. Gaza is being heavily bombarded
— Lama Al-Arian (@lalarian) October 27, 2023
Telephone and internet communications with #Gaza appear to have been shut off. We are currently unable to get in touch with any of our colleagues there, while heavy bombardment has been reported. https://t.co/TXd4MkrrYc
— Medical Aid for Palestinians (@MedicalAidPal) October 27, 2023
Le poche testimonianze che riescono ad arrivare parlano di attacchi via terra, mare e aerea di un’intensità mai vista. Le vittime sono ovunque. Si segnala un ampio utilizzo di bombe al fosforo e la sperimentazione di nuovi tipi di arsenale. Prima del massacro è stata diffusa la falsa notizia di un cessate il fuoco che sarebbe iniziato alle 23.
Le comunicazioni con gli ospedali e le ambulanze sono completamente interrotte. È impossibile chiamare i soccorsi e i paramedici raggiungono le postazioni orientandosi con le esplosioni e le grida dei civili.
Durante la notte, il corrispondente di Al-Jazeera Wael al Dahdouh, che due giorni prima ha perso gran parte della sua famiglia in un bombardamento mirato, ha dichiarato che quasi 100 aerei dell’occupazione stavano attaccando Gaza in quel momento.
A seguito dell’incursione di carri armati israeliani, sono stati segnalati scontri nei pressi di Beit Hanoun e Shujjaya. Tuttavia, a causa del totale oscuramento dei media a Gaza, è impossibile valutare con precisione l’entità dell’invasione e se l’offensiva di terra su larga scala, attesa da tempo, sia davvero iniziata.
Medici Senza Frontiere, Unicef e Oms hanno dichiarato di aver perso i contatti con tutto il loro personale. L’intero sistema civile e umanitario è collassato. Israele, che dall’inizio dei bombardamenti ha causato la morte di circa 30 reporter, ha fatto sapere che non garantirà l’incolumità dei giornalisti.
Questa notte, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dopo diversi tentativi andati a vuoto, ha approvato con 120 voti a favore, 14 contrari (tra cui gli Usa e Israele) e 45 astenuti (tra cui l’Italia, Ucraina e Tunisia) la risoluzione presentata dalla Giordania a nome dei paesi arabi per chiedere una tregua umanitaria.
L’ultimo bilancio del Ministero della Salute palestinese riferisce di 7.703 palestinesi uccisi a Gaza, tra cui 3.595 bambini, e 825 famiglie intere cancellate dai registri anagrafici. Nella giornata di ieri, l’esercito ha minacciato di bombardare lo Shifa Hospital, la principale struttura sanitaria della striscia arrivata ormai al collasso, sostenendo la presenza di militanti di Hamas. Il personale medico ha smentito le dichiarazioni in una conferenza stampa, sottolineando che si tratta dell’ennesima menzogna diffusa da Israele per continuare a massacrare i civili e ha invitato il personale diplomatico internazionale a ispezionare l’intera struttura.
Nella Cisgiordania si stanno verificando violenti attacchi da parte di coloni e militari israeliani. Questa mattina, a Al-Sawiyeh, nei pressi di Nablus, i coloni hanno ucciso un contadino durante la raccolta delle olive. Nella notte si sono verificati violenti attacchi a Masafer Yatta. A Khirbet Tuba, i coloni hanno forato tutte le 11 cisterne di raccolta dell’acqua del villaggio, lasciando tre famiglie senza rifornimenti. A Khirbet Susia, un alto numero di coloni ha invaso il villaggio, aggredendo i residenti. I campi profughi continuano ad essere interessati da violente incursioni dell’esercito. Questa mattina a Dheisheh, vicino a Betlemme, l’esercito ha fatto fuoco e arrestato diversi residenti. Oltre 10.000 palestinesi sono detenuti arbitrariamente nelle carceri israeliane, un numero più che raddoppiato dall’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre.